TRIESTE. È stata una giornata di intense emozioni quella dedicata ieri a Trieste al ricordo delle vittime delle foibe e all’esodo dal confine orientale: un misto di orgoglio, speranza, ma anche ricordi tristi, drammatici per alcuni, e qualche difficoltà a tenere a bada rancori che pure la storia impone oggi di riporre in un cassetto, anche se opportunamente inventariati. Che a Trieste la memoria di quegli anni fosse ancora pulsante era cosa nota, ma la partecipazione che ha accompagnato i vari momenti delle celebrazioni, e in particolare il primo Convegno mondiale degli esuli istriani e giuliano-dalmati fortemente voluto dal ministro per gli Italiani nel mondo Mirko Tremaglia ha spiazzato, in qualche momento, le stesse autorità, primo fra tutti il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Gianfranco Fini, al quale è stato indirizzato qualche fischio al termine del suo discorso. Preceduta da un appello di Ciampi (letto anche a Trieste) a sostituire la ragione al rancore e da varie dichiarazioni di leader storici della sinistra, tra cui Piero Fassino e Walter Veltroni, a favore di una ‘memoria condivisa’, la giornata del ricordo si è aperta a Trieste con un omaggio alla foiba di Basovizza. È lì che il ministro Tremaglia ha parlato di ‘giornata storica’, invitando i leader della sinistra a fare ancora un passo verso la riconciliazione, “cancellando per sempre Palmiro Togliatti, carnefice numero uno delle foibe, dalla storia”. Concluso un percorso commemorativo che ha toccato anche la foiba di Monrupino e i monumenti ai Caduti e agli infoibati sul Colle di San Giusto, Tremaglia ha raggiunto Piazza Unità d’ Italia dove, insieme a Fini e davanti a un migliaio di persone, si è svolto l’ alzabandiera. Fini ha passato in rassegna i reparti militari schierati e le insegne delle città, dei Comuni, delle Province e delle associazioni degli esuli. Alla cerimonia hanno partecipato anche i Presidenti della Regione Friuli-Venezia Giulia, Riccardo Illy e del Lazio, Francesco Storace. Subito dopo, le celebrazioni si sono spostate al vicino Teatro Verdi, sede del Convegno degli esuli, gremito in ogni ordine di posti. Tremaglia ha preparato per mesi l’evento, curando personalmente i contatti in ogni parte del mondo, e in diverse centinaia hanno aderito all’invito dall’Argentina, dall’Australia, Stati Uniti, Canada e da molti altri Paesi. Qualcuno ha raccontato la propria dolorosa esperienza di fuga ed esilio, storie diverse ed uguali di genitori infoibati, abbandono di case ed amici, viaggi tortuosi verso un futuro ignoto. Gente anziana, ormai, ancora commossa dai ricordi ma che alle battaglie per gli indennizzi e la restituzione dei beni, pur sempre vive, antepone la conquista di una pagina nei libri di storia. Altri, più giovani e più agguerriti, che quelle storie hanno sentito raccontare da genitori o parenti sopravvissuti, non riescono a nascondere un livore antislavo poco conforme alle speranze di pacificazione. È in questo contesto, ricco d’interruzioni, applausi, fischi e richieste d’intervento anche da palchi e loggione, che Fini, Tremaglia e Illy hanno svolto i discorsi ufficiali. Se il richiamo di Tremaglia a un proseguimento della battaglia per la restituzione dei beni abbandonati ha strappato alla platea lunghi applausi, assai meno entusiasmo hanno suscitato gli appelli alla pacificazione e a guardare al futuro di Illy, che alla fine è stato applaudito, e Fini. “Ora che la storia e la politica sono su binari diversi, che non ci sono più le ideologie che sostengono la superiorità di un popolo sull’altro - ha detto Fini - c’è il senso di una storia comune. Questo Giorno del ricordo - ha aggiunto - è importante perché sancisce che oggi non c’è più una versione di parte, un’opinione di comodo, una verità di destra e una sinistra, ma la verità, e lo stanno capendo anche i Paesi ex confinanti”. “Ha ragione Ciampi” ha quindi insistito Fini sovrastando i fischi, ricordando agli esuli di aver sostenuto le loro ragioni “anche quando altri pensavano che fosse propaganda”. “Bisogna capirli - ha poi commentato il deputato triestino promotore del Giorno del ricordo Roberto Menia - 60 anni di sofferenza non si cancellano in un giorno”, ma la via indicata da Ciampi appare ormai intrapresa. |