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Messaggero di sant'Antonio
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20 apr 2009IL PUNTO: La falsificazione e il riciclo delle firme in materia elettorale ora porta al carcere, ma non la casta.

di Goffredo Palmerini*
2006_italian_pollbox
L'AQUILA, 20 APR. (Italia Estera) - Per presentare un candidato sindaco, o per la provincia, occorre presentare, insieme alla lista dei consiglieri, anche un certo numero di firme di sottoscrizione,  firmata da cittadini elettori del comune o della provincia, le cosiddette liste di sottoscrizione. Il numero delle firme necessarie varia a seconda della dimensione del comune, della provincia e della regione.
Per una provincia come Padova ci vogliono 500 firme, ma meglio 600 per essere sicuri di quelle non corrette.
Per un comune come Padova ci vogliono 350 firme, ma meglio 400 per essere sicuri di quelle non corrette.
Sembrano poche, ma nella pratica in un giorno di piazza si riescono a raccogliere mediamente 15 firme, ed ecco che occorrono 40 giorni di lavoro per adempiere a questo impegno per una provincia, più i giorni  necessari alla preparazione burocratica, come richieste di permessi, scartoffie varie, incontri con i candidati, preparazione di volantini, manifesti ecc ecc.
E’ un procedimento molto gravoso, che  richiede una squadra di persone molto numerosa ed attiva, molto tempo dedicato, insomma un investimento di molte migliaia di euro, con la necessità che i coordinatori restino  assenti dal lavoro per più settimane, oltre a trascurare la vita famigliare.
Le aziende private inferiori ai 15 dipendenti, che sono quelle che fanno il 90% del prodotto italiano, semplicemente  non possono restare senza un dipendente per 2 o 3 mesi quanti sono quelli richiesti per la candidatura, e di conseguenza tendono a licenziare gli attivisti politici.
Mentre invece gli impiegati pubblici, i sindacalisti e altri soggetti possano assentarsi dal lavoro per lungo tempo senza venire licenziati, come per altro certi avvocati e categorie speciali. Di fatto insomma questi ultimi vengono di fatto privilegiati nella partecipazione elettorale, ed ecco perché  di fatto si è venuta a creare una casta politica sconnessa dalla società reale fatta di statalisti e di grandi imprenditori, che di fatto per altro si odiano fra di loro con continua inutile battaglia politica lontana dai cittadini.
Tutto ciò di fatto rende impossibile la partecipazione di chi lavora nel privato e della sua classe media produttiva, perché per la campagna elettorale il lavoratore (autonomo o dipendente) dovrebbe assentarsi dal lavoro ben più delle ferie annuali, e insomma questi impedimenti  escludono questi cittadini dall’essere soggetti attivi in una democrazia violando la costituzione.
Il risultato è che esiste un forte sindacato dei grossi industriali, un grosso sindacato statalista, e nessuna rappresentanza delle Piccole e Medie Imprese e dei suoi lavoratori che sono gli unici a produrre reddito!
In parte tutto questo è stato nel corso degli anni un po’ mitigato nella pratica, ade esempio con la falsificazione delle firme necessarie per la sottoscrizione di candidatura, oppure realizzata riutilizzando le firme raccolte in precedenti campagne (da cui alcuni morti risultavano aver firmato) , ma ha anche generato un mercato sotterraneo di “pacchi” di firme raccolte nei sindacati, negli ospizi, nei patronati e poi offerti  ai candidati  i quali  promettevano favori o pagavano il blocco. Tutte pratiche penalmente rilevanti e sovversive dei diritti dei cittadini sottoscrittori  ma  le leggi elettorali le sanzionavano con una semplice ammenda di poche centinaia di euro, quindi di fatto le incentivavano.
Nel concreto, pagando le firme si entrava nel circuito senza danno, anzi, si risparmiava rispetto alla concreta onesta raccolta delle firme molto più costosa e gravosa.
Naturalmente questo aveva anche l’effetto, probabilmente voluto dal regime, di selezionare fin dall’inizio la classe politica, perché fin dall’inizio ai candidati veniva richiesta di fatto la commissione di reati rendendo ogni eletto facilmente ricattabile dal regime occulto stesso.
Ora  la Corte Costituzionale, con sentenza 394 del 2006, ha dichiarato incostituzionale quell’articolo che applica una semplice  sanzione amministrativa sul reato di falsificazione delle firme  apposte dai cittadini sottoscrittori di liste elettorali.
Il principio è quello della proporzionalità della sanzione rispetto alla stessa fattispecie di reato ma in altri contesti. Insomma, una firma è una firma, e solo una criminalità politica ha pensato di non considerare gravissima la falsificazione delle firme in materia elettorale, con lo stravolgimento della volontà dell’elettore.
Dunque i giochi saranno diversi per il futuro, e la  pratica comune dei partiti  di raccogliere firme di sottoscrizione con vari sotterfugi (compresa la sottoscrizione di liste diverse per poi riciclare le firme sotto altri simboli ) e la  falsificazione, verrà sanzionata, salvo il fatto che gli eletti con brogli in passato hanno poi sempre amnistiato questi reati, sovvertendo la costituzione.
Ma c’è anche da dire che  per evitare tutto questo e anche la censura morale, i partiti in parlamento da anni si sono esentati da soli dalla raccolta firme, e  nelle recenti competizioni hanno creato una ulteriore  disparità di trattamento per la competizione che ha sovvertito la costituzione e il principio di eguale partecipazione. In pratica questa è l’origine della casta.
Seppure il principio sancito dalla Corte è giusto, il risultato finale sarà  sempre di più 2 pesi e 2 misure. Vale a dire che si realizzerà in effetti il principio che “Chi sta già dentro al palazzo non deve far nulla per vincere le elezioni, chi sta fuori è tenuto sempre più fuori con vari cavilli e impedimenti.” Oramai con il solo 15% dei consensi della popolazione (che risulta come il 40%  dei votanti) , si mantiene il governo.
Credete che ci vorrà molto per vedere la dittatura palese e l’abolizione delle elezioni ?
Goffredo Palmerini*/ Italia Estera
*Da alcuni anni svolge un'intensa attività di relazione, in campo sociale e culturale, con le comunità abruzzesi all'estero. E' componente del CRAM (Consiglio Regionale Abruzzesi nel Mondo), l'organismo della Regione Abruzzo composto dai delegati delle comunità regionali nei cinque continenti.





 
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