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23 apr 2006Vespa, oggi compie sessant'anni

ROMA, 23 APR -(Italia Estera) - Nel 1946 nasceva lo scooter che avrebbe cambiato le abitudini dei motociclisti italiani e sarebbe diventato simbolo della ripresa industriale del dopoguerra
Roma, 23 apr. (Ign) - Sono sessanta ma non li dimostra, perché la 'madre di tutti gli scooter' è ancora arzilla e continua a sedurre gli appassionati delle due ruote di tutto il mondo. Stiamo parlando della Vespa, la due tempi uscita dagli stabilimenti della Piaggio nel 1946 e assurta a simbolo della ripresa industriale dell'Italia nel dopoguerra.

La lunga storia del piccolo scooter comincia dalla tradizione dell'azienda di Rinaldo Piaggio, fondata nel 1884 per occuparsi di carrozze ferroviarie e convertitasi con la Prima guerra mondiale a industria aeronautica. L'esperienza accumulata con la produzione di velivoli fu infatti determinante per il design del nuovo prodotto, il cui progetto venne affidato all'ingegner Corradino D'Ascanio, che inizialmente studiò una due ruote dal disegno inconsueto, derivata dalle piccole moto in dotazione ai paracadutisti. Ecco quindi nascere il 'Paperino', più ufficialmente il prototipo Mp5, che però risultò alquanto sgraziato e indusse il patron di allora, Enrico Piaggio, a scartare il progetto.

D'Ascanio lavorò ancora sulla stessa strada, alternativa alla motocicletta tradizionale. Pesante, scomoda, pericolosa e con la tendenza a sporcare i pantaloni del conducente dal momento che i motori di allora sputavano olio. Eravamo d'altronde in anni in cui si respirava voglia di rinascita e di ricerca di piccole comodità dopo i grandi sacrifici imposti al Paese dalla guerra. Dunque un prodotto come quello in gestazione si sforzava di intercettare i nuovi desideri degli italiani.

E alla fine eccola. Motore carenato, ruote di piccolo raggio con braccetti di tipo aeronautico, posizione seduta con le gambe posizionate frontalmente e protette da uno scudo. In epoca di 'maggiorate' anche un disegno dai fianchi generosi e rotondità posteriori evidentemente non guastava. Mancava solo il nome e qui la leggenda si fa multiforme. Secondo alcuni, fu proprio Enrico Piaggio a battezzarla così a causa della 'vita' stretta che ricordava la forma dell'insetto volante, per altri fu il ronzio del motore due tempi a suggerire l'accostamento. Sia come sia, la Vespa era nata e l'atto ufficiale fu siglato con la presentazione del brevetto all'Ufficio centrale il 23 aprile. Il prodotto c'era, ma non fu ovviamente subito mito.

Anche se, a dirla tutta, non ci fu da aspettare troppo. Grazie anche al prezzo volutamente contenuto, la Vespa rappresentò infatti il primo mezzo di massa delle famiglie italiane, prima dell'avvento dell'automobile un decennio più tardi. Tuttavia il primo stock di scooter dalla vita stretta fu di soli 50 esemplari , cui ne seguì un secondo già oltre i 2.000 pezzi. Solo dopo, con gli aiuti del piano Marshall e l'allargamento della fabbrica, si arrivò a quasi 20.000. Era tempo ormai di aprire la produzione anche all'estero e nel 1950 arrivarono gli scooter della licenziataria tedesca Hoffmann-Werke e l'anno dopo si affiancarono quelli della britannica Bristol e della francese Acma.

Ormai la Vespa era diventata un'icona, che aveva soverchiato la rivale Lambretta della Innocenti e che si avviava a essere prodotta in 13 nazioni e commercializzata in 114 Paesi del mondo. Fra le versioni più curiose, quella del Sud Africa, dove la Vespa venne battezzata 'Bromponie' e quella sovietica, la 'Viatka' assemblata a Kirov. Tanti piccoli particolari contribuirono inoltre a facilitarne la diffusione. Nel biennio 1963-65 la versione 50 cc fu subito un successo poiché risultava esente dalla targa, diventata allora obbligatoria per i motoveicoli sopra tale cilindrata.

E così, una candelina dopo l'altra, negli anni sempre uguale a se stesso, cantato, descritto nei libri, filmato sul set del cinema e fotografato sui calendari, il piccolo mito a due ruote made in Italy ha anche sbaragliato l'offensiva dei più recenti scooter di marca orientale e, con i suoi 140 modelli, ha superato la ragguardevole cifra di 16 milioni di unità prodotte.





 
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