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08 ago 2007MARCINELLE, La commemorazione

BRUXELLES, 8 AGO -(Italia Estera) -  Ore 8,10. Come ogni 8 agosto, da cinquantuno anni, anche oggi la campana di Sant'Antonio, a Marcinelle, ha battuto 262 rintocchi. Tante sono le vittime della tragedia che quella mattina dell'8 agosto 1956 trasformò le miniere del Bois du Cazier in un'inferno. La maggior parte, ben 136, sono vittime italiane. Emigrati in Belgio, molti di essi vivevano nelle baracche in cerca di fortuna, o solo di una vita più dignitosa, e morti a 975 metri di profondità. Così come i loro compagni di squadra belgi, francesi, tedeschi, russi, ucraini, cecoslovacchi, greci, turchi, algerini. C'era anche un ingegnere inglese.
Per onorare e ricordare i nostri emigranti, il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, nel maggio 2005 decretò, su proposta del ministro dell'Interno, il conferimento della medaglia d'oro al Merito Civile ai 136 minatori italiani morti nella miniera. .

La motivazione delle medaglie d'oro recita per ciascuna delle vittime: ''Lavoratore emigrato in Belgio, in seguito alla tragica esplosione di gas verificatasi nella miniera di carbone di Marcinelle, rimaneva bloccato, in un pozzo a più di mille metri di profondità, sacrificando la vita ai più nobili ideali di riscatto sociale. Luminosa testimonianza del lavoro e del sacrificio degli italiani all'estero, meritevole del ricordo e dell'unanime riconoscenza della Nazione tutta''. Prima dell'onoreficenza, nel 2001, su proposta di Mirko Tremaglia, proprio in nome delle vittime di Marcinelle il governo istituì la Giornata Nazionale del Sacrificio del Lavoro Italiano nel Mondo.
Per ricordare i minatori italiani che al Bois du Cazier hanno perso la vita (in maggioranza abruzzesi e pugliesi), alla celebrazione svoltasi oggi al Museo della memoria a Marcinelle era  presente il Segretario Generale del CGIE  Elio Carozza, per testimoniare la grande importanza di una data celebrativa che unisce tutti gli italiani nel mondo e riconferma l’impegno dell’Italia per la sua emigrazione.
 
La tragedia di Marcinelle, simbolo del sacrificio dell'emigrazione italiana non deve essere solo un motivo di commemorazione ma deve rappresentare l'impegno a proseguire nella costruzione di una piena cittadinanza e di una Europa politica e sociale.
Quella tragedia contribuì a rafforzare la spinta all'affermazione dei diritti, alla sicurezza sul lavoro ed alla costruzione di quello "stato sociale" che ha fatto dell'Europa uno dei luoghi più avanzati nel Mondo. Tuttavia molto ancora resta da fare.
 
Marcinelle é un patrimonio etico vivo. Al fianco dei 136 lavoratori italiani che morirono in quella tragedia c'erano decine di lavoratori provenienti da diversi Paesi.
 
Oggi l'Europa é diventata l'approdo di speranza di tanta gente che arriva da ogni parte del Mondo e che oggi, come allora cerca migliori condizioni di vita.
 
Rievocare i morti di Marcinelle senza riconoscere pari dignità e diritti a chi, come loro , lascia la propria terra e la propria famiglia per cercare lavoro e futuro, significa sminuire del valore umano e storico il loro sacrificio.
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Si tratta, di rafforzare il riconoscimento e la difesa dei diritti di tutti i migranti in ogni paese, in Europa e nel Mondo, combattendo, come già avvenne in passato, lo sfruttamento dei lavoratori migranti e le forme di razzismo, sciovinismo e discriminazione che spesso si manifestano nei loro confronti.
 
Per quanto riguarda la realtà italiana e gli interventi in favore degli italiani all'estero molte restano le questioni aperte ma tre sono le  priorità che dovranno trovare risposta anche a partire dalla prossima legge finanziaria: 1) rafforzamento e riorganizzazione della rete consolare per metterla in grado di rispondere a vecchie e nuove esigenze; 2) riforma della legge 153 (lingua e cultura italiana all’estero) per soddisfare meglio la domanda degli emigranti e dei loro discendenti, ripensando l’attuale modello inadeguato, anche alla luce delle più efficaci esperienze di altri paesi europei in questo campo; 3) assicurare l’assistenza dei connazionali indigenti, erogare ai più poveri un assegno di solidarietà, estendere, come previsto dall’accordo Governo-Sindacati, anche ai connazionali all’estero le intese raggiunte per l’aumento delle pensioni minime. Queste richieste il CGIE – da detto Carozza - ha già avuto modo di presentarle al Governo ed al Parlamento, anche attraverso l’impegno dei Parlamentari eletti all’estero, e realizzerà un approfondito confronto con Governo e Parlamento per trovare le risposte più adeguate. Parlare dei bisogni concreti e delle cose da fare è il modo migliore per ricordare adeguatamente la storia, i sacrifici e i morti dell’emigrazione negli anni passati.
 
 
L’On. Franco Narducci, deputato eletto in Europa, presente alla commemorazione anche nella sua nuova veste di Presidente del Comitato per gli Italiani all’Estero della Camera, ha sottolineato l’importanza della legge delega approvata la scorsa settimana dalla Camera dei Deputati, che inasprisce le sanzioni e punta con forza ad una concreta tutela della salute e della sicurezza sul lavoro. Su questi temi, come si ricorderà, è intervenuto più volte il Presidente Giorgio Napolitano che con fermezza ha richiamato il governo e il parlamento al massimo impegno per fermare la strage provocata dalle morti bianche.
A Marcinelle le attenzioni maggiori, al riguardo, sono state suscitate dalla esposizione delle opere di Calisto Peretti, figlio egli stesso di un minatore deceduto sul lavoro.
Peretti, precorrendo con largo anticipo la normativa in materia di sicurezza sul lavoro, aveva prodotto in Belgio – oltre quarant’anni fa – innumerevoli manifesti, sottoforma di vignette, per educare i lavoratori alla salvaguardia della vita.
“Questi manifesti, ha sottolineato Narducci, ci fanno capire quanto sia importante la formazione per prevenire gli infortuni sul lavoro. Anche la migliore leggi possibile mancherebbe l’obbiettivo se non fosse accompagnata da una intensa opera di prevenzione e di formazione. Mi impegnerò – ha concluso Narducci – affinché le opere di Peretti possano trovare adeguato risalto anche in Italia”.
 
Assente il viceministro con delega per gli Italiani nel  mondo Franco Danieli , rappresentato dal suo consigliere politico Luciano Neri
 
L'ultima morte bianca in Italia è proprio di oggi: la vittima un'operaio edile di Bolzano. Aveva sedici anni, la stessa età di Antonio Sacco, la più giovane vittima della tragedia di Marcinelle. Originario di Cervinara (Avellino), Sacco aveva deciso quell'8 agosto di scendere per la prima volta in profondità nelle gallerie che avevano l’altezza di soli 50 centimetri dove si procedeva come topi, per cominciare ad arrotondare la paga giornaliera, 15 franchi belgi in più. Per lui non ci fu scampo, come per gli altri 261 compagni. Un incendio esploso centinaia di metri più in alto - causato da un carrello in salita che tranciò alcuni cavi elettrici - li lasciò senza via di fuga. Morirono quasi tutti per asfissia. Quella tragedia segnò la fine dell'emigrazione massiccia degli italiani in Belgio, frutto di un accordo economico infame firmato con l'Italia nel dopoguerra: manodopera in cambio di carbone. Il contributo in vite umane di quella migrazione fu altissimo: dal 1946 al 1963 i minatori italiani morti nelle miniere del regno belga furono 867. Qualcuno ancora oggi la definisce una vera e propria "strage degli innocenti”.
 
Per l’occasione il Museo dell' Emigrazione 'Pietro Conti' di Gualdo Tadino (Perugia) ha aperto oggi una sezione speciale su Marcinelle.  La sezione, ospita, oltre a documenti dell' epoca, oggetti, beni e utensili dei minatori, anche installazioni di filmati inediti sul disastro. Resterà aperta per un mese.
Oggi, in concomitanza con la 'Giornata nazionale del sacrificio e del lavoro italiano nel mondo' al Comune di Gualdo sono confluite decine e decine di persone che hanno osservato un minuto di silenzio insieme con alcuni amministratori cittadini per ricordare la tragedia del Bois du Cazier che causò la morte di 262 minatori belgi, francesi, greci, inglesi, olandesi, polacchi, russi, tedeschi, ungheresi. Dei 262, ben 136 erano italiani. La maggior parte delle vittime perirono per asfissia, soffocate dalle esalazioni di gas a 975 metri di profondità. Le operazioni di soccorso proseguirono fino al 23 agosto successivo, quando uno dei soccorritori passò alla storia per aver urlato, in italiano, 'tutti cadaveri'. "La tragedia lasciò un segno profondo - ha commentato la direttrice del Museo, Catia Monacelli - ma fu proprio questo disastro che fece conoscere le condizioni disumane in cui erano costretti a vivere e lavorare i minatori in Belgio. Il nostro scopo è ricordare non solo ciò che avvenne, ma anche il prima e il dopo".
 
Il sottosegretario al lavoro Antonio Montanino, ricordando la tragedia di Marcinelle dell'8 agosto 1956, ribadisce "l'importanza della diffusione della cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro che consente di evitare simili stragi ed è elemento fondamentale di prevenzione". "Alla costruzione di una coscienza collettiva fondata sulla legalità e sull'idea che il lavoro debba essere per tutti sicuro e regolare", afferma in una nota Montagnino, "contribuisce in maniera rilevante, seppure non esclusiva, la legge delega in materia di salute e sicurezza sul lavoro, appena emanata, che contiene anche alcune norme immediatamente applicabili come quelle del coordinamento delle attività di vigilanza, l'assunzione di 300 nuovi ispettori del lavoro e l'avvio nelle scuole di progetti sperimentali in materia".(Italia Estera) -



 
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