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10 lug 2008G8:Divisione fra nazioni ricche e paesi emergenti sui cambiamenti del clima

di Alfonso Maffettone

TOKYO, 9 LUG, (Italia Estera) – Solo impegni generici sulla grande sfida globale del riscaldamento del pianeta. Il summit delle nazioni industrializzate del G8 più l’Unione Europea si è concluso oggi in Hokkaido, l’isola settentrionale del Giappone, senza risultati ma ha sancito il più stretto coinvolgimento degli Stati Uniti sui cambiamenti del clima e la partecipazione ai lavori del G8 delle cinque potenze emergenti Cina, India,Brasile, Messico e Sud Africa e di tre fra le maggiori nazioni commerciali, Australia, Sud Corea e Indonesia.

Le potenze emergenti si sono rifiutate di sottoscrivere un documento elaborato dal G8, (Stati Uniti, Giappone, Germania, Francia, Canada, Italia, Gran Bretagna e Russia), per il dimezzamento delle emissioni di gas ad effetto serra per il 2050 sostenendo che non prenderanno iniziative fino a quando nazioni ricche come gli Stati Uniti non ridurranno il tasso di inquinamento atmosferico nei prossimi dieci anni. Cina,India e gli altri paesi affermano di aver appena cominciato la crescita economica e di dover risolvere gravi problemi all’interno delle loro società come la povertà, la fame ed il sotto sviluppo.
I Paesi emergenti sottolineano che la possibilità di raggiungere questi obiettivi di lungo termine dipende anche da «tecnologie economiche, nuove, innovative e più avanzate» e chiedono una forte «cooperazione tecnologica con trasferimento di conoscenze avanzate».

La divisione verificatasi fra le 16 nazioni non ha scoraggiato il presidente George Bush il quale si è dichiarato soddisfatto. “In ordine al cambiamento del clima è necessario che tutte le potenze economiche siedano e discutano attorno ad un tavolo. Questo è quanto è accaduto oggi” ha detto.
Il Capo dell’ Esecutivo Usa, giunto alla fine del suo secondo ed ultimo mandato, ha subito in passato pressioni internazionali per un atteggiamento più aggressivo sui problemi dell’ambiente ed intende lasciare in eredità la strada per un trattato internazionale che includa nazioni in via di sviluppo come Cina ed India.
Dopo Hokkaido, il nuovo presidente americano, che sarà eletto in novembre, potrà così confrontarsi con i Paesi emergenti al prossimo G8 e influenzare i negoziati sul clima che le Nazioni Unite condurranno nel dicembre 2009 in Danimarca.

Nei suoi tre giorni di riunione in Giappone il G8 si è anche occupato della fame nel mondo, dell’aumento dei prezzi alimentari e del petrolio. Sono stati stanziati aiuti per 25 miliardi di dollari all’anno ai paesi più poveri dell’Africa ma gli impegni in passato non sono stati sempre rispettati. Il problema è che dal 2005 a oggi sono stati rispettati solo al 14% e sembra davvero difficile che entro il 2010 – data di riferimento – tutti possano versare gli arretrati, soprattutto in tempi di crisi economica (Gran Bretagna e Stati Uniti sono i più virtuosi).
E’ stata confermata la distribuzioni di 60 miliardi di dollari a scopi sanitari per un progetto di cinque anni ma le ONG (Organizzazioni non governative) sostengono che servirebbe il triplo.

Sul piano politico il G8 ha dichiarato illegittime le recenti elezioni in Zimbabwe ed ha condannato il vecchio e feroce dittatore Mugabe che ha ottenuto la riconferma con persecuzioni e violenze contro gli esponenti dell’opposizione. Il Gruppo degli Otto Grandi, inclusa la Federazione russa inizialmente contraria, è pronto a imporre sanzioni contro lo stato africano. “Se il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite troverà un accordo in tal senso", ha detto nella conferenza stampa di chiusura il primo ministro giapponese, Yasuo Fukuda.

Ma il premier Silvio Berlusconi sostiene che "i tempi sono tali per cui è ancora possibile ottenere una spartizione del potere" fra l'attuale presidente e l'opposizione.
"Al contrario di quello che qualcuno ha scritto, ha detto Berlusconi, io non ero contrario alle sanzioni, ma ero per lasciare il tempo al presidente sudafricano Thabo Mbeki e alla sua autorevolezza di cercare di rimediare alla situazione".

Il presidente Usa George W. Bush ha annunciato durante il G8 la sua presenza l’8 agosto a Pechino alla cerimonia inaugurale delle Olimpiadi. Scartata l’ipotesi di boicottaggio per le repressioni cinesi in Tibet anche per il presidente francese Nicolas Sarkozy il quale ha assicurato oggi la sua partecipazione, spiegando che in Cina rappresenterà anche l'Unione europea come presidente di turno del Consiglio Ue. Alla cerimonia di inaugurazione ci saranno anche il premier giapponese Yasuo Fukuda, il presidente sudcoreano Lee Myung-Moon e, molto probabilmente, il premier italiano Silvio Berlusconi ("Penso di andare, anche se devo verificare l'agenda", ha detto oggi il presidente del Consiglio) e il presidente russo Dmitrij Medvedev. Non ci saranno invece il segretario generale dell'Onu Ban Ki-Moon (ufficialmente "per ragioni di agenda"), il cancelliere tedesco Angela Merkel e il primo ministro britannico Gordon Brown: quest'ultimo parteciperà però alla cerimonia di chiusura, quando raccoglierà simbolicamente la fiaccola olimpica per i Giochi del 2012 che si svolgeranno a Londra.
Quanto all'America Latina, è certo che il presidente brasiliano Inacio Lula Da Silva non andrà a Pechino, come pure non ci saranno i capi di Stato o di governo di Argentina, Cile, Colombia, Ecuador, Messico e Uruguay

Il prossimo G8 si terrà in Italia fra un anno ma potrebbe non svolgersi nella sede designata nell'isola della Maddalena. Silvio Berlusconi, poco prima di lasciare il Giappone, ha sorpreso tutti dichiarando che i lavori di preparazione in Sardegna, complici le difficoltà logistiche, potrebbero non essere completati in tempo. Il premier ha invece confermato che il summit manterrà l'attuale formula a otto, anche se sarà ritoccato il formato per dare più spazio ai Paesi emergenti. In ogni caso il presidente del Consiglio ha assicurato, " una soluzione di riserva” se la sede della Maddalena non sarà disponibile.

Alfonso Maffettone/Italia Estera




 
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