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29 ago 2007Assunti 40 Interinali nei consolati argentini

L’editoriale di Marco Basti su Tribuna Italiana
BUENOS AIRES, 31 LUG - Tribuna Italiana/ Italia Estera - C’è una buona notizia e fa piacere darla. Anche se è noto che fa notizia l’uomo che morde il cane e non il cane che morde l’uomo, a noi piace poter annunciare eventi positivi. Infatti, noi siamo un periodico di collettività, siamo nati con questo intento e non rinunciamo ad esso. Essere giornale di collettività significa avere in partenza un pubblico circoscritto a quelli che si sentono parte di essa e magari di restare fuori dai circuiti dell’informazione generale, anche quando ciò comporta il rischio di essere snobbati, chiamati giornaletti,  di essere messi da parte quando si tratta di ordinare inserzioni a pagamento. Noi però ci sentiamo parte della comunità che informiamo (e per la quale curiamo il nostro servizio che certo non ci fa arricchire, anzi) e per tale ragione ci sentiamo felici, delusi, arrabbiati o soddisfatti, alla pari degli italiani o dei discendenti degli italiani che, come noi, si sentono parte di una realtà, fatta di radici italiane e di realizzazioni in Argentina.
Comunque, dicevamo all’inizio che c’è una buon notizia, che è l’assunzione, dall’inizio della scorsa settimana di quaranta interinali, cioè di quaranta impiegati con un contratto di sei mesi, presso le sedi consolari di Buenos Aires, Morón e Lomas de Zamora. Il MAE infatti, ha trovato qualcosa in più di duecentomila euro e ha potuto affidare a una agenzia di lavoro la ricerca di questi quaranta impiegati, che potranno aiutare a smaltire gli arretrati e le operazioni di bonifica dell’Anagrafe.
Questo in linea con l’annuncio del Vice ministro Danieli secondo il quale, questo semestre e l’anno venturo, il miglioramento dei servizi consolari, sarà al centro della sua attività nei riguardi degli italiani all’estero.
Certamente la notizia dei 40 interinali è un buon inizio a patto che si tratti proprio di un primo passo, di una risposta sollecita a una emergenza che, comunque, richiede maggiori e più efficaci misure e investimenti.
Solo per restare ai problemi della sede di Buenos Aires, che, è bene ricordarlo ancora una volta, è la più grande al mondo  per numero di cittadini iscritti (e di potenziali nuovi cittadini), ci sono due problemi: quello dell’organico e quello dei Vice consolati onorari o comunque delle sedi distaccate.
Sul primo aspetto, va ribadito che l’assunzione di questi 40 impiegati con contratto a termine per sei mesi (25 per la sede centrale, 10 per l’agenzia consolare di Morón e 5 per quella di Lomas de Zamora) è solo una soluzione temporanea e parziale. Ci vuole per forza un organico molto più consistente della quarantina di addetti che ha avuto il Consolato di Buenos Aires nei momenti migliori, perché sono comunque insufficienti per smaltire in tempi ragionevoli tutte le pratiche (Anagrafe, Assistenza, Cittadinanza, Notarile, Passaporti, Pensioni, Scolastico, Visti, ecc) nonché i lavori interni.
I quaranta interinali comunque, non risolvono la grave carenza  cui sono sottoposti buona parte degli italiani residenti nel Gran Buenos Aires.
Infatti, in quest’area nella quale vivono undici milioni di persone,  si stabilirono molti anni fa migliaia di italiani appena giunti in Argentina. Si può dire che molti di loro costruirono le località del Gran Buenos Aires quando attorno si vedeva solo la campagna. Gli emigrati italiani costruirono qui le loro case nei fine di settimana, con le proprie mani, e aiutandosi a vicenda con altri compaesani e connazionali emigrati. Loro si adoperarono poi per aprire e far asfaltare le strade, per portare l’acqua, l’elettricità e gli altri servizi. Poi la crisi argentina e i governi demagogici portarono nella zona tanta gente venuta dall’interno e dai paesi limitrofi, senza però portare i servizi urbanistici necessari. Oggi buona parte del Gran Buenos Aires è fatto di vie intransitabili, di baraccopoli a macchia di leopardo, di trasporti scadenti e, soprattutto, di grande insicurezza.
E per gli italiani residenti nel Gran Buenos Aires, ci sono due agenzie consolari di prima categoria: Morón e Lomas de Zamora, che operano con le stesse o maggiori mancanze di personale che la sede di Buenos Aires. Poi c’è un rete di Vice consolati onorari e di corrispondenti consolari. E’ questo l’altro settore in crisi. Infatti è operativo solo il Vice consolato onorario a Tres de Febrero. Da anni si è in attesa della nomina di un viceconsole onorario a San Martín. Stesso discorso per San Miguel e zona. Da tre mesi inoltre è stata chiusa la sede di San Isidro (che aveva l’utenza più numerosa) a causa delle dimissioni del Vice console onorario.
Anche se il ricorso ai consoli onorari dovrebbe essere riservato a zone dove ci sono pochi cittadini, non c’è dubbio che nell’attuale fase delicata dei conti pubblici la nomina di personale di ruolo comporta tempi e soprattutto spese che forse oggi la Farnesina non è in grado di affrontare.
Sembra quindi da preferire, almeno in attesa di altre soluzioni forse migliori, ma non immediate, il ricorso alla nomina di vice consoli onorari per le sedi citate. Anzi, alla fine dell’anno scorso sembrava che fosse stata trovata una soluzione, almeno  per quanto riguarda San Miguel (che comprende le località di San Miguel, José C. Paz, Muñiz, Bella Vista, Pilar, Gran Bourg). Da quel che si sa, il senatore Pallaro, facendosi interprete tra l’altro di quanto reclamato anche dalle associazioni italiane della zona, sostenute anche dalla FEDIBA, nei vari colloqui con il Vice ministro Danieli, ha manifestato insistentemente la necessità di una riapertura delle citate sedi, ottenendo rassicurazioni dal suo interlocutore.
Purtroppo fino ad oggi non si hanno novità al riguardo se si esclude l’annuncio del Console generale Giancarlo Maria Curcio durante la Festa del 2 Giugno al Coliseo, quando ha detto che il Vice consolato onorario di Tres de Febrero avrebbe ricevuto le pratiche dei connazionali residenti in San Martín e San Miguel.
Sembra solo una soluzione di ripiego in attesa di altre alternative. Ma intanto migliaia di italiani - buona parte di essi anziani e non facoltosi - devono o rinunciare alle pratiche nel Consolato (possibilità grave nel caso che si tratti della visita all’Ufficio Assistenza) o partire da casa di buon mattino, affrontare autobus e treni scadenti, generalmente almeno due o tre, con la spesa che tale spostamento comporta, e sopportare pazientemente le ore di attesa che - anche con tutta la buona volontà del personale - inevitabilmente comportano quasi tutte le pratiche nel Consolato generale o nel Vice consolato di Tres de Febrero.
C’è d’augurarsi quindi che per la riapertura dei Viceconsolati onorari sia colta la palla al volo, come è avvenuto per i 40 interinali. Vogliamo annunciare altre buone notizie, anche se fanno poca notizia.
 
MARCO BASTI



 
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