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04 feb 2008ELEZIONI USA: Il Super Martedì delle Primarie


Lotta fra Hillary Clinton e Obama, favorito McCain fra i repubblicani
 
di Alfonso Maffettone

NEW YORK, 4 FEB , (Italia Estera) – L’ex governatore del Massachusetts, Mitt Romney ha vinto le primarie repubblicane nel Maine, svoltesi sabato, con il 57% dei voti su John McCain ( 22%); su Ron Paul (19%)e su Mike Huckabee ( 5%).

I risultati del Maine non sono ritenuti importanti per la corsa alla Casa Bianca del 4 novembre ma sono significativi per domani, il super martedì del 5 febbraio che chiamerà alle urne o ai caucus metà della popolazione degli Stati Uniti per le primarie presidenziali, costa a costa, da New York alla California. Un supertest a livello nazionale con 22 stati in lizza e una ricca posta in palio, 1681 delegati per la convention democratica di fine agosto a Denver in Colorado e 1023 per la convention repubblicana dei primi di settembre a Minneapolis nel Minnesota.
La battaglia elettorale si preannuncia serratissima e dall’esito incerto in entrambi i campi. Molti sono convinti che il super martedì non riuscirà a dare indicazioni decisive sulle nomination dei due candidati che si sfideranno per la presidenza degli Stati Uniti e rinvierà la scelta al prosieguo della gara. Ma una cosa è certa, si è già avverato il sogno americano!. Una donna ed un nero sono per la prima volta in gara per la Casa Bianca, una cosa impensabile fino a qualche anno fa. Ed altro fatto impensabile: la Clinton e Obama non hanno escluso, in un dibattuito televisivo a Los Angeles, il sogno di una donna presidente e di un nero vicepresidente, un ticket straordinario, se vinceranno i democratici..

Fra i repubblicani il grande favorito è il veterano del Vietnam, John McCain, 71 anni, senatore dell’Arizona e candidato appoggiato dal New York Times, dall’ex sindaco di New York, Rudoplh Giuliani, ritiratosi dalle presidenziali dopo la sconfitta in Florida e dal governatore della California, Arnold Schwartzeneger. Vincitore delle primarie in New Hampshire, in South Carolina e Florida, McCain è incalzato da vicino dal mormone Romney. L’ex governatore del Massachusetts e’ esperto in economia ed ha anche elaborato un piano per il risanamento del Paese ora sull’orlo della recessione ma viene criticato per la volubilità dimostrata in passato.

McCain ha fatto della sicurezza il suo cavallo di battaglia anche se ha dimostrato sensibilità per i problemi ambientali e per quelli dell’emigrazione. Durante il week end nel suo giro negli Stati del Sud, in Tennessee ed Alabama, ha criticato i candidati democratici che “vogliono alzare bandiera bianca e ritirare le truppe dall’Iraq” e si è impegnato a dare la caccia ad Osama bin Laden fino “ alle porte dell’infermo”. Sulla lotta contro l’Islam fondamentalista e radicale non ha dubbi. ”E’ la sfida trascendentale del 21° secolo”, ha detto McCain.

Fra i democratici, testa a testa, fra Hillary Clinton ed il senatore nero dell’Illinois Barack Obama. Clinton resta la favorita nonostante la strepitosa vittoria di Obama nel South Carolina. L’ex first lady dovrebbe vincere facilmente nella California che assegna ben 370 delegati ed è uno stato cruciale per la presenza di un folta comunità ispanica nella quale lei e il marito – l’ex Presidente - sono molto popolari. Inoltre Hillary Clinton gode dei favori del pronostico nell’Arkansas dove il marito è stato governatore e nei ricchi stati dell’East Coast, New York, New Jersey, Connecticut.

Ma la Clinton ha ricevuto un duro colpo elettorale dai Kennedy. La famiglia icona degli Stati Uniti, che finora non si era mai schierata per nessuno , è scesa in campo per dare il proprio sostegno ai candidati democratici: i più autorevoli Ted, suo figlio Patrick deputato Usa, Caroline, figlia del presidente ucciso a Dallas nel 1963 ed Ethel, la vedova di Bob, si sono pronunciati per Obama . Gli altri Kennedy per lei.
La Clinton non ha gradito la divisione dell’influente clan democratico che avrebbe voluto tutto per lei ma la colpa è stata sua. Nella campagna elettorale ha dato troppo spazio al marito Bill il quale ha attaccato Obama sulla razza ed ha messo in dubbio le vacche sacre dei diritti civili, troppo per i Kennedy delle “nuove frontiere”.

Venuto dal nulla Obama vuole cambiare il Paese. Ha entusiasmato gli americani , soprattutto i giovani che vedono in lui un nuovo Kennedy. Il candidato afroamericano, che ha fatto del cambiamento la sua bandiera, può vincere nell’Illinois, terzo stato più importante con i suoi 153 delegati in palio ed in altri ad alta concentrazione di neri:Georgia. Alabama, Tennessee. Inoltre dovrebbe dire la sua nei caucus in Alaska, North Dakota, Colorado, Minnesota, Kansas, Idaho.”Non c’è dubbio che noi abbiamo fatto progressi e non c’è dubbio che la Clinton resta favorita. Ma se la gente viene a conoscenza del mio programma , non c’è dubbio che noi faremo bene”, ha detto più volte Obama alle folle che lo inneggiavano al grido “We can”, “Si possiamo cambiare”.

In questi giorni Hillary Clinton e Obama hanno smorzato i toni e sono apparsi cortesi e gentili fra loro pur ribadendo ciascuno le proprie posizioni sulla sicurezza sanitaria e gli altri temi della loro campagna elettorale. E’ apparso ridimensionato anche il ruolo dell’ex presidente Bill. “Io sono la candidata alla Presidenza, questa è la mia campagna. Alla fine il presidente decide da solo”, ha risposto la Clinton quando le è stato chiesto se era in grado di tenere sotto controllo l’invadenza del marito.
Alfonso Maffettone/Italia Estera



 
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