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16 gen 2008Benedetto XVI non andrà all'università di Roma 'La Sapienza'

 
E' quanto ha reso noto la sala stampa della Santa Sede con un comunicato ufficiale. Il centrodestra accusa il governo di danneggiare, ancora una volta, l'immagine dell'Italia nel mondo.

ROMA, 15 GEN.  ''A seguito delle ben note vicende di questi giorni - si legge nel testo del comunicato vaticano - in rapporto alla visita del Santo Padre all'Università degli Studi La Sapienza, che su invito del Rettore Magnifico avrebbe dovuto verificarsi giovedì 17 gennaio, si è ritenuto opportuno soprassedere all'evento''. ''Il Santo Padre - conclude il testo - invierà, tuttavia, il previsto intervento''.

A quanto pare le ragioni di sicurezza, cioè dell'incolumità assoluta del Papa, alla fine hanno prevalso nella scelta definitiva compiuta dal Vaticano. Ma il Viminale precisa che le misure per garantire la ''piena sicurezza'' del Papa in occasione dell'annunciata visita, erano state messe a punto questa mattina in sede di Comitato provinciale per l'Ordine e la Sicurezza Pubblica. ''Alla riunione - rileva il Viminale - erano presenti il Rettore Guarini e alcuni responsabili della sicurezza del Vaticano''.

In mattinata padre Ciro Benedettini, vicedirettore della Sala stampa vaticana, aveva confermato la visita: ''Non esistono cambiamenti di programma'', aveva affermato Benedettini. E gli studenti, dopo aver occupato le Aule del Senato accademico, avevano ottenuto dal rettore Renato Guarini di poter manifestare all'interno della Città universitaria il proprio dissenso alla visita di Papa Ratzinger.

In una dichiarazione di Giorgio, del Coordinamento dei Collettivi della Sapienza  viene espressa tutta la soddisfazione per aver impedito la visita del Pontefice: ''E' una magnifica vittoria di tutti i collettivi universitari e degli studenti che in questi giorni si sono radicalmente opposti alla visita del Papa per l'inaugurazione dell'Anno Accademico alla 'Sapienza''',.

Gli studenti, riuniti in assemblea, racconta ancora Giorgio, hanno accolto la notizia con applausi, baci, abbracci e grida di giubilo. ''Questa rinuncia - sottolinea- è una vittoria dell'idea che gli studenti hanno dell'Università, di un'Università pubblica e laica, e di un sapere libero e di una ricerca libera, non dettata da ingerenze religiose. E' -ribadisce- la vittoria della ragione sulla fede''.

A chi li accusa di aver di fatto impedito di parlare al Pontefice risponde: ''non abbiamo negato la possibilità di parlare, l'avemmo fatto entrare e tenere il suo discorso. Ma il Papa non veniva a portare un saluto alla comunità accademica ma a tenere il discorso conclusivo dell'inaugurazione dell'Anno Accademico, come capo di uno stato estero, come capo della Chiesa. Non si tratta di censura -conclude - ma di rispetto per i luoghi e i ruoli. Loro hanno i loro luoghi di culto, l'Università è un luogo pubblico e laico''.

Amareggiato invece il Rettore della 'Sapienza' Renato Guarini: ''Apprendo della decisione della Santa Sede e la rispetto, anche se con rammarico. L'incontro con il Pontefice poteva rappresentare un momento importante di riflessione per credenti e non credenti su problemi etici e civili, quale l'impegno per l'abolizione della pena di morte, che sono la linfa vitale del nostro lavoro didattico e di ricerca''.

''L'ascolto della voce di uno studioso che ha scritto su temi del nostro tempo - sottolinea Guarini - sarebbe stato alimento per la libertà delle coscienze e per tutti coloro che si interrogano laicamente''. ''Benedetto XVI - conclude il Rettore - farà pervenire il testo del discorso che avrebbe pronunciato durante la cerimonia che sarà distribuito ai presenti''.
 
A quanto si apprende negli ambienti del Quirinale, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha inviato questa sera al Papa Benedetto XVI una lettera personale in relazione alla rinuncia a svolgere il previsto intervento all'Università La Sapienza di Roma
 
Fabio Mussi interviene alla Camera a nome del governo. Il ministro dell'Università condanna i professori, definendo quanto avvenuto "gravemente sbagliato per la natura dell'Università e della sua missione".
 
Il centrodestra accusa il governo di danneggiare, ancora una volta, l'immagine dell'Italia nel mondo. In più l'opposizione, stavolta assieme al Pd, attacca i 67 promotori dell'appello contro Benedetto XVI riscoprendo la formula dei 'cattivi maestri', l'espressione con cui Indro Montanelli additò i professori che, secondo lui, negli anni '70 incitarono i propri studenti alla lotta armata.
 
Un paragone rilanciato dagli azzurri Maurizio Lupi e Fabrizio Cicchitto, da Gianni Alemanno e Riccardo Pedrizzi di An, da Francesco Storace (La Destra) e dal capogruppo Pd, Antonello Soro.
 
Durissimo anche il leader di An, Gianfranco Fini: ''E' inaccettabile che qualcuno in nome della laicità abbia atteggiamenti laicisti e irrispettosi e che non hanno nulla a che vedere con la democrazia italiana". "Complimenti - ironizza il leader Udc, Pier Ferdinando Casini - ai 67 firmatari dell'appello. Con la loro intolleranza hanno dimostrato lo stato di desolazione dell'Università italiana e la debolezza culturale dei reduci del '68. Se questi sono i maestri dei nostri figli, c'é da aver paura per il nostro futuro". Infine, Umberto Bossi: "Mi meraviglia che i politici non abbiano difeso il Papa prima, quelle di queste ore sono difese tardive. E' l'uomo più importante di Roma a lui guardano milioni di persone in tutto il mondo. E' lui che fa vivere ancora Roma e la risposta è questa... Lo trovo sconcertante".
 
Luca Romagnoli, segretario della Fiamma Tricolore e professore di Geografia alla Sapienza di Roma, propone a studenti e professori di boicottare l'inaugurazione dell'anno accademico alla Sapienza, dopo l'annullamento della visita del Papa. "Convochiamo i Consigli di Facoltà: esorto tutti gli studenti della Sapienza alla diserzione pubblica", afferma in una nota Romagnoli. "Contro il fondamentalismo del pensiero unico e del laicismo a tutti i costi - aggiunge - esorto tutti, studenti e professori che vogliono difendere la libertà di pensiero, a boicottare l'inaugurazione degli Anni Accademici in tutta Italia". "Non si può parlare di libertà di pensiero e di cultura impedendo al Santo Padre, tra l'altro docente e uomo di elevata cultura di intervenire"
 
l'on.Franco Narducci, Presidente dell’UNAIE (Unione Nazionale Associazioni Immigrati ed Emigrati) commentando la notizia della rinuncia del Papa a recarsi all’Università “La Sapienza” in seguito ad episodi di intolleranza di una ristretta minoranza ha affermato che “questo rappresenta uno scacco all’esercizio del pensiero critico e del linguaggio nello scambio dialogico con l’altro che dovrebbe essere fondamentale per ogni ambiente accademico”.
“L’insieme della nostra educazione e della nostra cultura è informata a questi valori e gli episodi di intolleranza che hanno consigliato Benedetto XVI a rinunciare a recarsi all’università di Roma “La Sapienza” sono un segnale preoccupante circa la possibilità di sviluppare in Italia un dialogo civile e democratico tra impostazioni culturali diversi”. “Il fatto è particolarmente grave - ha proseguito il Presidente Unaie – in un tempo caratterizzato dalle sfide della globalizzazione che richiedono la capacità del confronto e dell’integrazione tra le diversità”.
“Agire in maniera laica - ha proseguito il presidente Narducci - significa capacità di mettersi in discussione e darsi come metodo la ricerca senza condizionamenti pregiudiziali. Questo è stato l’atteggiamento di noi italiani emigrati nel mondo; peccato che a causa di un manipolo di facinorosi l’Italia stia assumendo il volto dell’intolleranza.
“E’ stato procurato un irrimediabile danno - ha incalzato il presidente dell’UNAIE – all’immagine dell’Italia accogliente e per questo auspico che le autorità accademiche non si lascino intimidire  dall’accaduto e prendano l’iniziativa di invitare nuovamente a “La Sapienza” il Santo Padre a testimonianza del vero clima di accoglienza e di dialogo”.
“Sono particolarmente dispiaciuto - ha concluso l’on. Franco Narducci - che pochi consegnatari della cultura della contrapposizione abbiano creato questo clima impedendo, con poche grida intimidatorie, a tanti docenti e studenti di ascoltare le parole di un prestigiosissimo accademico oggi Sommo Pontefice: sicuramente le sue parole sarebbero state illuminanti sul significato del bene comune”. (Italia Estera).



 
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