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13 dic 2007UNA NUOVA OCCASIONE

L’editoriale di Marco Basti su Tribuna Italiana
BUENOS AIRES, 13 OTT. - Tribuna Italiana/ Italia Estera -  Lunedì scorso ha prestato il giuramento di rito la nuova Presidente della Repubblica Argentina Cristina Fernández de Kirchner
che nelle elezioni dello scorso 28 ottobre ha vinto le elezioni presidenziali raccogliendo oltre il 43 per cento dei consensi degli elettori argentini Come è noto, si tratta del primo caso in cui marito
e moglie sono eletti alla presidenza del Paese in due turni successivi
e in questo i coniugi Kirchner hanno anticipato la presenza
alla massima carica del Paese dei coniugi Clinton, detto questo
con le dovute distanze che separano gli Stati Uniti dall’Argentina
e il fatto che Bill Clinton ha lasciato la Casa Bianca quasi otto anni
fa, mentre l’ex presidente Kirchner continuerà ad abitare nella
dimora presidenziale, cambiando ruoli con la nuova presidente.
Ma al di là delle curiosità e dei commenti sui quali continuano
a cimentarsi gli osservatori locali, c’è da analizzare la presenza alla
cerimonia di insediamento della delegazione inviata dal governo
italiano.
Essa è stata presieduta dal ministro per la Famiglia, on. Rosy
Bindi che è stata accompagnata, tra gli altri, dal sottosegretario
agli Esteri con delega per l’America latina, Donato Di Santo.
Se confrontata con l’importanza delle delegazioni inviate da
quasi tutti i Paesi dell’America Latina (almeno cinque i presidenti
presenti, tra i quali il brasiliano Lula Da Silva), quella italiana
sembra un po’ sottotono. Stessa impressione se si tiene conto dell’importanza
delle delegazioni della Francia, che ha inviato il premier
Fillon, o della Spagna (forse la più diretta concorrente dell’Italia
nell’America Latina), che ha inviato l’erede del trono, il
Principe di Asturias.
C’è da considerare però che pur con tutti i suoi problemi, pur se
decaduta, l’Argentina continua ad essere un Paese importante dell’America Latina, di grande vitalità culturale e il secondo socio
del Mercosur per l’importanza della sua economia. Naturale
quindi che i Paesi dell’area vogliano essere presenti in un momento
così importante per la vita istituzionale del Paese.
Per quanto riguarda Spagna e Francia, bisogna ricordare che
sono i principali investitori esteri in Argentina e per questo è ragionevole che le delegazioni inviate siano importanti, visto che
devono sostenere gli investitori dei rispettivi Paesi.
Secondo quanto ha riportato il quotidiano “Clarin”, già da tempo
il presidente del Consiglio Romano Prodi e il ministro degli
Affari Esteri D’Alema, avevano avvertito il governo argentino
che per la data di insediamento di Cristina, sarebbero stati impegnati a New York, promettendo comunque una delegazione all’altezza.
E infatti la ministro Bindi è una delle protagoniste del
dibattito politico italiano, è stata concorrente del sindaco Veltroni
nella corsa alla segreteria del nuovo Partito Democratico, il
soggetto politico che riunisce in uno solo, diversi partiti di centrosinistra, di radici socialiste e democristiane come è, appunto,
il caso della ministro della Famiglia, che, tra l’altro è stata vice
presidente dell’Azione Cattolica Italiana ed esponente di spicco
dell’ala sinistra degli ex Dc.
Con Lei è venuto il sottosegretario Di Santo il quale rappresenta
l’altra “anima” della coalizione di governo, la sinistra-sinistra,
ed egli stesso è un navigato esponente di Rifondazione comunista,
partito che l’ultimo fine di settimana si è unito ai Comunisti
Italiani, alla Sinistra Indipendente e ai Verdi per creare
“La sinistra l’arcobaleno”. Come lo ha definito la ministro Bindi,
Di Santo “è un sudamericano nel governo italiano”, battuta con
la quale ha illustrato l’impegno di Di Santo con l’America Latina,
che frequentava già molto tempo prima che diventasse sottosegretario del governo Prodi, stabilendo fluidi rapporti con numerosi esponenti della sinistra del continente.
Di Santo è stato incaricato del rilancio dei rapporti con l’America
Latina che hanno portato, tra l’altro, ad un accordo di rapporti
privilegiati con il Brasile, dello stesso tenore di quelli firmati
con la Cina e con l’India. Giustamente le tre principali potenze
economiche emergenti del pianeta. E inoltre la Conferenza
Italia -America Latina che si è svolta a ottobre a Roma, presenti
numerosi Presidenti e capi di governo dell’America Latina. L’Italia
è inoltre l’unico Paese, al di fuori della Spagna e il Portogallo,
a partecipare ai vertici IberoAmericani.
E l’Argentina? Di Santo arriva in Argentina ogni tre o quattro
mesi ed ha stabilito importanti rapporti con la “Cancillería” argentina, ma anche tra i movimenti politici di sinistra vicini al governo argentino. Sa bene però, che tra i due Paesi, che hanno legami assai profondi di sangue, di cultura e anche di affari, pesa
ancora l’irrisolto problema dei bonds argentini caduti in default e
specialmente la successiva rinegoziazione proposta dal governo
Kirchner, che è stata respinta dalla stragrande maggioranza dei
risparmiatori italiani.
Fino ad oggi le speranze di risolvere il contenzioso erano basate
soprattutto nell’affinità politica tra i due governi. Non è un segreto
che Kirchner identificava il leader del centro destra Silvio Berlusconi
con il suo predecessore Carlos Menem, per cui l’anno scorso
il cambio della guardia in Italia è stato salutato in Argentina
quasi come se fosse stato un successo del governo argentino. Purtroppo però, l’incontro tra il Presidente argentino e Prodi a New
York, fu cordiale fino a che si arrivò ala questione dei bonds. Ed è
nota la dichiarazione di Kirchner, nel senso che, almeno finché lui
era Presidente, non si sarebbe riaperto il negoziato con i risparmiatori non entrati nell’offerta di rinegoziazione.
Ora, anche se c’è una completa continuità con il governo precedente, in Argentina c’è un nuovo Presidente, non legato alla
promessa del precedente. Inoltre ci sarebbe la possibilità che
l’Argentina sia costretta dai tribunali di New York a un negoziato
con gli investitori rimasti fuori dalla rinegoziazione, e ci sarebbe
la possibilità che il governo italiano possa risarcire gli investitori
danneggiati dal default argentino (con i fondi dormienti
delle banche italiane che sarebbero disponibili all’inizio dell’anno
venturo) e negoziare direttamente col governo argentino.
C’è quindi una nuova occasione per superare questa brutta stagione
dei rapporti tra i due Paesi.
La delegazione presieduta dal ministro Rosy Bindi e di cui ha
fatto parte il sottosegretario Di Santo all’assunzione di Cristina
Fernandez de Kirchner, ha quindi il senso di proporre al nuovo
Esecutivo dell’Argentina, una nuova opportunità, una nuova occasione per far ripartire i rapporti tra i due Paesi.
Noi stiamo a guardare.
Speriamo e auguriamoci che l’occasione sia raccolta.

MARCO BASTI /Italia Estera
 



 
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