Commozione ai funerali dello scrittore che si è spento due giorni fa. Amici, colleghi e molti personaggi della cultura si stringono intorno ai familiari durante la cerimonia nella chiesa romana di Santa Maria in Aquiro.
ROMA, 25 LUG. Una folla commossa ha dato oggi l'addio, nella chiesa di Santa Maria in Aquiro, a Roma, a Franco Cuomo, giornalista, scrittore e drammaturgo, morto martedì scorso nella Capitale all'età di 69 anni. Alla moglie, Velia Jacovino, caporedattore del dipartimento Regioni dell'Adnkronos, e al figlio Alberto si sono stretti amici, colleghi e molti personaggi della cultura, che di Cuomo avevano apprezzato le tante opere teatrali, di narrativa e saggistica.
Dello scrittore, nato a Vico Equense nella penisola sorrentina 69 anni fa, il parroco di Santa Maria in Aquiro ha voluto ricordare l'assidua ricerca ''della bellezza e della verità''. ''Bellezza e Verità con la B e la V maiuscole'', ha detto il sacerdote, ricordando in particolare il romanzo che Cuomo ha dedicato a Santa Rita da Cascia, ''Santa Rita degli impossibili'', un'originale biografia che al di fuori dell'agiografia tradizionale ricostruisce il giallo in cui questa misteriosa mistica medievale fu coinvolta per l'assassinio del marito. Ed è lo scrittore, oltre all'uomo, che la moglie ha voluto ricordare chiedendo che la cerimonia funebre si chiudesse con la lettura dell'ultimo racconto uscito dalla penna di Cuomo, ''L'ultimo marinaio di Capo Horn'', dedicato ''a Velia e Alberto e ad Alberto mio padre''.
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Nel giorno dell'estremo saluto a Franco Cuomo noi vogliamo ricordare il Cuomo cronista, generoso, brillante. Il compagno di tanti servizi coperti insieme. Erano i primi anni 60. Ci eravamo conosciuti all’Angiporto Galleria, la vecchia sede de Il Mattino. Cominciammo a frequentarci dopo il primo maggio del 1962, quando il quotidiano si trasferì nel palazzo del Chiatamone. Ma già allora Franco Cuomo era un brillante scrittore di avvenimenti di attualità. Il Redattore Capo Franz Guardascione gli riservava le aperture di Terza Pagina e molti chiedevano, a me che lo accompagnavo, chi fosse. Lo consideravano un raccomandato, senza valutare i contenuti dei suoi scritti.
Poi a Napoli conobbe Carmelo Bene e restò folgorato dalla versatilità dell’uomo, dello scrittore e del drammaturgo. Nella sua biografia, descrive Cuomo come ''un tipo in gamba, che somiglia in modo sinistro a Edgar Allan Poe''.
Il ruolo di cronista adesso gli stava stretto e lui, dopo alcuni mesi , lasciò Il Mattino per la Capitale. Ci perdemmo di vista.