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03 nov 2008ELEZIONI USA: Obama favorito, finisce l’era Bush

McCain in rimonta, determinante il voto degli indecisi
di Alfonso Maffettone
 

NEW YORK, 3 NOV, (Italia Estera) – Venti milioni di americani in 37 stati si sono gia’ espressi per la fine dell’era di George W.Bush nel voto anticipato delle elezioni presidenziali di martedi’ 4 novembre. Chiunque sara’ il vincitore, il democratico Barack Obama o il repubblicano John McCain la corsa alla Casa Bianca del 2008 ha gia’ sancito una svolta storica: l’attuale Presidente degli Stati Uniti dovra’ andare a casa per aver esaurito i due mandati previsti dalla legge elettorale americana. Sono stati otto anni, quelli di Bush, densi di eventi epocali drammatici, dall’attacco terroristico alle Torri gemelle dell’11 settembre 2001, alla guerra in Iraq ed in Afghanistan ed all’attuale crisi finanziaria globale. Sara’ la storia a giudicare la leadership repubblicana di Bush gia’ bollata fallimentare dai suoi critici e dai suoi detrattori che sono molti, anzi moltissimi in tutto il mondo ma un primo giudizio  si avra’  dal voto popolare di domani 4 novembre. Sara’ l’elettorato americano a decidere se continuare con un altro repubblicano o dare un calcio al passato chiamando alla Casa Bianca il suo avversario. I due pretendenti alla successione di Bush incarnano due Americhe diverse.
Il democratico Barack Obama e’  il simbolo del cambiamento  sia per il programma politico enunciato con lo slogan  “yes we can” (si possiamo farcela) sia per il colore della sua pelle. E’ afroamericano e mai nessuno prima di lui e’ riuscito a sfidare i bianchi americani nelle elezioni alla massima carica degli Stati Uniti. Ha 47 anni ed ha dalla sua parte l’entusiasmo del new entry collocato piu’ a sinistra che verso il centro. Punta ad una socializzazione nella sanita’ ed in economia ed ha compiuto sforzi enormi  in campagna elettorale per reclutare le simpatie degli ebrei e dei musulmani schierandosi a sostegno di Israele senza chiudere la porta  in faccia al regime teocratico iraniano di Mahmoud Ahmadinejad che predica proprio la distruzione di Israele ed e’ in tensione con gli Stati Uniti per i suoi progetti nucleari. Come vicepresidente, Obama ha scelto il senatore Joe Biden, 65 anni, esperto di politica estera ed una vecchia volpe del Congresso americano.
John McCain, 72 anni, e’ il volto tradizionale degli Stati Uniti ed e’ un  repubblicano non convenzionale. E’ stato ufficiale pilota della Marina militare ed un eroe della guerra in Vietnam. E’ liberista in economia e tollerante, come puo’ essere un conservatore, sui temi etici ma ha preso le distanze da George W.Bush affermando di non essere un suo clone ne’ in politica interna ne’ estera. Sostiene di essere  il portatore del vero programma di cambiamento a Washington. Un’affermazione che e’ stata derisa da Obama il quale sostiene che McCain non si e’ mai differenziato da Bush negli otto anni di presidenza.
 Per dare al suo ticket un volto giovane ed inedito, McCain ha indicato come vice presidente una donna,  Sarah Palin  governatrice dell’Alaska. La scelta si e’ rivelata non appropriata. Lo staff  elettorale di McCain ritiene la Palin  spendacciona ed egocentrica, piu’ interessata al suo futuro politico che alle vicende del partito repubblicano. Inoltre la governatrice dell’Alaska appartiene ad un gruppo religioso che vuole convertire gli omosessuali in eterosessuali, un obiettivo che potrebbe creare non pochi problemi all’eventuale presidenza  McCain.
Chi vincera’ le elezioni del 4 novembre?. L’interrogativo appassiona tutto il mondo. Gli Stati Uniti sono la potenza numero uno dalla quale, piaccia o non piaccia, dipendono le sorti internazionali. Obama, se eletto, sara’ in grado di esprimere una leadership idonea al ruolo degli Stati Uniti? E lo sara’ McCain se diventera’ presidente?. Sono domande alle quali oggi e’ impossibile dare una risposta: la situazione globale e’ grave e nessuno dei due candidati ha presentato ricette miracolose.
Le ultime battute della campagna elettorale vedono Obama in testa di sei punti e McCain in rimonta secondo l’ultimo sondaggio Zogby. Il megaspot trasmesso qualche notte fa in tv non ha prodotto ad Obama gli effetti sperati, anzi gli ha fatto calare i consensi. Ormai il Paese e’ spaccato in due: da una parte c’e’ l’entusiasmo dei democratici che cercano una chance di rinascita dopo i disastrosi otto anni di Bush. Dall’altra c’e’ la perplessita’ di chi ritiene il candidato democratico non idoneo per il colore della sua pelle e per la sua preparazione non abbastanza sufficiente. Proprio nelle ore di vigilia il vicepresidente Dick Cheney ha dato il suo appoggio a McCain che negli ultimi due giorni di campagna elettorale volera’ negli stati che hanno votato democratico nel 2004: Pennsylvania e New Hamphire e lunedi’ in quelli in bilico Florida, Virginia, Indiana, New Mexico e Nevada insieme con il Tennesse prima di tornare a casa in Arizona per l’ Election Day.
Il senatore  Barack Obama visitera’ le tre piu’ grandi citta’  nel controverso stato dell’ Ohio e lunedi’ sara’ in tre stati che votarono repubblicano nel  2004, Florida, North Carolina and Virginia, prima di tornare a Chicago, la sua citta’ di residenza.
I segmenti dell’elettorato americano sono tanti e diversi: dagli afroamercani agli italoamericani ed ai latinos. Obama ha suscitato dovunque entusiasmi ma ora bisogna attendere il giorno della verita’: l’election day.  A sessanta ore dalle votazioni, venti milioni di americani sono ancora indecisi o pronti a cambiare opinione. Quindi tutto puo’ accadere.
Alfonso Maffettone/Italia Estera



 
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