Anche Netanyahu rivendica il successo e la formazione di un nuovo governo di coalizione, conflittualità e dispute politiche
di Alfonso Maffettone
ROMA, 11 FEB, (Italia Estera) – Bella e impossibile: Tzipi Livni, leader del partito di centro sinistra Kadima si è imposta nelle elezioni politiche israeliane ma solo per un seggio. Il successo, di strettissima misura, aumenta l’ingorgo politico all’interno dello Stato con la stella di David già scosso, se non sconfitto, dalla sanguinosa guerra nella striscia di Gaza e pressato dalla continua minaccia nucleare iraniana. Lo
spoglio delle elezioni legislative indica che il paese si appresta ad affrontare un periodo di dispute ed estenuanti trattative per la formazione di nuovo governo di coalizione in un momento che richiederebbe, invece, una chiaro e preciso indirizzo per la pace e la stabilità dell’ aerea.
Il Kadima del ministro degli Esteri uscente ha ottenuto 28 seggi contro i 27 del partito conservatore Likud di Benjamin Netanyahu ed ha surclassato i laburisti del ministro della difesa Ehud Barak scesi al minimo storico di 13 seggi. L’esito incerto della guerra ha pesato sull’elettorato che, per reazione, ha rafforzato l’ estrema destra dando il ruolo di terza forza con 15 seggi ad Israel Beitenu (Israele è la casa nostra) del leader nazionalista Avigdor Lieberman che può entrare a fare parte di una eventuale coalizione di governo. In ascesa anche il partito ultraortodosso Shas con 11 seggi. Al conteggio mancano i voti di circa 175mila soldati, il cui spoglio non avverrà prima di giovedì ma il responso, secondo gli osservatori, avrà un effetto marginale sul risultato dello scrutinio.
La parola spetta ora al presidente Shimon Peres che comincerà la settimana prossima le consultazioni con tutti i partiti rappresentati in parlamento prima di dare l’incarico al deputato che ha più probabilità di costituire una maggioranza con più di 60 seggi. Il designato avrà 28 giorni, prorogabili di altri 14, per compiere la missione. Sia Livni che Netanyahu hanno rivendicato la vittoria elettorale, dichiarazioni che non promettono nulla di buono e che lasciano pochi dubbi sulla conflittualità che potrebbe scoppiare . “Sarò io il futuro premier”, ha detto il leader. L’ altra ha ribattuto: “Israele ha scelto Kadima”, parole pronunciate con il chiaro intento di sottolineare il contributo delle donne che hanno straformato il successo politico di Livni in un successo personale contro il suo diretto avversario che, in campagna elettorale, aveva detto “è troppo per lei”.
L’ago della bilancia è Lieberman che sembra avere campo libero in seguito alla dichiarazione di Barak di tenere i laburisti fuori da ogni coalizione di governo dopo la batosta subita alle urne. “ Dobbiamo imparare dai nostri errori. In primo luogo dai miei errori”, ha affermato Barak, secondo il quale i laburisti “non hanno paura di restare all’opposizione”.
Lieberman ha incontrato oggi entrambi i pretendenti ai quali ha ribadito di non avere preclusioni per nessuno neppure contro gli ortodossi di Shas che sono il quinto partito israeliano e che si sono opposti alle sue proposte per la secolarizzazione dello Stato. Ironia della situazione, l’emigrato ebreo di origine russa accusato di essere un “fascista”, un “razzista” ed un estremista ha una piattaforma programmatica che si adatta ad entrambi i leader usciti vincenti dalla consultazione elettorale.
Lieberman non è contrario alla creazione di due stati separati di Israele e Palestina con l’espropriazione di aree occupate dagli israeliani ed è per l’esclusione del rabbinato dagli affari civili e dalle celebrazioni del matrimonio. Resta la macchia della sua insistenza per una dichiarazione giurata degli arabi che vogliono diventare cittadini israeliani, una pretesa che la sinistra non esita a definire “razzista”.
La Livni è favorevole alla soluzione dei due stati in Palestina ed ha deciso di mantenere i contatti con Lieberman ribadendo di essere determinata a formare il nuovo governo come vincitrice delle elezioni. “I popolo ha scelto me, io sento la grande responsabilità di trasferire il potere che mi è stato dato in un’ azione per il progresso del paese e l’unificazione del popolo”, ha dichiarato la leader.
Netanyahu, da parte sua, desidera una pace economica con i Palestinesi e, come detto, ritiene che lui debba essere il nuovo premier. E’ stato vago sulla necessità di estirpare gli insediamenti israeliani dalla West Bank e sull’aiuto ai palestinesi per la creazione di un proprio stato. Ammesso che riuscisse a portare dalla sua parte Lieberman e lo Shas degli ortodossi sefarditi che si sentono più vicini a lui , ne uscirebbe fuori un governo estremista con tutte le implicazioni che comporrebbe questa formazione. Una prospettiva sicuramente non gradita al nuovo presidente Usa Barack Obama che vorrà imporre la sua road map per i progressi di pace in Medio Oriente ed è anche una prospettiva che lascerebbe poco spazio per una fine del terrorismo di Hamas che continua a lanciare missili contro Israele.
Alfonso Mafffettone /Italia Estera