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18 ott 2007ECONOMIA: Nuovo Record dell’euro, preoccupazioni europee, appello al G7

L’euro  è troppo forte. Il presidente della Confindustria Luca Cordero di Montezemolo e i leaders degli industriali francesi e tedeschi e quello della Confindustria europea temono contraccolpi sulle economie del continente.
Di Alfonso Maffettone
ROMA, 18 OTT, (Italia Estera) -  L’euro ha inanellato un altro record contro il dollaro  raggiungendo oggi 1.4310, la quotazione più alta dalla sua introduzione sui mercati mondiali, dopo il  primato di 1.4283 fissato il I ottobre.
 La moneta unica è stata spinta verso l’alto a Wall Street dove ha avuto un forte impatto la notizia che  Bank of America Corp., la seconda banca in ordine di grandezza  del paese,  ha accusato un calo dei profitti del 32%  nel terzo trimestre come conseguenza della crisi dei mutui subprime. 
Seguendo  Citigroup Inc.e Washington Mutual Inc, gli altri due grossi istituti  finanziari già colpiti  dal dissesto del settore immobiliare Usa, il regresso di Bank of America Corp. ha indotto gli operatori finanziari a vendere il biglietto verde convinti che la Federal Reserve  abbasserà di nuovo i tassi di interesse nella riunione del 31 ottobre  dopo averli ridotti al 4.75 il 18 settembre scorso.
Il dollaro si è così indebolito nei confronti delle sei maggiori valute mondiali fra le quali oltre all’euro anche yen e franco svizzero ed è destinato a perdere ulteriormente quota. “ Lacrime e dolori verranno ancora dal settore del mattone americano”, ha predetto Sanarjii Shankar direttore strategico a Boston della Bank of New York Mellon.
Alcuni analisti sostengono che il dollaro scenderà ad 1.46 contro l’euro per la fine dell’anno. “Probabilmente la Federal Reserve continuerà a tagliare aggressivamente i tassi di interesse mettendo la moneta americana sotto pressione. L’ impatto della crisi dei subprime in Usa sta avendo effetti più prolungati e più significativi di quanto il mercato avesse anticipato”, ha dichiarato Ian Standard, analista della BNP Paribas SA a Londra.
L’euro, però, è troppo forte e preoccupa l’Europa. Il presidente della Confindustria Luca Cordero di Montezemolo e i leaders degli industriali francesi e tedeschi e quello della Confindustria europea temono contraccolpi sulle economie del continente. Essi  hanno spedito una lettera  ai governi di Italia, Francia e Germania per un urgente intervento in “difesa dell’interesse comune”  alla prossima riunione del G7 e si rivolgono ai rispettivi ministri dell’Economia, Tommaso Padoa Schioppa,  Christine Lagarde (Francia), Peer Steinbruck (Germania) e al Presidente dell’Eurogruppo Jean-Claude Juncker per metterli in
 guardia dai “persistenti  squilibri nell’economia mondiale” che “ aumentano il pericolo di ulteriori apprezzamenti delle monete europee”.
“Per le industrie europee –scrivono i leaders  – le fluttuazioni esageratamente rapide  nei mercati dei cambi  sono una fonte crescente di preoccupazione, con l’euro e le altre monete europee che hanno raggiunto negli ultimi mesi storici livelli record. Per questo vi esortiamo  nel prossimo G7 a difendere l’interesse comune  europeo, lavorando ad un aggiustamento ordinato dei tassi di cambio globali e ad un equilibrio dei conti”.
 L’Europa, secondo i leaders industriali,  non deve subire le ripercussioni negative del grande deficit esterno degli Stati Uniti  né del rigido regime monetario adottato in altre parti del mondo. La Cina, che viene indicata fra i paesi con una moneta nazionale debole, deve perciò  rivalutare lo yuan e rendere meno competitivi i suoi prodotti sui mercati occidentali ma anche lo yen giapponese deve modificare la sua quotazione.
 “Per questo chiediamo chiari impegni da parte del G7. Ridurre gli squilibri globali e allo stesso tempo preservare una forte crescita richiede misure per attenuare le pressioni all’ingiù del dollaro,  indurre le autorità cinesi a rivalutare in maniera significativa la propria moneta, lasciare che lo yen rifletta il notevole surplus dei propri conti e portare avanti le riforme per la competitività e per una più alta crescita della produttività in Europa”, afferma  la lettera dei rappresentanti dell’ industria nel vecchio continente.
Alfonso Maffettone/Italia Estera



 
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