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15 apr 2009TERREMOTO: in Abruzzo rischio sottovalutato?

Bene i soccorsi, male la prevenzione. La lezione da imparare

, 15 APR. (SiciliaInformazioni / Italia Estera) - Proviamo a dirlo e a chiederlo senza giri di parole. La polemica sulla presunta previsione di un terremoto imminente fatta da Giampaolo Giuliani pochi giorni prima del terremoto in Abruzzo è un falso problema, così come è una disputa accademica il dibattito sulla possibilità di prevedere i terremoti. Una foglia di fico che copre una domanda (e un dubbio) a nostro avviso ben più concreta: nei mesi (mesi!) in cui la zona de L’Aquila è stata martellata  da centinaia di scosse più o meno grandi prima di quella distruttiva, aldilà della prevedibilità del terremoto principale, si sarebbe potuto fare qualcosa per mitigare il rischio e magari salvare delle vite?
Secondo noi la risposta è si. E proviamo a spiegare perché.
Sappiamo tutti che Giuliani è stato denunciato per procurato allarme dopo aver fatto la previsione, basata sullo studio di emissioni del gas Radon, che ci sarebbe stato un terremoto disastroso in breve tempo. Lui ora dice di averla azzeccata, quella previsione. Gli altri rispondono: la previsione deve dirci esattamente dove e quando un terremoto colpirà, per essere tale, quindi Giuliani non ha previsto nulla.
Vedremo come andrà a finire il dibattito scientifico, se è vero come è vero, che in tutto il mondo si studiano le emissioni di gas Radon come possibili segnali precursori di un terremoto, e che gli studi sono molto attivi da anni anche in Italia (partecipa in prima fila anche la sezione di Palermo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia). Uno di questi studi prevede anche la riesumazione di alcune centinaia di vittime del terremoto di Messina, quello del 1908, per verificare se la probabile grande quantità di Radon fuoriuscita dalla terra prima del sisma abbia modificato il Dna degli abitanti della zona dello Stretto.
Tuttavia, è anche vero che nessuno (o quasi) degli enti o degli scienziati che studiano il gas sostiene di poter prevedere in modo esatto un terremoto. Diciamo che la ricerca è in corso e che sembra promettente, se è vero come è vero che gli studi continuano con grandi risorse. Secondo “Il Giornale” agli studi sul Radon solo in Italia lavorano 600 operatori dell’INGV.
Quindi forse Giuliani non è un millantatore anche se la previsione non era esatta.
E tuttavia, e qui sta il nocciolo, se riteniamo vero che non è possibile prevedere un terremoto, penso che dobbiamo anche ritenere almeno altrettanto vero, che non è possibile dire con certezza che un terremoto non ci sarà.
Quindi, per essere ancora più espliciti, se nessuno è in grado di dire che un terremoto ci sarà (in termini di previsione esatta), nessuno può dire, al contrario, che un terremoto non ci sarà, soprattutto se il contesto geologico è ben conosciuto come zona sismica e se da mesi le scosse si susseguono.
D’altra parte se parliamo di scienza e metodo scientifico, certo non possiamo sostenere che le previsioni del tempo siano “scientifiche” in senso stretto: semmai ci informano sulla probabilità che un certo evento (un temporale, ad esempio) si verifichi in un certo arco di tempo (alcune ore) su un certo territorio (delineato con una certa approssimazione). Si sa inoltre che le “previsioni” del tempo per altro sono più precise quando la previsione è vicina mentre sono solo indicative al passare dei giorni, tanto da non essere ritenute attendibili oltre un certo limite temporale (7-10 giorni).
Eppure è esperienza comune prendere precauzioni, come uscire con l’ombrello se ci dicono che c’è rischio di pioggia, o portare un giubbotto pesante se si prevede un drastico abbassamento della temperatura. E ancora, è esperienza comune la sempre maggiore affidabilità delle previsioni meteorologiche, dovuta all’affinamento degli studi, delle ricerche e dei rilevamenti scientifici. Senza lo sforzo che dura da secoli, oggi non avremmo la conoscenza che abbiamo del clima, dell’atmosfera e delle sue dinamiche.
E, a parte qualche albergatore, nessuno si sogna certo di denunciare il colonnello dell’aeronautica militare che fa le previsioni in Tv per procurato allarme se aveva previsto pioggia e invece c’è il sole.
Ma torniamo ai terremoti: sembra dunque ragionevole dire che nessuno nei giorni scorsi poteva affermare che il terremoto nella zona de L’Aquila non ci sarebbe stato (se qualcuno l’ha fatto, è lui che ha sbagliato, evidentemente). Guardando la frase allo specchio si poteva dunque dire che non c’era certezza di una scossa imminente, ma non c’era certezza che non si verificasse.
Da mesi lo sciame sismico insisteva in quella zona, e si sa che quella zona in passato è stata squassata da violenti terremoti e già la città era stata distrutta 300 anni fa.
Dunque, come principio di cautela, proprio perché non si poteva escludere il terremoto, in questi mesi forse si sarebbero potute fare alcune cose: organizzare esercitazioni, spiegare ancora alla popolazione come comportarsi in caso di sisma, si sarebbero potute avviare iniziative per verificare lo stato degli edifici più importanti (Prefettura, Ospedale, Casa dello studente…), si sarebbero potute organizzare aree di raccolta attrezzate per permettere ai cittadini che non volevano rischiare di passare in casa la notte (per esempio quella del terremoto devastante, preceduto da una scossa forte che aveva indotto migliaia di persone a scendere in strada, per poi rientrare vinte dalla stanchezza e dal freddo) di trovare riparo in tende accoglienti e riscaldate. Insomma forse si sarebbe potuto fare qualcosa di più.
A farlo, fin quando non si fosse esaurito lo sciame sismico (un mese, due…) quale poteva essere il rischio? Che se nulla di grave fosse successo, qualcuno avrebbe accusato la Protezione Civile di sperpero di denaro e magari denunciato il sindaco o Bertolaso per procurato allarme? Forse era un rischio che si poteva correre.
 T.G./Italia Estera
 
 



 
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