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10 mar 2005FOIBE:la ‘Giornata del Ricordo’

 

 

 

Giovedì é la prima volta che la ‘Giornata del Ricordo’ viene celebrata dopo l'approvazione del Parlamento di un anno fa.Ci sono voluti 60 anni perche' l'Italia ricordasse una tragedia a lungo dimenticata per ragioni politiche. Una tragedia che si chiama 'foibe', ovvero il massacro di migliaia di cittadini italiani, dalla fine del 1943 al 1945, ad opera dei partigiani di Tito, trucidati in molti casi solo perche' italiani in una zona che la Jugoslavia gia' rivendicava entro i suoi confini (se le rivendicazioni titine fossero state tutte accolte, il confine italiano sarebbe retrocesso fino al fiume Tagliamento, inglobando Trieste, Gorizia e Udine nello Stato slavo).

 

 

60 anni, quindi, perche' finalmente l'Italia ricordasse i suoi martiri di quelle terre orientali con la legge ''Istituzione del 'Giorno del ricordo' in memoria delle vittime delle foibe, dell'esodo giuliano-dalmata, delle vicende del confine orientale e concessione di un riconoscimento ai congiunti degli infoibati'', pubblicata sulla G.U. del 13 aprile del 2004, nella quale si stabilisce che (art.1) ''la Repubblica riconosce il 10 febbraio quale 'Giorno del ricordo' al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe...''.

 

 

Questo, dunque, e' il primo anno che viene celebrata questa giornata di 'lutto'. Ma come si e' arrivati a questa legge? L'iniziativa prende le mosse da una proposta di legge del deputato di An triestino Roberto Menia, presentata gia' la scorsa legislatura ma non giunta al termine del suo iter legislativo (il provvedimento aveva ottenuto l'approvazione solo da parte della Camera). Menia l'ha quindi ripresentata il 26 ottobre del 2001 sotto il titolo 'Concessione di un riconoscimento ai congiunti degli infoibati' e la Camera l'ha approvata nella seduta dell'11 febbraio 2004.

 

 

Perché “foibe”

 

 

Il termine "foiba" è una corruzione dialettale del latino "fovea", che significa "fossa"; le foibe, infatti, sono voragini rocciose, a forma di imbuto rovesciato, create dall’erosione di corsi d’acqua; possono raggiungere i 200 metri di profondità. Agghiacciante è l’affermazione del prof. R. Battaglia, che scrive in proposito: "Il sottosuolo dei vasti altipiani carsici nasconde un mondo di tenebre: abissi verticali e cupi cunicoli che si perdono nel silenzio delle profondità terrestri, caverne immense, tortuose gallerie percorse da fiumane urlanti, sale incantate rivestite di cristalli, antri selvaggi che la fantasia del volgo popolò di paurose leggende". In Istria sono state registrate più di 1.700 foibe.

 

 

Le foibe furono utilizzate in diverse occasioni e, in particolare, subito dopo la fine della seconda guerra mondiale per infoibare (“spingere nella foiba”) migliaia di italiani, antifascisti e fascisti, colpevoli di opporsi all’espansionismo comunista slavo propugnato da Josip Broz meglio conosciuto come “Maresciallo Tito”. Insomma, pulizia etnica ai danni degli italiani, tanto che  Kardelj (vice di Tito) poté affermare orgogliosamente che "ci fu chiesto di far andar via gli Italiani con tutti i mezzi e così fu fatto". Nessuno sa quanti siano stati gli infoibati: stime attendibili parlano di 10-15.000 sfortunati.

 

 

Le vittime dei titini venivano condotte, dopo atroci sevizie, nei pressi della foiba; qui gli aguzzini, non paghi dei maltrattamenti già inflitti, bloccavano i polsi e i piedi tramite filo di ferro ad ogni singola persona con l’ausilio di pinze e, successivamente, legavano gli uni agli altri sempre tramite il fil di ferro. I massacratori si divertivano, nella maggior parte dei casi, a sparare al primo malcapitato del gruppo che ruzzolava rovinosamente nella foiba spingendo con sé gli altri.

 

 

Nel corso degli anni questi martiri sono stati vilipesi e dimenticati. Considerate che, sfogliando il "Vocabolario della lingua italiana" edito dalla Treccani, ci si imbatte in una definizione parecchio evasiva di foiba: "In geologia fisica, tipo di dolina; in partic., nella regione istriana, grande conca chiusa (derivante da doline fuse assieme) sul cui fondo si apre un inghiottitoio. Vedi anche infoibare”. Sapete cosa significa infoibare?  "Gettare in una foiba, e più in part. ammazzare una persona e gettarne il cadavere in una foiba, o farla morire gettandola in una foiba (il verbo è nato e s'è diffuso alla fine della seconda guerra mondiale)".

 

 

 

 

Ma come mai quello delle foibe è un "capitolo oscuro"?

 

 

 Da "Liberazione" del 26 novembre 2000.

 

 

"Dove sta la verità? Sulla tragica questione foibe siamo dunque ancora alla "donna velata"; non solo sulla sua qualificazione, ma anche sulla sua reale entità.  E' però utile chiedersi come mai l'intera vicenda sia rimasta un capitolo oscuro, un capitolo rimosso per tanto tempo. Chi ha avuto l'interesse a lasciarlo nel buio?

 

 

In primo luogo - è la risposta degli storici - l'interesse è degli angloamericani. Quando infatti nel 1948 si consuma la rottura tra Tito e Mosca e l'Occidente guarda al Maresciallo come a un possibile prezioso alleato contro l'Urss, viene lasciata cadere ogni idea di approfondire i fatti del 1945: "la spiegazione fornita da Belgrado circa il carattere politico delle eliminazioni e la generale colpevolezza dei morti, diventa una sorta di versione ufficiale accettata dalla diplomazia occidentale che non ritorna sull'argomento".

 

 

In secondo luogo "a rimuovere" è il governo italiano con De Gasperi che non gradisce affatto di accendere i riflettori sulle umilianti condizioni accettate per il territorio libero di Trieste (che resterà in mano alleata sino al 26 novembre 1954): "il silenzio storico sulle foibe diventa funzionale al silenzio sul trattato di pace e sulla diminuzione della sovranità nazionale". Infine, l'interesse a mettere a tacere è anche del Pci, niente affatto portato a tornare su una questione "che evidenzia le contraddizioni fra la nuova collocazione di partito nazionale, la vocazione internazionalista e i legami con Mosca". Foibe. E' il caso di parlarne". (Maria R. Calderoni).

 

 

Dal libro "Foibe. Le stragi negate degli italiani della Venezia Giulia e dell'Istria" di Gianni Oliva.

 

 

Secondo Gianni Oliva, alcuni fattori politici hanno contribuito a confinare per mezzo secolo il ricordo delle foibe nelle commemorazioni locali. Sarebbero la rottura tra Tito e Stalin avvenuta nel 1948, il fatto che militari fascisti commisero in Jugoslavia reati di guerra per i quali non furono mai perseguiti, la subordinazione politica dell’ex Pci alle esigenze del comunismo internazionale e alle spinte nazionaliste di Tito. Sta di fatto che col passare del tempo si è finito per voltare pagina e, negli ultimi anni, anche su iniziativa degli ex comunisti, si è fatta luce su questi episodi. 

 

 

Ancora oggi e' incerto il numero delle vittime della ferocia di quei tempi. Si va dai 4 ai 6 mila di alcune fonti storiche ai 10 mila stimati dalla Lega Nazionale degli esuli istriani e dalmati e, addirittura ai 17 mila della pubblicazione di Luigi Papo. Ai morti bisogna poi aggiungere il dramma dei circa 350 mila italiani che hanno dovuto abbandonare, spesso di corsa per sfuggire alle persecuzioni ed alle armi, le loro case ed i loro averi. Un vero e proprio esodo che interesso' le coste istriane e dalmate. Da Fiume, oggi Rjeka, fuggirono ben 54 mila dei 60 mila abitanti di allora. Ma veri e propri spopolamenti si registrarono anche a Pola (30 mila sfollati), Zara (20 mila su 21.000), Capodistria (14 mila su 15.000). In pratica, la campagna di terrore portata avanti dalle truppe titine fece si' che terre allora italianissime si svuotassero completamente dei loro abitanti, favorendo cosi' la slavizzazione di citta' che recano su ogni muro i simboli del 'Leone di San Marco'.

 

 

La larga convergenza di si' alla legge:

 Fassino, finita 'la guerra ideologica'.

 

 

A testimonianza del mutato e rasserenato clima tra le forze politiche, riportiamo le dichiarazioni di voto finali sul provvedimento cominciando dal segretario Ds, Piero Fassino. Il leader della Quercia, annunciando il voto favorevole del suo gruppo, aveva detto di credere che ''oggi questo Parlamento, 60 anni dopo quella vicenda, debba fare un atto che riconosce pienamente l'esodo e le foibe come parte della nostra storia''. ''Nel momento in cui votiamo il provvedimento che riconosce il giorno del ricordo per l'esodo e per gli infoibati - aveva quindi affermato Fassino -, noi non compiamo nessuna abiura, non siamo in contrasto con la nostra identita' di partito e di forza politica che crede nei valori della liberta', della democrazia, del rispetto della persona umana come valori supremi, che devono essere anteposti ad ogni altra ragione di partito e di Stato''.

 

 

''A lungo, di fronte al dramma dell'esodo - aveva sottolineato Fassino -, sono prevalse le categorie dell'ideologia e sono prevalse sulla storia e sulla verita'.

 

 

Accadde in anni di guerra ideologica - tempi che sono alle nostre spalle -, in anni in cui prevaleva il realismo politico sull'affermazione dei valori. Oggi, 60 anni dopo, e' tempo di riconoscere la verita' della storia, che viene prima delle ideologie, delle ragioni di parte e di quelle di Stato''.

 

 

A dire si' per Forza Italia era intervenuto Ettore Romoli che aveva rimarcato come ''fra i deportati (da parte degli slavi - ndr), l'unico denominatore comune era quello della appartenenza alla etnia italiana. Ecco perche' dobbiamo pensare che tutto cio' sia accaduto per una regia superiore e non per meschine vendette personali. L'intendimento dell'occupatore non era quello di giudicare ed eventualmente punire chi si era compromesso con il passato regime fascista, ma di eliminare tutti coloro che potevano essere di impedimento ad una completa 'slavizzazione' del territorio''.

 

 

''Oggi l'Italia, con questo provvedimento - aveva detto Menia -, si riconcilia con la sua storia e con quella grande tragedia. L'Italia oggi compie, attraverso questo Parlamento, un gesto di riconciliazione e di giustizia. Saldiamo un debito che abbiamo, con il tributo agli infoibati, con la medaglia in cui l'Italia li ricordera' e con l'istituzione della giornata che ricorda l'esodo degli istriani, dei fiumani, dei dalmati''.

 

 

Ettore Rosato (Margherita), aveva affermato che il provvedimento da ''un riconoscimento morale che arriva in ritardo, un segno tangibile, sia pure piccolo, che il Paese ritiene di dover riconoscere ad una memoria negata per troppi anni anche alle singole persone coinvolte, cioe' ai congiunti di chi e' scomparso tragicamente tanti anni fa''.

 

 

Per Pietro Fontanini (Lega Nord), il provvedimento ''colma una grave lacuna storica: le migliaia di vittime della violenza portata avanti dal regime comunista del maresciallo Tito hanno finalmente trovato ascolto; i profughi dell'Istria e della Dalmazia hanno trovato giustizia''.

 

 

Il no del Partito di Rifondazione Comunista

 

 

 Voto favorevole anche dall'Udc. Giovanni Mongiello, nel suo intervento, aveva detto che la legge rappresenta ''un passo in avanti per una riconciliazione piena e per annullare i residui di una guerra tragica che ha flagellato e diviso il Paese (anche per gli effetti della guerra civile)''. Anche Ugo Intini (Sdi), aveva annunciato il si' del suo gruppo evidenziando che ''il partito comunista del tempo ha

(una scena della fiction)

                                          avuto delle responsabilita''' sull'oblio sulle foibe e gli esuli, ''ma furono responsabilita' molto inferiori a quelle dei grandi giornali indipendenti, dei mass media e della cultura italiana''; ''questo paese - aveva aggiunto - ha sofferto per i ritardi dei partiti della sinistra; pero' ha sofferto molto di piu' per la vilta', il conservatorismo e la faziosita' di quella che avrebbe dovuto essere la guida culturale della sinistra e del paese, quella che ancora oggi - non e' un caso - frappone ostacoli al suo rinnovamento in senso riformista.

 

 

Si tratta dell'unica cultura di origine marxista-leninista sopravvissuta al mondo. Questa cultura non e' il medico, ma la malattia della sinistra''.

 

 

 

 

Anche i Verdi hanno detto si' al provvedimento. Per Marco Boato, ''con l'approvazione di questo provvedimento, realizziamo un fatto storico - non so se grande o piccolo, ma sicuramente significativo -, in quanto riconosciamo che e' stato grave che per decenni, su queste tragiche vicende, non vi sia stata un'attenzione, una memoria, un confronto, un riconoscimento''.

 

 

Unica voce contraria al provvedimento quella di Tiziana Volpiana (Rifondazione Comunista). ''Non siamo disponibili - aveva detto annunciando il no di Prc - ad unire il nostro voto a quello di chi intende avvalorare la tesi che le due parti si equivalgono, o quasi, e mettere in un unico calderone fascismo e resistenza. Il nostro antifascismo non e' un ricordo. 'Ora e sempre resistenza' e' per noi necessita' attuale e credo fondante a partire dal quale siamo in grado di condannare, senza reticenze, la violenza che' c'e' stata''.

 

 

Le principali manifestazioni in programma.

 

 

Queste le motivazioni del si' e del no delle forze parlamentari al 'Giorno del ricordo' che verra' celebrato dopodomani solennemente. Il capo dello Stato, Carlo Azeglio Ciampi, si rechera' all'Altare della Patria dove depositera' una corona d'alloro in memoria degli 'infoibati'. Il vicepremier e ministro degli Esteri, Gianfranco Fini, sara' a Trieste con il collega di governo e di partito Mirko Tremaglia, ministro per gli Italiani nel Mondo, per partecipare ad una serie di manifestazioni. Ma le foibe e l'esodo saranno ricordate su tutto il territorio nazionale.

 

 

Sono ben 62, infatti, i capoluoghi che hanno organizzato cerimonie per le vittime di quella tragedia di 60 anni fa, anche se l'epicentro del 'Giorno del ricordo' sara' Trieste, che piu' di tutti ha sofferto per quei dolorosi eventi.

 

 




 
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