In un'intervista a 'Il Riformista': ''Il grande merito di quell'intervento è stato quello di aver innescato un processo per cui la Serbia oggi è un paese democratico''.
ROMA, 24 MAR. (Italia Estera) - Massimo D'Alema, a dieci anni dalla guerra nel Kosovo, all'epoca presidente del Consiglio, in un'intervista a 'Il Riformista' rievoca quei giorni. Rivendica le scelte fatte, l'assunzione di responsabilita', e ricorda che ancora prima di andare a Palazzo Chigi si era in stato di 'pre-guerra', uno dei motivi per cui il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro non sciolse le Camere. L'Italia, sottolinea D'Alema non ha ''mai smesso di negoziare'' e anche durante i bombardamenti la nostra ambasciata a Belgrado rimase aperta. D'Alema rivela anche che gli Usa volevano tenere fuori l'Italia dal conflitto con i serbi, usando solo le basi. E D'Alema rispose a Clinton: ''Presidente, l'Italia non e' una portaerei. Se faremo insieme questa azione militare, ci prenderemo le nostre responsabilita' al pari degli altri paesi dell'alleanza''. ''Era moralmente giusto e anche il modo di esercitare pienamente -sottolinea D'Alema- il nostro ruolo. Dopo il Kosovo infatti -rivendica- l'Italia ebbe un ruolo primario. Una parte della regione e' stata poi presidiata da una forza multinazionale sotto il comando italiano. E' stata la prima volta che un contingente multinazionale serviva sotto la bandiera del nostro paese. Qualche anno dopo -sottolinea D'Alema con riferimento alla sua esperienza di ministro degli Esteri- abbiamo avuto il comando della forza Onu in Libano. Due dei momenti piu' significativi dell'impegno di peacekeepink di tutto il dopoguerra''. Dopo le prime vittime civili, mai un momento di pentimento? ''Pentito no, mai. Continuo pero' ancora oggi a pensare che non fosse necessario bombardare Belgrado''. E le critiche interne? ''Ero turbato dalla guerra, sentivo la responsabilita' di quello che accadeva, i civili che morivano... La mia preoccupazione era questa. Quando ci si trova coinvolti in avvenimenti cosi' drammatici non ci si puo' preoccupare delle polemiche politiche interne''. Il grande merito di quell'intervento e' stato quello di mettere fine alle guerre balcaniche e aver ''innescato un processo per cui la Serbia oggi e' un paese democratico''. (Italia Estera) -