NEW YORK -Domani 19 settembre, dopo 75 anni non ci sarà la processione della statua di San Gennaro attraverso le vie di Little Italy. Tutto è stato rinviato: dalla sfida a chi mangia più cannoli alla pasticceria Ferrara, alla distribuzione delle zeppole calde ricoperte di zucchero ai turisti che accompagnano la statua del Santo in processione.
I “Figli di San Gennaro”, l’associazione che ogni anno organizza la festa del santo patrono di Napoli, ha annunciato che le celebrazioni per la prima volta dopo 75 anni sono rimandate a data da destinarsi.
A New York il quartiere di Little Italy è a non meno di due chilometri distanza dal luogo dove fino ad otto giorni fa c’era il World Trade Center.
Domenica, a quattro giorni dal disastro, la polizia ha consentito finalmente ai cittadini di avventurarsi più a sud e finalmente anche la metro ha ricominciato a trasportare passeggeri oltre la quattordicesima strada. Ma a Little Italy si respira un rispettoso silenzio ed i proprietari dei negozi hanno già smantellato le bancarelle che erano state montate sui marciapiedi in occasione della festa di San Gennaro che poi è stata rimandata.
La Stazione 55 dei pompieri è ubicata proprio oltre l’incrocio con Elizabeth Street. I passanti si fermano dinanzi all’ingresso per osservare i mazzi di fiori lasciati lì, circondati da candele accese e da foglietti di carta con su scritti i ringraziamenti per i pompieri. Salvatore Sarnacchiaro proprietario del ristorante “Benito II” su Mulberry street nel passare davanti alla Stazione 55 dei pompieri, incontra il vigile di servizio Gorge Ambrosiani. Gli chiede quanti uomini ci sono con lui in servizio. Gli risponde: otto. Porterà da mangiare per quattordici. Sarnacchiaro è arrivato a New York molti, molti anni fa. Da quarantaquattro anni dirige il suo ristorante. E’ molto avvilito: “Quelle torri erano il nostro Colosseo, il nostro Vaticano. A New York venivi per vedere le Torri Gemelle , ne eravamo orgogliosi . Era il nostro simbolo. Quando tornavi a New York vedevi le Torri Gemelle e dicevi “Sono tornato a casa”. Ora si vede la linea dell’orizzonte. Allora se anche non hai perso nessuno, è come se ti avessero portato via qualcosa.
All’angolo tra Hester e Mulberry Street Carmine Tortoriello, proprietario del Caffè Napoli, è molto provato dice: “Conoscevo molta gente che si è trovata lì, molti pompieri di Elizabeth street “ Lui che da bambino ha vissuto i bombardamenti di Napoli durante la seconda guerra mondiale, aggiunge: “Non è facile abbandonarmi alle lacrime: E’ una cosa troppo crudele uccidere degli innocenti. Diecimila persone. Ma che siamo scarafaggi? La figlia di Tortoriello Carmela accompagna il padre. Vive a Greenwich Village e non è tornata ancora a casa sua. “Abbiamo visto gli aerei sfiorare il nostro palazzo. Non possiamo tornare. Se l’edificio fosse crollato di lato saremmo morti. Avevamo appena lasciato la nostra abitazione per venire qui che mia zia ha chiamato da Napoli e piangeva come una bambina” (segue)