Dopo 26 anni finisce la guerra civile, è necessaria una pace onorevole e duratura per evitare il rischio di genocidio. Le preoccupazioni Ue e del Papa
di Alfonso Maffettone
COLOMBO, (Sri Lanka), 18 apr, (Italia estera) – Oggi 18 maggio è una data storica per lo Sri Lanka: il governo ha annunciato di aver vinto il conflitto contro la guerriglia separatista delle Tigri di Liberazione de l'Eelam tamil (LTTE) che pretendeva un proprio stato nei territori del Nord est. E’ stata la guerra civile più lunga in Asia ed una delle più cruenti nel mondo. E’ durata 26 anni ed ha fatto settantamila morti. Un bilancio gravissimo che potrebbe non fermarsi qui. Il rischio è quello di un genocidio, l’ennesimo nella storia moderna, se non sarà raggiunto un accordo di pace onorevole e duraturo.I ministri degli esteri dell’Unione Europea, riunitisi a Bruxelles, hanno manifestato preoccupazione. Le notizie provenienti dall’isola asiatica parlano di massacri fra i civili e di 250 mila persone detenute nei campi profughi. L’Ue ha sollecitato una inchiesta indipendente sulle violazioni umanitarie commesse da entrambi le parti.
Ieri Papa Benedetto XVI aveva rivolto un forte appello “ai belligeranti affinché facilitino l’evacuazione dei civili” garantendo “incolumità e sicurezza”."Dio affretti il giorno della riconciliazione e della pace",ha detto Benedetto XVI.
Le parole del Pontefice erano giunte a poco meno di un'ora dalla resa dei Tamil i quali avevano comunicato che la loro lotta di un quarto secolo era giunta alla “sua amara fine”. Una fine che è stata confermata oggi dai vertici delle Forze Armate dello Sri Lanka. “Noi abbiamo liberato l’intero paese sgombrando completamente il Nord dai terroristi” ha annunciate il Gen. Sarath Fonseka, comandate in Capo dell’esercito cingalese. Le truppe governative, secondo la medesima fonte, hanno accerchiato e ridotto all’impotenza i ribelli in una striscia di terra nel Nord est del Paese ristretta a poco più della metà di 2 kilometri quadrati. Sarebbe stato ucciso – il condizionale è d’obbligo perché non ci sono notizie di fonti indipendenti - anche il famigerato capo delle Tigri Tamil, Vellupillai Prabhakaran, una vera e propria primula rossa perché era sempre riuscito a non farsi sorprendere nei suoi nascondigli. Il leader si era costruito una potente forza di guerriglia tenuta insieme da una ferrea disciplina interna e mandata allo sbaraglio con tattiche brutali, la prima delle quali gli attacchi suicidi, una specialità ripresa in Medio Oriente da Hamas contro Israele e dai ribelli antiamericani in Iraq.
La notizia della vittoria ha suscitato celebrazioni e manifestazioni di entusiasmo in tutto il Paese. A Colombo, la città più popolosa dello Sri Lanka, una folla festosa ha cantato e ballato nelle strade. Il presidente dello Stato Mahinda Rajapaksa ha convocato il parlamento per domani ed annuncerà ufficialmente la vittoria.
Osservatori e fonti diplomatiche sono concordi nel ritenere che sia stato quasi completamente distrutto il movimento delle Tigri Tamil, come organizzazione politico-militare. Resta però in tutta la sua drammaticità la questione Tamil che non può essere annientata con la forza. La fine dei combattimenti convenzionali non ha eliminato la possibilità di futuri attacchi di guerriglia, in particolare quella degli attentati suicidi che seminano vittime e terrore. Un sito filoseparatista TamilNet ha già formulato minacce in questo senso continuando a proclamare fedeltà alla causa delle Tigri.
Il governo deve, quindi, fare gesti di buona volontà se vuole evitare che le nuove generazioni Tamil riaccendano la fiamma del terrorismo. Sarebbe necessaria una più grande autonomia alle regioni Tamil del Nord est , forse l’unica strada per una pace onorevole duratura nello Sri Lanka.
Alfonso Maffettone / Italia Estera