Il direttore di Italia Estera Giuseppe Maria Pisani è a Miami dove ha intervistato l’attuale Console Generale Marco Rocca.
MIAMI, 9 febbraio (Italia Estera) - Primo Vice Console a Melbourne, Primo Segretario a Madrid, Consigliere a Lima e Capo dell'Ufficio Cooperazione Regionale della Direzione Generale per i Paesi del Mediterraneo e del Medio Oriente, Ambasciatore a Panama. Poi il ritorno a Miami dal 25 giugno 2007. Una carriera eccellente per Marco Rocca l’attuale Console Generale di Miami.
“Sono a Miami da un anno e mezzo. Il mio è stato un gradito ritorno. Tutto è stato più facile. Anche se la maggior parte dei dipendenti del consolato sono nuovi. Non erano con me quando ho fondato questo consolato. In consolato c’erano alcune cose da sistemare da aggiornare, come togliere gli arretrati. Tutti questi problemini di gestione, di organizzazione interna, sono stati superati. C’era anche il problema di far funzionare bene l’ente gestore delle scuole e lo abbiamo fatto. Direi che è stata l’ultima delle sistemazioni . Ora tutto sta funzionando relativamente bene.”
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D: l’ente gestore delle scuole riguarda l’insegnamento della lingua italiana?
Dopo questa ristrutturazione direi istituzionale c’è maggiore trasparenza nell’ente . C’è un nuovo statuto. Quindi si è democratizzato l’ente stesso che è nato negli anni ’90. Tutto adesso va bene. Sono stato uno dei fondatori .
Adesso il ministero ha effettuato un taglio del 35% Temo bisognerà ridurre l’insegnamento della lingua italiana. Non credo che si possa mantenere lo stato attuale con i fondi ridotti del 35%
Il ministero dà un contributo abbastanza sostanzioso all’ente che finanzia questi corsi nelle scuole pubbliche americane. In altre parole il finanziamento serve per pagare l’insegnante. Non c’é nelle scuole un numero importante di studenti perché l’istituto scolastico possa istituire autonomamente il corso d’italiano. Così interveniamo noi
D: Come seguite qui in Florida le aziende italiane e perché scelgono questo Stato ?
Le aziende italiane sono cresciute moltissimo Quando aprimmo il consolato nel 1992 non era così. Erano poche. 20 o 30. Ma già allora aumentavano intensamente. Il numero è quintuplicato oggi. Sono 150, 170 aziende, filiali o uffici di aziende italiane, non pizzerie.
L’economia ed il commercio si sono molto sviluppati nel tempo. Basti pensare che tra la Florida e l’Italia c’e’ un interscambio annuale di un miliardo e mezzo di dollari… insomma una piattaforma su cui si può lavorare molto.
Miami costituisce un’alternativa forte a come si faceva una volta stabilendosi a New York. Noto un interesse abbastanza forte delle aziende italiane su Miami. Questo perché Miami è un’alternativa con costi minori per quanto costituisce affitti personale e tasse. A meno che non bisogna stare in ambienti specifici della finanza come Wall Strett. Se bisogna invece stare in altri ambienti non credo che ci sia grande differenza tra lo stare a New York o a Miami. Anzi se ci sono delle aziende che hanno interessi anche per il Sud America qui sicuramente è il posto in cui si possono seguire sia il Nord America che il Sud America. Perché siamo a metà strada. Ed ho la sensazione che il trend è in crescita. New York è un mercato saturo. A Miami per avere lo stesso impatto ci vogliono meno spese e meno investimenti perché il mercato non è così saturo come a New York. Gli investitori fanno la considerazione costi benefici.
Qui nel consolato c’è lo sportello dell’ICE ed anche la sede della Camera di Commercio.
E’ una delle più attive la Camera a Miami. Ha quasi duecento soci tra aziende italiane ed americane. La Camera di Commercio è nata insieme al Consolato – come dicevo - con una quarantina di soci all’inizio. Oggi la maggioranza sono imprese.
Il flusso degli investimenti italiani negli Stati Uniti, soprattutto nella parte meridionale e orientale, é cresciuto moltissimo. Sono 178, infatti, le aziende italiane presenti nel territorio del Sudest degli Stati Uniti (gli Stati della Florida, Georgia, South Carolina, Alabama e Mississipi). Impiegano 3.872 lavoratori. Confermano la qualità dei nostri investimenti. In due anni la stessa Camera ha visto crescere il suo fatturato del 93%. Questo dimostra la vitalità della nostra comunità imprenditoriale e l’interesse con cui in Italia si guarda alle opportunità d’affari in quest’area dove sono dieci i comparti presenti: arredamento, componentistica, ceramica, costruzioni, industria nautica, macchinari, moda e accessori, prodotti chimici, telecomunicazioni, trasporti. Tra le aziende molto conosciute del Made in Italy va segnalato il costruttore di yacht Ferretti Group, il più importante datore di lavoro italiano del Sudest con 450 impiegati nei suoi cantieri di Fort Lauderdale e Miami.
D: Quali sono i progetti futuri del Console Generale di Miami
Io parlo di priorità. La prima è la necessità di far funzionare bene i servizi del consolato. Se non si ha la casa in ordine non si può pensare ad altro. Poi si può mettere mano a progetti più ambiziosi.
La promozione del made in Italy delle aziende italiane, perché c’è un grosso potenziale. Qui in Florida c’è una priorità che è stata fissata da tempo dal Governatore dello Stato. Sono le energie rinnovabili e quelle alternative in cui noi abbiamo un grosso noau ed esperienza da vendere. Tutto questo è un settore quasi inesplorato che va sfruttato.
L’altra é la cultura. Essa comprende l’insegnamento della lingua italiana, ma non è costituito solo dai corsi di Italiano nelle scuole che sono pure importanti. C’è anche la promozione dell’immagine del nostro paese.
A Miami c’é una forte richiesta di cultura italiana. Questo è evidente e si tocca con mano. Non abbiamo i soldi e gli strumenti per assecondare quanto ci chiede la gente non italiana . Qui l’Italia ha un’immagine buonissima. Per fortuna certe notizie cattive non arrivano. Quindi è facile proporre mostre ed altre iniziative culturali perché c’è una forte ricettività. Noi avremmo bisogno di un Istituto di Cultura che è già stato proposto dalla nostra Ambasciata di Washington al Ministero . Speriamo che prima o poi verrà istituito. C’é questa necessità di un Ente promotore della cultura italiana. L’Istituto di Cultura competente è New York ed è molto distante. Loro sono già tanto presi come possono pensare anche a Miami. Credo che non hanno né tempo, né soldi né mezzi per seguire anche la Florida. Io sto pensando molto alla Dante Alighieri perché qui c’è un’ottima Dante Alighieri. Fanno miracoli anche senza soldi ed è una sede istituzionale. E’ anche una bella sede. Finora abbiamo organizzato molti eventi insieme. Però non è sufficiente. Anche una Dante come quella di Miami che funziona bene non è soddisfacente a rispondere a questa domanda di cultura. Io sono convinto che cultura ed affari vanno bene insieme.
D: Lei pensa che il ministro Frattini sia disposto a creare in tempo di crisi come questa un nuovo Istituto Italiano di Cultura?
Questo non lo so. So soltanto che l’Ambasciatore italiano ha scritto al Ministero l’anno scorso spiegando le esigenze di Miami che è il secondo consolato degli Stati Uniti dopo New York
Il ministero ha detto: sì è vero il South East non ha una copertura culturale. Che poi non c’ è
solo Miami, c’è anche Atlanta. Che tutta questa zona, molto ampia, non sia coperta culturalmente non va bene. Quindi il Ministero concorda, ma fa sapere che per il momento “non ci sono i soldi” . Speriamo che i soldi arrivino.
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Giuseppe Maria Pisani/ Italia Estera