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15 gen 2009Giulio Andreotti compie 90 anni

Protagonista assoluto della politica italiana ed internazionale per 60 anni. In Aula applauso bipartisan per il senatore a vita, assenti i dipietristi : ''Avendo vissuto da dentro la vita pubblica posso dire che se l'Italia uscì da situazioni difficili lo deve molto al lavoro che viene fatto dal Parlamento''. L'omaggio dei Cavalieri del Lavoro. La segretaria: ''Il cioccolato è la sua debolezza''

di Beppe Nisa

Roma, 15 GENN.  (Italia Estera) - Giulio Andreotti taglia il traguardo dei 90 anni, dopo aver attraversato quasi tutto il secolo scorso e l'inizio di quello attuale e aver calcato da protagonista assoluto la scena politica italiana ed internazionale per 60 anni, in pratica per la seconda metà del ventesimo secolo: Otto pontificati, da Benedetto XV a Papa Ratzinger; diciassette presidenti degli Stati Uniti, da Wilson a Obama; otto leader sovietici, da Lenin a Gorbaciov..

"Sarà un giorno come gli altri, lo trascorrerò con i miei familiari, spero in grazia di Dio", dice il senatore a vita.  E, a proposito della sua carriera politica, aggiunge: "I bilanci si fanno postumi. Per ora posso dire di aver fatto un percorso lineare, senza aver avuto grandi incidenti e ottenendo soddisfazioni, frutto di un lavoro svolto sempre con una certa obiettività".

L'aula del Senato oggi gli ha tributato un affettuoso omaggio.  In apertura di seduta il presidente Schifani è intervenuto per fare gli auguri al senatore a vita per il suo compleanno.  Al termine dell'intervento, i senatori di maggioranza e opposizione si sono alzati in piedi e hanno reso un lungo omaggio al sette volte presidente del Consiglio, che ha ringraziato con discreti gesti delle mani i suoi colleghi. Accanto ad Andreotti era seduto il presidente della commissione Esteri Lamberto Dini, mentre fra i banchi del governo erano presenti Carlo Giovanardi e Maurizio Sacconi.

Non poteva mancare la nota stonata dei giustizialisti dell’Italia dei Valori. "Chi sia Giulio Andreotti non e' un mistero per nessuno, basta aprire Wikipedia per farsi un'idea sul suo passato politico e sulle sue discutibili relazioni. Se il gruppo al Senato non era  in Aula non e' stato casuale, e non e' stato certamente solo per una riunione interna, che pure c'e' stata. Noi non c'eravamo perche' non volevamo esserci, perche' per noi Giulio Andreotti non e' il modello di uomo politico da cui vorremmo fossero rappresentati i cittadini italiani". E' quanto scrive il presidente dei senatori di Italia dei valori, Felice Belisario, in un intervento sul sito www.italiadeivalori.it, che lo pubblica in homepage, con il titolo "Andreotti? No, grazie", che sormonta la foto del cadavere del direttore di 'Op', Mino Pecorelli, ucciso a Roma nel 1979.


L’intervento del senatore a vita

Un ringraziamento ai colleghi per l’omaggio tributatogli, ma soprattutto un'esaltazione del ruolo del Parlamento, grazie al quale l'Italia è sempre riuscita a superare i momenti difficili. Questi i  passaggi principali del breve intervento del senatore a vita

"Mi sono trovato per combinazione a fare attività politica - ha detto - e ne sono stato progressivamente attratto. Se ho un rammarico è quello di non aver contribuito abbastanza a far conoscere meglio all'opinione pubblica l'attività che il Parlamento svolge. Un'opinione pubblica distratta, tranne quando l'obiettivo finisce sulle colluttazioni, che per fortuna sono rare. Ma del lavoro quotidiano non si parla".

"Credo sia necessario contribuire a far conoscere un po' meglio il lavoro del Parlamento, come punto di riferimento e orientamento per l'opinione pubblica", ha proseguito Andreotti che, dopo aver ricordato le difficoltà iniziali della sua famiglia di origine, ne ha tratto un insegnamento: "Ho visto che alla fine le difficoltà si superano. Quello che conta è essere in armonia assoluta con la propria coscienza. Avendo vissuto da dentro la vita pubblica - ha concluso - posso dire che se l'Italia uscì da situazioni difficili lo deve molto al lavoro che viene fatto dal Parlamento di cui, grazie a Dio, sono partecipe da tanto tempo".

Poi ha ringraziato Schifani e gli esponenti dei gruppi, Maurizio Gasparri (Pdl), Mariapia Garavaglia (Pd), Gianpiero D'Alia (Udc), Lorenzo Bodega (Lega) e Carlo Giovanardi per il governo, che sono intervenuti per fargli gli auguri.

Andreotti ha ricoperto piu' volte numerosissimi incarichi di prestigio: e' stato sette volte presidente del Consiglio, otto volte ministro della Difesa, cinque volte ministro degli Esteri, due volte ministro delle Finanze, ministro del Bilancio e ministro dell'Industria, una volta ministro del Tesoro e ministro dell'Interno, fino a sfiorare l'elezione al Quirinale, sfumata nel 1992 quando, all'indomani dell'attentato a Giovanni Falcone, il Parlamento elesse Oscar Luigi Scalfaro.

L'omaggio dei Cavalieri del Lavoro

Incontro speciale al Grand Hotel St. Regis di Roma. La colazione che i Cavalieri del Lavoro hanno organizzato e' piu' di un attestato di stima e di affetto per il novantenne Giulio Andreotti e in breve si trasforma in una autentica celebrazione
A fare gli onori ad Andreotti, accompagnato dalla moglie Livia, per l'occasione c’è anche il sottosegretario Gianni Letta. Particolarmente folta la rappresentanza dei Cavalieri del Lavoro: tra gli altri, Francesco Merloni, Benito Benedini, Corrado Antonini, Vittorio Di Paola, Giuseppe Marra, Enzo Benigni, Francesco Gaetano Caltagirone, Alessandro Ferrone, Giancarlo Giannini, Franco Moschini, Nicoletta Spagnoli, Rainer Masera, Vincenzo Malago', Giampietro Nattino, Mario Sarcinelli.

Oltre sessant'anni di carriera politica rievocati nelle parole, negli aneddoti e nelle pagine di chi l'ha incontrato, frequentato, ha lavorato con lui o lo ha seguito professionalmente.
Un ritratto del senatore a vita lo traccia il notista politico del Corriere della Sera Massimo Franco, presentando il suo libro ''Andreotti. La vita di un uomo politico, la storia di un'epoca'', ricordandone non solo il percorso politico, ma anche quel tratto umano, inimitabile, che ha occupato a lungo la scena pubblica italiana.

Poi e' la volta di Rainer Masera, gia' ministro del Bilancio nel governo Dini, che per testimoniare della lungimiranza politica di Giulio Andreotti, ne ricorda una visita in Francia per incontrare l'allora presidente Valery Giscard d'Estaing. Masera, che all'epoca era in Banca d'Italia con paolo Baffi, accompagno' Andreotti a Parigi e racconta che al termine dell'incontro, durato ore con il presidente francese, nel rientrare insieme il senatore a vita inizio' ad accennare alla possibilita' di una moneta unica europea. E questo, parecchi anni prima che il progetto dell'Euro fosse messo in cantiere.

Parole appassionate da parte di Gianni Letta

Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta che considera Andreotti l'esempio di una vita, non solo come politico, ha rilevato il comportamento tenuto dal senatore a vita nel corso della sua dolorosa vicenda giudiziaria.

Un accenno alla vicenda giunge anche dal vicepresidente di Unicredit Fabrizio Palenzona, che rievoca un episodio di parecchi anni fa, quando Palenzona era sindaco democristiano di Tortona. Andreotti, racconta Palenzona, si trovava nella cittadina piemontese per presentare un suo libro. Attorno a lui una piccola folla di curiosi e ammiratori, molti con in mano una copia del suo libro nel tentativo di ottenere una dedica dal senatore a vita. Chissa' chi c'era in mezzo a quella folla, ha osservato Palenzona,aggiungendo che magari il senatore avrebbe potuto fare una dedica 'Caro Totò' senza sapere chi gliela chiedeva. Perche' un uomo politico importante e popolare, e oltretutto scrittore di successo, chiosa, incontra inevitabilmente tanta gente, ma non e' detto che la conosca.

La Roma e' la passione e il cioccolato e' la sua debolezza.

La segretaria di Giulio Andreotti, Patrizia Chilelli, svela i punti deboli del senatore a vita che festeggia i suoi 90 anni. Andreotti "e' una persona straordinaria, sicuramente per intelligenza ma anche per il fisico perche' e' arrivato a novant'anni con un fisico sicuramente non costruito in palestra, perche' credo che ci abbia mai messo piede, si porta molto bene l'eta'", ha raccontato la Chielli a 'Pomeriggio5' di canale5.

L'ex presidente del Consiglio, dice la sua segretaria, "e' goloso in particolare di cioccolato. Io la mattina gli porto la colazione, e' ormai un'abitudine, e quando gli metto il caffe' con il cioccolatino vedo che non disdegna anzi e' anche molto contento". Ad Andreotti la Chilelli non fa mancare qualche 'coccola': "Piu' che coccole cerco di proteggerlo da tante cose. Gli sono molto affezionata, vorrei che non si stancasse molto, quindi cerco anche di fare in modo che la sua giornata non sia pesantissima. In questi giorni pero' non ci sono riuscita".

Stretto, prosegue il racconto, il rapporto del senatore a vita con la famiglia: "Sicuramente e' molto legato alla signora in modo straordinario e anche molto ai figli, in modo riservato ma e' molto attaccato". Alla moglie telefona piu' volte al giorno: "Tre, quattro sicure, tutti i giorni". Infine, le passioni di Andreotti: "Sicuramente la Roma e molto, molto la lettura. Negli spazi che ha in ufficio tra la posta e le persone che riceve lui legge tantissimo, e' anche un modo, ha detto sempre, per tenere la mente allenata".

Andreotti e' sempre stato presente in Parlamento

dal 1946 ed e' senatore a vita dal 1991.

 

Nato a Roma il 14 gennaio del 1919, Andreotti si e' laureato in giurisprudenza nel 1941, specializzandosi in diritto canonico. Giovanissimo, si avvia al giornalismo trovando un ruolo sempre piu' incisivo nella Federazione degli universitari cattolici italiani (Fuci), di cui e' assistente Giovanni Battista Montini, il futuro papa Paolo VI. Collabora alla fondazione della Democrazia cristiana, al fianco di Alcide De Gasperi.

Dopo la liberazione di Roma, Andreotti diventa delegato nazionale dei gruppi giovanili della Dc e nel 1945 fa parte della Consulta Nazionale. Deputato dell'Assemblea costituente nel 1946, e' stato confermato in tutte le successive elezioni della Camera. Per due volte ha varcato la soglia del Parlamento europeo, eletto nella circoscrizione Italia centrale e Nord-Est. Il 1 giugno del 1991, l'allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga lo nomina senatore a vita.

Sottosegretario alla presidenza del Consiglio dal quarto all'ottavo governo De Gasperi tra il 1947 ed il 1953, Andreotti mantiene tale incarico con il successivo governo Pella, sino al gennaio del 1954. E' stato presidente del Consiglio dal febbraio 1972 al giugno 1973; dal luglio 1976 al giugno 1979 e dal 1989 al 1992. Presidente dei deputati della Dc dal dicembre 1968 al febbraio 1972, ha presieduto per l'intera ottava legislatura la commissione Esteri della Camera.

Andreotti diventa per la prima volta presidente del Consiglio nel 1972  (il governo piu' breve della Repubblica: solo 9 giorni di durata). L'incarico gli viene affidato nuovamente nel luglio del 1976 nella stagione del compromesso storico tra Dc e Pci. I comunisti si astengono e il monocolore democristiano puo' nascere. Ci sono due drammatiche emergenze da affrontare: la crisi economica e il terrorismo che insaguina il Paese. Nel 1978 Andreotti si accinge a formare il governo di solidarieta' con il voto favorevole anche dei comunisti, quando il 16 marzo, il giorno della nascita del nuovo esecutivo, Aldo Moro viene rapito dalle Brigate rosse.

Esperto degli equilibri di geopolitica, Andreotti fa della distensione l'asse portante della politica estera italiana, unitamente all'appoggio convinto alla strategia atlantica. Ha un ruolo incisivo nelle tensioni mediorientali, seguendo la linea della cosiddetta equivicinanza nel conflitto tra israeliani e palestinesi. Inoltre, Andreotti sostiene i Paesi dell'Est nel loro difficile cammino verso la democratizzazione e la difficile opera di Mikhail Gorbaciov in Urss, mentre da' il via libera italiano all'installazione dei missili Nato. Gli anni '80 si chiudono con il patto, passato alle cronache politiche con l'acronimo di Caf dalle iniziali dei protagonisti: lo stesso Andreotti , Bettino Craxi e Arnaldo Forlani.

Nel 1991 Andreotti forma un nuovo esecutivo, l'ultimo prima del ciclone di Tangentopoli che investe la politica della prima Repubblica. Andreotti non entra nelle indagini ma a meta' degli anni '90 viene processato dalle procure di Perugia e di Palermo. I magistrati umbri lo accusano di essere il mandante dell'omicidio del giornalista Mino Pecorelli, direttore di 'Op', ucciso nel marzo del 1979. L'11 aprile del 1996 inizia il processo. Dopo 169 udienze, il 24 settembre 1999 viene pronunciato il verdetto di assoluzione'per non aver commesso il fatto'. Il 30 ottobre 2003 Andreotti e' assolto dalla Cassazione in via definitiva.

Un'altra accusa, pero', investe il 'divo Giulio': quella di essere colluso con la mafia. La notizia, insieme a quella del presunto 'bacio' (nel gergo mafioso significa che fra due persone c'e' un rapporto di conoscenza e stima reciproca) al boss di Cosa nostra Toto' Riina, fa il giro del mondo e per Andreotti inizia un periodo molto difficile che pero' il sette volte premier affronta con la consapevolezza della sua innocenza.

Il 13 maggio 1993 il Senato concede l'autorizzazione a procedere nei confronti di Andreotti . Il dibattimento comincia il 26 settembre del 1995. I pm chiedono 15 anni di reclusione. Il processo di primo grado si chiude il 23 ottobre 1999: Andreotti viene assolto perche' 'il fatto non sussiste'. La Procura di Palermo decide comunque di ricorrere in appello. Il 15 ottobre del 2004 la Cassazione conferma le sentenze di assoluzione, anche se in un caso per prescrizione. "Hanno usato i processi per mettermi fuori gioco politicamente. E' stato un momento di politica molto cattiva", ha commentato di recente.

Autore di numerosi libri, Andreotti ha anche ricevuto la laurea honoris causa dalle piu' prestigiose universita' di mezzo mondo: dalla Francia all'Argentina, dagli Stati Uniti alla Polonia, dalla Spagna alla Cina, dal Canada alla Bulgaria. 

Innumerevoli gli aneddoti su Andreotti , ribattezzato nella meta' degli anni '50 il 'divo Giulio' e, una trentina di anni dopo, 'Belzebu'' da Bettino Craxi. Raccontano i vecchi cronisti politici che il giovane Andreotti , sottosegretario alla presidenza del Consiglio in uno dei governi De Gasperi, fosse stato incaricato dallo stesso leader storico della Dc di occuparsi di una questione delicata, sollevata da Giuseppe Saragat. Questione che venne risolta da Andreotti nel giro di una ventina di minuti. A quel punto Saragat, che dubitava della possibilita' che un cosi' giovane politico potesse trovare una soluzione in cosi' poco tempo al problema posto, alzo' il telefono e chiamo' De Gasperi tessendo le lodi di Andreotti e commentando 'e' una volpe'. De Gasperi rispose: 'non e' una volpe, e' una faina...'.

Beppe Nisa / Italia Estera




 
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