Applausi e ovazioni, la difesa della dignità umana contro terrorismo e povertà
di Alfonso Maffettone
NEW YORK, 18 APR, (Italia Estera) – Di fronte all’Assemblea generale delle Nazioni Unite al Palazzo di vetro di New York Benedetto XVI ha lanciato il suo messaggio per il rispetto dei diritti umani e della dignità della persona come azione collettiva contro terrorismo e povertà e per la speranza di un futuro di pace. “La promozione dei diritti umani resta la più efficace strategia per eliminare le ineguaglianze fra i paesi ed i gruppi sociali e per incrementare la sicurezza”, ha detto il Pontefice nel quarto giorno di visita negli Stati Uniti riscuotendo ovazioni ed applausi dai delegati di 192 paesi scattati in piedi al termine delle sue parole.
E’ stato un discorso imperniato sui temi più importanti di questi primi tre anni di pontificato e degli scritti di Joseph Ratzinger quando era cardinale. La dignità dell'uomo, secondo il Papa, deve essere il valore al centro dell' opera delle Nazioni Unite istituite per prevenire le rovine di un’altra guerra mondiale.
Benedetto è stato il terzo papa a parlare al Palazzo di vetro dopo Paolo VI e Giovanni Paolo II. Ha affrontato con coraggio la crisi del multilateralismo dell’Onu dominato da pochi paesi laddove sarebbe necessaria una diplomazia condivisa che non lasci ai margini i più poveri. Il pontefice ha detto che sarebbe un errore cedere al relativismo di politiche pragmatiche ed ha affermato, in uno dei passaggi più rimarchevoli del suo discorso, che l’Onu deve intervenire in situazioni dove gli stati non sono in grado di difendere i propri cittadini dalle atrocità. “ Ogni stato ha il dovere primario di proteggere la propria popolazione da gravi e ripetute violazioni dei diritti umani. Se sono inabili a garantire questa protezione la Comunità internazionale deve intervenire con i mezzi giuridici previsti nella Carta delle Nazioni Unite ed in altri strumenti internazionali”, ha detto il Papa. . Ed in un apparente allusione a chi sostiene che queste azioni costituiscono una interferenza, ha invece detto “ non debbono essere mai interpretate come indebita imposizione o come una limitazione di sovranità. Diversamente, è l’indifferenza o la mancanza di intervento a fare più danno”, ha aggiunto il Pontefice.
Nel pronunciare queste parole, Benedetto XVI non ha citato una nazione nè un conflitto, né ha espresso una condanna. E’ stata un’ allocuzione di mezz’ora, soffice e densa di filosofia e teologia, le due materie di cui Ratzinger è professore.
“Invero le vittime di privazioni di ogni genere e di disperazione per la dignità umana violata con impunità, possono diventare facile preda dei richiami alla violenza e mettere in pericolo la pace”, ha ammonito il Pontefice in una chiaro riferimento alle radici del terrorismo ed ha indicato le priorità cui si ispira il Vatcano : protezione dell’ambiente, difesa delle nazioni povere, specialmente in Africa, dalla rapacità della globalizzazione, contrarietà ad una ricerca scientifica che minacci il «carattere sacro della vita» e l’ identità naturale della persona umana e della famiglia, la tutela della libertà religiosa in tutti i suoi aspetti, anche nella sfera politica.
Benedetto XVI era giunto a New York da Washington a bordo dell’aereo speciale dell’Alitalia “Shepherd One” e visiterà Ground Zero, il sito delle torri gemelle crollate sotto l’attacco terroristico dell’11 settembre 2001. Domenica celebrerà la messa allo Yankee Stadium e partirà per Roma. Stasera ha incontrato i rappresentati della comunità ebraica nella Sinagoga in Park East, un edificio fondato nel 1890 dagli ebrei provenienti dai territori europei dell’impero austro-ungarico. A capo della comunità è il rabbino Arthur Schneider, uno dei sopravvissuti all’Olocausto con legami di lunga data con il Vaticano.
E’ la prima volta che un Papa è entrato in una sinagoga negli Stati Uniti. Gli altri due pontefici , Paolo VI e Giovanni Paolo II, sono stati nelle sinagoghe in Europa.
I giornali americani rilevano che il messaggio più chiaro di tutti che Benedetto ha desiderato lanciare, durante la sua breve vista negli Stati Uniti, è quello concernente lo scandalo dei preti pedofili degli ultimi dieci anni. Dopo averne parlato più volte, ieri il Pontefice, su sua richiesta, ha avuto un incontro non annunciato nella residenza del Nunzio apostolico con alcune vittime delle violenze avvenute nella diocesi di Boston.”Nessuna mia parola potrebbe descrivere il dolore e il danno inflitti da questi abusi. E’ importante dare amorevole attenzione pastorale a coloro che hanno sofferto”, ha detto Benedetto durante l’omelia della messa celebrata a Washington.
Alfonso Maffettone/Italia Estera