22 mar 2009 | Fini in lacrime scioglie Alleanza Nazionale |
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A Roma il presidente della Camera ribadisce anche la centralità del Parlamento e la laicità delle istituzioni. An diventa una fondazione. Dal palco della Fiera di Roma un Fini visibilmente emozionato, spiega che "oggi la destra è vincente" e attacca la sinistra per mancanza di idee. Poi dichiara che il Pdl non è nato sul predellino di piazza San Babila a Milano bensì "dalla base, da un'alleanza tra elettori". Alla due giorni romana anche un messaggio del premier che ringrazia il partito per il lavoro svolto nella formazione del Pdl.
di Beppe Nisa
ROMA. 22 MAR Il leader di An, Gianfranco Fini, prendendo la parola dal palco all'ultimo congresso di An, che sancirà la confluenza nel Pdl, dopo la standing ovation della platea, dice: "Un po' di emozione c'é nel riprendere la parola dopo dieci mesi dall'ultima volta per rivolgermi al mio partito e ai milioni di italiani che nel corso degli anni ci hanno dato questa fiducia". Un "sentimento naturale", ha proseguito il leader di An, "perché mi è ben chiaro che se colui che fu segretario del Msi, e poi presidente di An può ora essere qui con l'appellativo di presidente della Camera dei Deputati è unicamente per l'impegno, la passione, la dedizione e il sacrificio di tutti coloro che per tanti, tanti anni hanno dato tutto senza chiedere assolutamente nulla".
Allo stesso modo, ha proseguito, "se ci sono tanti ministri che parlano da questo palco lo dobbiamo a questa lunga e bella storia politica, nel senso più alto di questo termine. Devo dire grazie a chi ha sempre tenuto schiena diritta e hanno avuto un grande, grande amore per la propria terra".
Il Pdl dovrà essere "un partito ampio, plurale, inclusivo, unitario. Ma unitario non vuol dire un partito a pensiero unico, c'é una contraddizione tra pensiero unico e popolo della libertà, perché col pensiero unico manca la libertà ". "Il Pdl - dice ancora Fini - non potrà essere un partito di destra: certi valori di destra dovranno dare il lievito al nuovo partito, saranno un valore aggiunto".
Il nostro sistema istituzionale ''e' superato'', occorre che la legislatura sia ''costituente''. Ma la riforma non puo' prevedere un Parlamento al quale si chieda di ''non disturbare il manovratore''. Ci dovranno essere ''magari meno leggi, ma ci dovra' essere piu' controllo''. Dice Gianfranco Fini e chiede di riformare ''il bicameralismo perfetto'' perche' ''non ci possiamo permettere due Camere con gli stessi poteri''.
"Se oggi chi aveva la vostra tessera fino a qualche mese fa e oggi è presidente della Camera, non è stato per un regalo di qualcuno. Non c'é stato nessuno sdoganamento, che è una parola che non mi piace perché è relativa alle merci e non alle idee". "Le idee – prosegue Fini - si affermano e vincono la loro battaglia e noi abbiamo avuto la capacità di affermare le nostre idee: non c'é stato regalo, non c'é stata grazia ricevuta, non c'é stato sdoganamento".Nessuno pensi pero' a ''costruire nel Pdl una corrente di An''. ''Se questo era l'obiettivo, allora meglio tenersi un partito del 10-12%''.
"Oggi non siamo chiamati a cogliere momento" come avvenne nel '94, quando ''lo spappolamento della prima Repubblica mise finalmente la destra italiana nella condizione di raccogliere consenso", oggi "siamo chiamati a costruire un momento; oggi non prendiamo un'occasione, oggi compiamo una strategia; oggi mettiamo una pietra a decidiamo, noi, coscientemente di farlo, di mettere una pietra in quello che è atto che ha rilevanza non solo per noi, ma per la nostra patria". "Oggi - ha proseguito - ci accingiamo ad un passo non solo solenne e importante per noi, ma per la storia dell'Italia".
"La crisi della sinistra italiana non è tanto di consenso ma di idee, perché a fronte delle nuove sfide che il futuro presenta alla porta dei popoli è il bagaglio culturale della sinistra che oggi mostra la corda".
Il leader del partito della Fiamma tiene anche a precisare che "il Pdl nasce da un'alleanza di base, tra gli elettori. Qualcuno dice che è nato il 12 dicembre in piazza San Giovanni, altri con le elezioni del 13 aprile. Di certo non è nato sul predellino di Piazza San Babila. Quel giorno, invece, Berlusconi ha avuto la capacità, nel momento di massimo scontro con AN, di rilanciare. Ma il Pdl nasce dalla lunga fase di gestazione degli ultimi 15 anni'
Fini spiega che "laicità che non può in alcun modo significare negare il magistero della Chiesa e, men che meno, la dimensione dell'aspetto religioso. Laicità delle istituzioni significa netta separazione e non soltanto, come ha detto giustamente Berlusconi, nessun tipo di collateralismo, ma soprattutto affermazione chiara ed esplicita del confine che deve separare la sfera privata rispetto a quella religiosa. Uno Stato è autenticamente laico nel momento in cui riconosce il valore della religione, ma lo colloca all'interno di scelte che sono di tipo individuale e personale; non possono essere scelte di tipo collettivo".
Fini si pone a paladino dei diritti in una societa' multirazziale e multiculturale. "La nostra società, tra dieci anni, sarà multietnica e multireligiosa". Gianfranco Fini, nel suo discorso guarda anche al futuro, a sfide delicate, difficili. Dice che il Pdl dovrà confrontarsi con questi problemi andando oltre «"a logica, pur giusta , di chi vuole più ordine e sicurezza e chiede l'espulisione del clandestino". "Una società multirazziale porrà problemi del tutto nuovi sul piano dei diritti. Ed è evidente che se noi parliamo del primato della persona umana, non puoi discriminare qualcuno perché è immigrato, anche se è clandestino". Più in generale, "la società multietnica nel cuore del mediterraneo pone il problema del confronto con l'Islam; e non credo che il Pdl debba favorire l'intesa basata sul ripudio della superiorità e del fondamentalismo".
Davanti alla crisi servira' dialogo, dice Fini. Stati generali dell'economia, un patto tra categorie e generazioni. ''Sarebbe un'enorme miopia pensare solo agli organigrammi del Pdl e non alle idee''. Si candida a governare il paese in futuro il leader di un partito che da oggi non c'e' piu'. Accettando il rischio: ''Dobbiamo metterci tutti in discussione, a partire da me. Io accetto la sfida. Per qualcuno verranno meno rendite di posizioni, per altri si apriranno opportunita' inaspettate''.
IL SALUTO DI BERLUSCONI - "Cari amici di An, il mio non è un saluto formale, ma un atto di gratitudine e di riconoscenza ad un partito che dopo un lungo cammino ci consente, sulla spinta di milioni e milioni di elettori, di raggiungere tutti insieme un grande e storico traguardo", la nascita del Pdl. E' il messaggio che Silvio Berlusconi ha inviato al congresso di An e che viene letto dal coordinatore nazionale di Fi Denis Verdini salito sul palco delle assise di Alleanza Nazionale alla Fiera di Roma. "La comunità della destra - prosegue il messagio del Premier - ha affrontato ingiuste discriminazioni e ha pagato un duro prezzo alla difesa di idee e principi essenziali della vita e della cultura italiana. Quando nel novembre del '93 - prosegue il leader del Pdl - dichiarai che se avessi votato a Roma nel ballottaggio fra Fini e Rutelli avrei certamente dato il mio sostegno a Gianfranco, subii attacchi inauditi a conferma che ancora 16 anni fa permaneva un iungiusto e intollerabile pregiudizio nei confronti della destra". Il Cavaliere poi ricorda la figura del ''ministro dell'armonia'' Pinuccio Tatarella, che anticipo' il progetto di una casa comune dei moderati."Voglio salutare uno per uno tutti gli iscritti di An, il cui coraggio e' stato un esempio per molti. E voglio ricordare un indimenticabile amico, Pinuccio Tatarella, che con le sue intuizioni e la sua intelligenza tanto ha fatto perche' si giungesse a questo traguardo", cioe' la nascita del Pdl".
Mirko Tremaglia prende la parola al congresso per un saluto e non nasconde l'emozione per il momento. ''Io sono un distributore di democrazia perche' sono riuscito a dare il voto a 3 milioni di italiani all'estero'', ricorda l'anziano leader. ''Sono profondamente commosso, tutta la mia vita e' il Movimento sociale, tutta la mia vita e' Alleanza nazionale e tutta la mia vita sono gli italiani all'estero''.
Beppe Nisa / Italia Estera
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