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22 ott 2008STAMPA ITALIANA ALL'ESTERO: Una giornata per parlare di editoria

Il Seminario ‘Talkshow Multimediale  ha visto riuniti per un confronto sul tema dell'editoria italiana all'estero editori, parlamentari eletti all'estero, rappresentanti del Governo e del Governo ombra.  
 
di Beppe Nisa
ROMA, 21 OTT. (Italia Estera) - Si è svolto presso la ‘Sala delle Colonne' a Roma, il Seminario ‘Talkshow Multimediale. Per un nuovo sistema di provvidenza all'informazione italiana all'estero', organizzato da News ITALIA PRESS che ha visto  riuniti per un confronto sul tema dell'editoria italiana all'estero editori, parlamentari eletti all'estero, rappresentanti del Governo e del Governo ombra. Oltre alla presenza della stampa e degli ospiti presenti in sala.
 
A fare gli onori di casa il moderatore Andrea Granelli, docente di Tecnologie e Sistemi di Comunicazione alla Sapienza di Roma. Il primo intervento è stato quello dell'onorevole Aldo Di Biagio il quale pone l'accento sull'aspetto multimediale della stampa. "Riprendendo quanto affermato giorni fa dal sottosegretario Bonaiuti, la parola d'ordine deve essere multimedialità. E' necessario valorizzare internet ed i nuovi media come veicolo di contatto con i connazionali all'estero. Mi auguro - ha continuato Di Biagio - che ci possa essere un'azione bipartisan, congiunta affinché si riesca ad attuare un intervento mirato ed efficace per far si che si facciano interventi a favore delle comunità italiane all'estero". E la grande novità di questo Seminario è proprio la trasmissione in rete che fa di questo appuntamento il più grande seminario on-line che sia mai stato realizzato, grazie agli sforzi congiunti dei media partners: Mediaway-Ericsson, produttore della diretta, Rai News 24, Rai International e Radio Radicale.
 
Si è fatta l’analisi dell'informazione in lingua italiana all'estero. Dopo l'intervento di Corradino Mineo, Direttore di ‘Rai News 24', il quale ha parlato della "grande fame che c'è verso l'italiano nei paesi stranieri, ma che non sempre i prodotti proposti sono adeguati a livello qualitativo", il testimone è passato a Mauro Montanari, direttore del ‘Corriere d'Italia', il quale ha svolto una disamina completa sui  finanziamenti attuali all'editoria italiana all'estero . Ha posto l'accento sui molti imbrogli che spesso girano dietro a questa macchina. "Sono già ben 12 le testate bloccate per ‘mancata trasparenza' - denuncia Montanari - e oltre un ottavo delle provvidenze vanno ad editori che non hanno dichiarazioni chiare. Troppo spesso i consoli, che dovrebbero controllare questa situazione, prendono per buono quello che dicono gli editori e poi dall'Italia è difficile fare controlli specifici. Gli editori onesti hanno le scatole piene - dice a chiare lettere Montanari - di questo stato di cose. Essendo la cifra fissa, chi imbroglia, oltre a rubare soldi ai cittadini, defrauda gli editori onesti. Inoltre bisogna rilevare, purtroppo, come il fattore qualità non entri mai in gioco nella fase decisionale dell'erogazione delle provvidenze. La situazione dell'editoria italiana all'estero è difficile per due motivi - conclude - poiché gli introiti pubblicitari sono deficitari e poiché gli italiani all'estero pagano poco volentieri gli abbonamenti per giornali che troppo spesso non offrono la qualità che dovrebbero garantire".
 
Gli interventi successivi di Andrea Mantineo di ‘America Oggi' (nella foto) (anch’egli assente) , letto da Gabriella Patti, e di Silvia Finzi, in rappresentanza di ‘Editions Finzi' fanno un'analisi dettagliata delle situazioni dell'editoria italiana in Nord America e dell'area del Nord Africa e del Medio Oriente. Da entrambe le parti emerge la preoccupazione per i tagli previsti dalle scelte del Governo Berlusconi con la nuova Finanziaria. Se Gabriella Patti concorda sul fatto che "sia giusto operare maggiori controlli, ma bisogna evitare eccessivi tagli", anche Silvia Finzi concorda, facendo notare come, ad esempio, "il ‘Corriere di Tunisi' sia l'unico giornale in lingua italiana dell'area nord africana, e pur essendoci stato un aumento di utenza, i finanziamenti sono diminuiti".
 
Il contributo successivo arriva da Padre Luciano Segafreddo, direttore del ‘Messaggero di Sant'Antonio', che  con la sua abilità oratoria di Francescano mette  in risalto come "l'attenzione debba essere rivolta ai giovani e come i media italiani all'estero, non solo la stampa, ma anche gli altri mezzi di comunicazione debbano garantire il mantenimento dell'identità italiana nelle seconde e terze generazioni. Per fare ciò, per aprirsi al mondo italiano ed italofono - continua Segafreddo - c'è bisogno di finanziamenti adeguati. Bisogna puntare su una comunicazione non monodirezionale, ma bidirezionale ed è necessario iniziare a pensare all'italianità come ad un investimento".
 
Dopo l'intervento di Luigi La Grotta, direttore di ‘Radio Colonia', il quale porta a conoscenza la propria esperienza in Germania, Adriano Farano, fondatore di ‘Babel International' dal video fa una panoramica dello sviluppo sul web dell'informazione degli e per gli italiani all'estero.
 
Franco Siddi, Presidente della Commissione Informazione e Comunicazione del CGIE, ma che è anche l’autorevole Segretario Generale della Federazione della Stampa Italiana, apre la seconda parte della mattinata che cerca di entrare più nello specifico sul rendiconto della distribuzione dei contributi ai media italiani all'estero. "Il CGIE pone grande attenzione a questo tema. La stampa italiana all'estero è una ricchezza e questo è un dato innegabile. Una ricchezza che il sistema italiano non prende in considerazione. Di questo settore se ne parla solamente in ambienti chiusi e da tre governi a questa parte questa problematica è stata sottovalutata e non considerata. I problemi sono due: le risorse sono poche e bisogna vedere anche nel dettaglio come vengono utilizzate. Ci sono giornali di partito che hanno preso maggior fondi di molti giornali all'estero pur avendo minor tiratura. Bisogna cambiare il pensiero di sistema. In sede di MAE  e CGIE si deve fare un seminario per scambiarci le conoscenze sull'argomento e finalizzato a fare una nuova legge ed è qui il problema principale, manca una legge di sistema e non credo ne avremo una, almeno nel breve periodo".
 
Anche Fernando Bruno dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni pone l'accento sulla situazione legislativa facendo notare come "esista un regolamento, ma che tale regolamento non è certamente una normativa articolata. Ed anche io voglio confermare come ancora non si veda una normativa quadro sull'argomento in arrivo. Se ne parla, ma certamente è ancora lontana da venire. Il punto di partenza, a mio parere, sarebbe quello di azzerare progressivamente i contributi indiretti, per dare maggior risalto ai contributi indiretti. Bisogna combattere una battaglia - continua Bruno - in favore dei contributi indiretti. E il passo successivo deve essere quello dello svecchiamento del prodotto che l'editoria italiana all'estero deve intraprendere tramite un connubio con i nuovi media".
 
Poi l'onorevole Marco Zacchera, presidente del Comitato Italiani all'estero della Camera dei deputati, fa capire come questo problema sia sentito fortemente. "C'è bisogno di far sedere a un tavolo tutte le persone che realmente sono interessate all'argomento per cercare di creare dei testi di legge reali e utili su questo argomento. Argomento - continua l'onorevole - che conosco bene visto che nei miei lunghi viaggi ho potuto vedere parecchi giornali italiani editi all'estero e soprattutto ho potuto constatare quale sia il reale valore di questi prodotti. Il problema che questi giornali, che dovrebbero avere come target i giovani italiani e italofoni, troppo spesso non raggiungono l'obiettivo. Sono certo che se alla prossima convention dei giovani italiani nel mondo che si terrà a dicembre a Roma, chiedessi ai ragazzi quanti leggono i giornali italiani editi all'estero, il 95% risponderebbero  in maniera negativa. Bisogna - ribadisce anche Zacchera - cambiare dal profondo il sistema. Io pubblico settimanalmente una newsletter, ‘Il punto', che raccoglie 16.000 risposte. Bisogna rendersi conto che oggi il 90% usa internet, il web e magari non parla nemmeno bene o per niente l'italiano. Tre sono i punti che voglio portare avanti: ho intenzione di convocare al comitato delle persone come gli editori e i lettori che parlino di questa situazione, che dicano la loro; voglio sentire i giovani italiani che cosa ne pensano; il terzo tema è quello dei soldi. E' una situazione drammatica. Dobbiamo pensare in termini di assoluta magra per il futuro. Ogni taglio può certamente esser fatto, ma deve essere programmato, non può avvenire dall'oggi al domani, senza criteri reali. Non ritengo che bisogna cambiare tutto, ma certamente va cambiato molto. Oggi non dobbiamo guardare solo alle nostre comunità italiane, ma anche a chi vuole avere notizie dell'Italia".
 
Walter Pancini, Direttore Generale Auditel, relaziona sulla misurabilità dei flussi informativi distribuiti dalle TV italiane allestero .  "La rilevazione non è un gioco di società. Serve al loro sviluppo, e quindi crea ricchezza e lavoro mentre alimenta ‘il volano virtuoso' dell'advertising", e "certificare si può, basta volerlo". Walter Pancini, ex giornalista e saggista, ma anche uomo di marketing e pubblicità, oggi Direttore Generale dell'Auditel, la società che assolve il delicato compito della rilevazione e della diffusione dei dati sull'ascolto televisivo in Italia, ha relazionato sull'applicazione di metodi scientifici di misurabilità dei flussi informativi serviti da parte delle TV e dei programmi televisivi all'estero.
"E' possibile conoscere e certificare, con un buon margine di attendibilità, i flussi mediatici? La risposta e sì. Considerato che Auditel può anche misurare lo ‘sbordamento', il cosiddetto ‘overspilling', delle reti straniere, simmetricamente, toccherà alle società analoghe ad Auditel, operanti nei diversi Paesi, il compito di misurare - se richieste - il risultato d'ascolto delle emittenti italiane all'estero. In tutti i Paesi del mondo civile, infatti, esiste un ‘Auditel'". I criteri di rilevazione (un campione rappresentativo della popolazione e le apparecchiature elettroniche, i famosi "meter", che registrano gli atti di ascolto) sono sostanzialmente identici. "Ciò che può variare, all'estero, è la governance delle diverse ricerche".
"In conclusione, visto in una prospettiva multimediale e internazionale, un piano di acquisizione di informazioni affidabili, per quanto complesso, non è una chimera". E' sufficiente svolgere una ricognizione nei Paesi raggiunti dal sistema informativo italiano all'estero per verificare fonti, metodologie e margini d'"indipendenza" dei campioni laggiù operanti. "Si tratta certamente di un lavoro inedito, ma non impossibile". E i flussi utilizzati dai diversi mercati locali possono costituire elemento utile per comporre un'indagine conoscitiva internazionale.
 
 
Nel pomeriggio ha preso il via la seconda parte del Seminario.
Sotto la guida del Coordinatore Piero Badaloni, direttore di Radio Italia, già ‘Rai International', i lavori si sono svolti in due fasi distinte. Ad una prima parte dedicata alla richieste degli editori ne è seguita una seconda in cui a parlare sono stati i politici. Queste due sessioni, anche se teoricamente distinte, si sono più volte mischiate visti i continui interventi delle parti. Badaloni nella sua introduzione ha naturalmente parlato del ruolo della Rai "che ha il compito, come la stampa edita all'estero, di far conoscere l'Italia, la sua cultura e la sua società alla nostra comunità residente all'estero. E come la televisione anche la stampa deve svolgere questo ruolo di collante dell'identità italiana fuori dai nostri confini. Rimbalza, poi, - ha continuato Badaloni - la questione su quale linea debba seguire la stampa di settore".
 
Nella parte dedicata agli editori italiani all'estero sono uscite fuori, come era normale attendersi, tutte quelle problematiche e quei disagi che gli addetti ai lavori rilevano quotidianamente, soprattutto in questo periodo che si preannuncia come critico.
 
Si parte da un assunto condiviso da molti e cioè che "l'italiano sempre più spesso non è la lingua della nostra comunità in un paese straniero. Troppo spesso i figli e i nipoti degli emigrati delle precedenti generazioni hanno perso l'uso della nostra lingua". Ed è proprio da qui che parte una prima discussione tra chi vede la lingua italiana come unico veicolo di trasmissione della cultura nostrana e chi, invece, prendendo atto della situazione propone di utilizzare anche altre lingue come strumento di promozione dell'italianità. Un secondo tema è quello che riguarda le nuove generazioni: come rivolgersi a loro? E soprattutto con quali mezzi di comunicazione?
 
Ma la tappa fondamentale è la questione delle sovvenzioni. I tagli operati dalla finanziaria non piacciono e si propongono criteri per razionalizzare la distribuzione delle provvidenze: si passa dall'analisi quantitativa, anche se di difficile realizzazione, al reale controllo da parte dei consolati del lavoro svolto nei vari paesi. Grande critica viene fatta, infatti, al mal costume della montatura delle tirature che troppo spesso riescono a non essere controllate da chi di dovere. C'è chi come Ferretti direttore de ‘L'Italiano' afferma che "i fondi sono pochi e mal utilizzati. Ma il problema sta nel modo di dare i soldi, poiché è troppo macchinoso, ma qualcosa elargisce a tutti. Bisogna rispettare i contributi degli italiani e se questo è il modo di darli, allora è quasi meglio non distribuirli per nulla". Un altro editore come Forza, che rappresenta l'editoria italiana in Croazia e Slovenia chiede polemicamente "perché bisognerebbe dare dei fondi all'editoria nostrana prodotta all'estero? - salvo poi rispondere da solo - Perché esiste una coscienza collettiva, assimilabile ad un senso di colpa dello Stato italiano. Rispetto a questo tipo di utenza deve esserci una garanzia. Ci vuole il contributo dello stato".
 
Gli interventi dei politici partono con il contributo dell'onorevole Farina che ha parlato dei media nel ruolo "ricordo delle nostre radici. E' importante dare una informazione di qualità agli italiani che vivono fuori dal nostro paese, persone che non devono essere chiamate ‘emigrati', poiché è solamente un cittadino italiano che vive all'estero, ma che dentro di se si sente a tutti gli effetti italiano. Non bisogna tirarlo via dalle sue radici. La comunità italiana è fatta di cittadini protagonisti e la stampa deve essere all'altezza di questo messaggio. Sogno un giornale italiano, anzi plurilinguistico, che deve essere sostenuto. La stampa - ribadisce in conclusione Farina - non deve rappresentare gli stereotipi, ma la realtà e deve aiutare gli italiani all'estero a far conoscere l'Italia".
 
L'onorevole Narducci sposta l'attenzione sulle modalità di distribuzione dei fondi. "Il problema va posto in una sede più decisionale, rispetto a questo pure meritevole seminario. Siamo di fronte a una complessità enorme. Questo è uno scenario che non prevede solamente la stampa, ma anche gli istituti di cultura e gli istituti religiosi che si occupano della promozione della lingua italiana e che non rientrano nei 2 milioni di provvidenze previste per i periodici. Ci sono molti attori protagonisti, dunque. Molti di questi - conitnua l'onorevole - esistono da prima della legge che ha attribuito queste risorse. I fondi sono queste dal 2000, ma nel frattempo c'è stata una rivoluzione mediatica. Esiste una politica riguardo a tale argomento, ma non credo sia al passo con i tempi. Riguardo ai tagli, poi, bisogna capire che l'editoria italiana all'estero è una ricchezza che non può essere spazzata via utilizzando la scusa ‘la politica del fannullone'. Certo è importante la qualità del lavoro svolto da questi editori, ma il problema è che bisogna prima di tutto concentrarsi sull'eliminare chi imbroglia in questo settore. La rete diplomatica consolare deve smetterla di mettere la testa sotto terra e fare come lo struzzo, facendo finta di non vedere. Le certificazioni devono essere corrispondenti alla realtà. Un altro elemento è quello della moltiplicazione delle testate - lo stesso editore che crea prodotti satellite per prendere più soldi. Bisogna, dunque, partire da qui per rivedere il sistema della stampa italiana all'estero".
 
 Se l'onorevole Angeli afferma che "ben vengano i giornali e le scuole, gli istituti che insegnano l'italiano. Dobbiamo essere anche noi, gli italiani nel mondo, a promuovere la nostra cultura e dobbiamo anche promuovere il turismo di ritorno", l'onorevole Merlo ricorda come "ci troviamo in un momento di grande difficoltà, c'è una turbolenza finanziaria. Nonostante ciò non è il momento di tagliare, ma bensì di riorganizzare questo settore. E quando parlo di razionalizzazione, intendo anche la trasparenza che deve essere alla base dell'erogazione di questi fondi. Bisogna premiare le testate che realmente lavorano e che promuovono la lingua italiana. E bisogna cancellare quelle testate che letteralmente ‘non esistono'. Bisogna essere meno ipocriti. E - conclude Merlo - bisogna soprattutto pensare alle svolte future. Bisogna capire che non esiste un mercato unico, ma ce ne sono vari e si deve trovare un punto di incontro tra questi diversi mercati".
 
L'onorevole Antonio Razzi (Idv), ha  affermato che  "Nel mondo esistono circa 6.800 lingue conosciute. L'italiano rappresenta solo lo 0,01 % di tutte le lingue. Fuori dall'Italia, sono oltre 350 milioni gli individui che s'identificano nei valori, nella cultura e nella tradizione italiana. Il potenziale italico è un bacino composto da quasi 70 milioni di italofoni di madre lingua, 55 milioni di italofoni (individui la cui madrelingua non è l'italiano ma che parlano italiano) e 230 milioni di persone che trattano o consumano prodotti e servizi che rimandano all'italicità".
 
 "Grazie anche alle nuove tecnologie - prosegue Razzi - negli ultimi decenni abbiamo assistito ad un aumento quantitativo globale dei media che trattano di italiani all'estero. La stampa cartacea resta il vettore principale e insieme alla rete di testate audiovisive, prodotte in Italia e all'estero, costituisce un prezioso punto di riferimento sia per l'informazione che veicola che per i vincoli di solidarietà e coesione che favorisce". "Di qui - prosegue -  l'esigenza di attuare una seria strategia di conoscenza reciproca tra le "due Italie" che diffonda, fra le comunità all'estero, l'informazione più autentica e presenti all'opinione pubblica italiana un'immagine dei connazionali moderna e completa". "Per integrare le nuove generazioni - conclude Razzi - diventa essenziale lavorare al recupero dei valori e alla diffusione della lingua italiana all'estero. Questi gli obiettivi da raggiungere. Il Governo e il Parlamento devono impegnarsi ad adottare gli strumenti legislativi e finanziari necessari a implementare l'esigenza di un'informazione nazionale come mezzo per rafforzare la propria presenza economica e commerciale all'estero".
 
Anche il senatore Alfredo Mantica, Sottosegretario al Ministero degli Affari Esteri con Delega per gli Italiani all'estero, ha deluso l’attesa. Però la sua assenza è stata compensata dall’invio di un messaggio tramite un suo portavoce in cui dopo aver fatto una panoramica degli introiti che ricevono gli editori italiani all'estero ha auspicato come "nell'epoca di internet sia opportuno investire nelle nuove tecnologie. La questione è aperta, poiché non si tratta solamente di problemi politici, ma di vere e proprie scelte di mercato. La funzione principale di uno strumento di comunicazione del 3° millennio dovrebbe essere quello di cercare di fare rete, fare network e credo - ha concluso Mantica - che l'obiettivo futuro si quello di costruire una grande piattaforma degli italiani nel mondo e di chi non è italiano ma guarda all'Italia".
 
La risposta alla questione posta in essere da questo Seminario è venuta dalla voce di Riccardo Franco Levi il quale ha mostrato immediatamente la sua preoccupazione. "La situazione non è felice. Le voci riguardanti l'editoria all'estero, ma non solo, subirà dei forti tagli e di certo non posso essere io il difensore di una politica che non condivido. Io ho lavorato al fianco di Rai International e ho notato come è cambiata la comunità degli italiani all'estero. Accanto alle comunità tradizionalmente costituite, ci sono gli italiani che viaggiano per il mondo e ci sono anche i non italiani comunque interessati all'Italia. Per questi tipi di target bisognava fare una televisione di qualità, come deve essere fatta un'editoria altrettanto di livello. E' vero che per ottenere ciò, e noi ne avevamo fatto richiesta, bisognerebbe incattivire i controlli riguardo chi specula sui contributi e le provvidenze. Bisogna capire che anche grazie alla stampa la comunità italiana fuori confine continua a vivere e questo è un valore enorme. Putroppo - conclude Levi - vedo un futuro negativo davanti a noi".
 
L'ultima parte del Seminario riguarda la risposta di Camera e Senato agli editori e la voce che parla è quella dell'onorevole Gaspare Giudice, Vice Presidente della Commissione Bilancio della Camera, il quale dichiara come questo "sia un momento fondamentale per far scoppiare la pace. Ci troviamo in un momento di crisi finanziaria che chiamo crisi di sistema. E c'è bisogno di pace in questi momenti per riscrivere le regole. E' evidente che in questo periodo critico se ci sono delle risorse vanno impiegate per affrontare il terremoto finanziario che il mercato mondiale sta vivendo, ma bisogna anche cercare, compatibilmente con i problemi di bilancio, di affrontare anche situazioni importanti come quella dell'editoria. E la Camera ed il Senato rispondono agli editori con il proprio impegno. Condivido l'importante ruolo della stampa italiana all'estero. La strada è lunga, questa crisi è forte e racchiude grandi responsabilità. Se non avremo la capacità di riscrivere le regole insieme difficilmente riusciremo ad uscire da questa crisi".
 



 
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