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00 0000ANCHE IL MONDO CIVILE E’ IN OSTAGGIO CON JILL CARROLL di Roberto Pucci

HOUSTON, TEXAS - (Italia Estera) - Jill Carroll era giunta in Giordania tre anni fa. Era andata a lavorare per il “Jordan Times” da giornalista molto motivata qual’e’ e quando scriveva faceva sempre in modo di presentare la verita’. Jill che credeva nella forza del giornalismo aveva sempre sognato di fare il corrispondente dall’estero e per coronare il suo sogno era andata in medioriente. Per poter capire e parlare con la gente che le stava attorno fece in modo d’apprendere subito l’arabo.

Jill era convinta che per riferire come stanno le cose i giornalisti fossero dovuti andare sul posto, in zona di guerra. Arrivando in un mondo completamente diverso dall’America la giornalista ventottenne aveva dovuto adattarsi all’ambiente. Le foto la mostrano completamente coperta da capo a piedi in un abito da donna araba dal colore rigidamente nero ma sorridente e felice di vivere l’esperienza professionale sognata da tempo a dispetto delle difficolta’ e dei pericoli intorno a lei.

Due settimane fa circa, a Bagdad , nel medioriente che sognava di documentare, Jill veniva sequestrata. Le avevano fatto credere di portarla ad un’ intervista ed invece si era ritrovata in una prigione che ora si cerca disperatamente di scoprire e dove potrebbe accaderle di tutto e perfino d’essere uccisa.

C’e’ da domandarsi, osservando le immagini del solito video trasmesso da Al Jazeera, di che cosa veramente possa soffrire questa giovane giornalista arrivata in Iraq piena d’entusiasmo e di come passino i suoi giorni e le sue ore che si susseguono tremendamente lente e monotone dal primo sorgere al tramontare del sole. Lo sanno bene e lo hanno raccontato altri ostaggi che prima di lei sono sopravvissuti alle farneticanti esecuzioni ed agli atroci sgozzamenti presentati con l’orrore dei telespettatori in televisione. Anche se si sa, infatti, che si stanno facendo sforzi e tentativi per salvarla dai suoi sequestratori che potrebbero trasformarsi nei suoi carnefici c’e’, in effetti, poco d’essere fiduciosi ed e’ difficile nutrire previsioni tranquillizzanti ed ottimistiche. Niente della conclusione di quest’orrenda vicenda e’ sicura e l’unica cosa certa e’ data dalle sofferenze che Jill sta soffrendo in questo momento. Adesso Jill ha paura per la sua vita. Non sa esattamente cosa significhi ogni suono che sente. Non sa se domani o il giorno seguente sara’ viva. Il primo periodo che sta vivendo da ostaggio, le prime settimane del suo sequestro sono per lei di una durezza inaudita ed in effetti e’ probabile che speri solo che i suoi sequestratori siano piuttosto dei comuni criminali interessati al denaro che dei terroristi fanatici ed intransigenti. La proposta di scambio con le donne irachene che le e’ stata estorta con le minacce e con la forza potrebbe in effetti essere solo un modo per nobilitare un infame riscatto e cio’ potrebbe garantire alla fine a questo ultimo ostaggio d’aver salva la vita. La tragedia della giornalista americana sequestrata a Bagdad e’ emblematica e finisce per trascendere la singola vicenda individuale assumendo un significato molto piu’ complesso ed ancora piu’ ampio. Quello che il terrorismo internazionale tiene veramente in ostaggio come Jill Carroll e’ lo stesso mondo civile che non puo’ piu’ permettersi di combattere un nemico sleale in una condizione d’effettiva impotenza e ammanettato.

                RO PUCCI – HOUSTON, TEXAS




 
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