Cai ritira il piano di salvataggio, Berlusconi perde una battaglia, l’opposizione gongola
di Alfonso Maffettone
ROMA, 18 SETT, (Italia Estera) – La Compagnia aerea italiana, (Cai), ha gettato la spugna. Roberto Colaninno, presidente della societa’ costituita da una cordata di 16 imprenditori italiani ,ha ritirato oggi pomeriggio il piano di salvataggio di Alitalia, l’azienda del trasporto aereo fra le piu’ indebitate al mondo con una perdita di un milione di euro al giorno. La CGIL e i sindacati autonomi dei piloti e degli assistenti di volo non hanno condiviso il consenso espresso da Uil, Cisl e Ugl ed hanno risposto all’ultimatum di Roberto Colaninno per la firma del contratto con una controproposta per allungare le trattative. La Cai ha detto no ed ha affermato in un comunicato che “ulteriori concessioni e dilazioni metterebbero irrimediabilmente a rischio la realizzazione del piano”.
Masse urlanti del personale di volo e di cabina che era riunito in assemblea all’aeroporto di Fiumicino, appena hanno appreso la notizia dagli altoparlanti di alcuni sindacalisti, hanno applaudito e scandito slogan con lo stesso vigore di quelli che si sentono allo stadio nella curva degli ultra’ del calcio. Una delle frasi piu’ ripetute era “meglio falliti che in mano a questi banditi”. L’oratore piu’ importante del raduno e’ diventato ad un certo momento Antonio Di Pietro, il leader di Italia dei valori, ex ministro del governo di centro sinistra famoso per aver destrutturato piu’ che strutturato l’Italia ed ex magistrato dalle manette facili.
Le immagini di Fiumicino, proiettate dalla reti televisive, hanno fatto vedere una folla in divisa di piloti, hostess e steward letteralmente impazzita per la gioia in un momento che doveva essere di costernazione per il ritiro dell’unico piano di salvataggio dell’Alitalia ancora in piedi dopo la fuga nei mesi scorsi di Air France-Klm ad opera sempre dell’ intransigenza dei sindacati. “Non e’ splendido” ; qualcuno ha anche esclamato senza pensare che Alitalia si avvia verso il fallimento come ha detto il ministro Maurizio Sacconi.
Il ministro ha rivolto un "sincero apprezzamento" a "Cisl, Uil e Ugl, che hanno avuto il coraggio di assumere una posizione responsabile" ed ha affermato che "l'ultima, letale, manifestazione di questo blocco ideologico-corporativo spiega molte cose nella travagliata storia di Alitalia ed evidenzia perché nessun operatore privato italiano o internazionale ha potuto realizzare un nuovo progetto economico-industriale per il gruppo”. “ Purtroppo, nonostante la evidente alternativa del fallimento che ora si prospetta - ha aggiunto Sacconi- hanno prevalso, in alcuni, una cinica logica politica del tanto peggio tanto meglio, in altri, l'illusione di impossibili interventi pubblici - diretti o indiretti - o di inesistenti soluzioni alternative capaci di riprodurre i vecchi privilegi".
Ma e’ il fallimento cio’ che vogliono i piloti e gli assistenti di volo?. E’ un interrogativo che terrorizza chi ha un minimo di buon senso ed e’ preoccupato dell’attuale situazione economica dell’Italia. O vogliono la nazionalizzazione della Compagnia? Sarebbe un percorso veramente impervio o impossibile in un momento di gravi difficolta’ per tutta l’Europa minacciata dai problemi di crescita, di occupazione ed inflazione e dalla tempesta finanziaria dei muti subprime negli Stati Uniti.
“La situazione e’ drammatica. Siamo sull’orlo di un precipizio”, ha detto il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Il premier nei mesi scorsi si era opposto all’operazione Air France ed aveva promosso, per salvare l’identita’ nazionale di Alitalia, una cordata di imprenditori che si e’ costituita in societa’ con la denominazione Compagnia aerea italiana (Cai).
L’iniziativa e’ stata osteggiata dall’opposizione del Partito Democratico del leader Walter Veltroni che ha soffiato sul fuoco ed ha influenzato non poco le trattative sostenendo che Berlusconi aveva fatto una cordata di imprenditori amici fra Benetton e Colaninno patron della Piaggio ed aveva imposto condizioni ai sindacati. Pierluigi Bersani, ex ministro dell’economia, ha affermato che l’operazione Alitalia era stata condotta in mondo “irresponsabile e senza scrupolo” dal governo. L’ex ministro degli esteri Massimo D’Alema aveva accusato Berlusconi di aver sabotato la soluzione Air France-Klm che era a suo dire “piu’ solida” per favorire gli imprenditori italiani.
Cgil e sindacati autonomi del personale viaggiante, consapevolmente secondo Berlusconi, si sono lasciati irretire nella trappola della sinistra ed hanno mandato all’aria, e’ il caso di dirlo, l’unico piano possibile per il salvataggio di Alitalia. Per Silvio Berlusconi e’ una battaglia persa. Il primo ministro aveva indicato che le priorita’ assolute del suo governo erano Alitalia e i rifiuti in Campania. A Napoli e nella regione la crisi e’ stata risolta. Ma l’Alitalia?. Sicuramente Berlusconi non si arrendera’, non e’ il tipo da alzare bandiera bianca. Studiera’ qualcosa per venire fuori da questo pasticciaccio.
Alfonso Maffettone/Italia Estera