BUENOS AIRES, 11 LUG - Tribuna Italiana/Italia Estera - L’elezione dei nostri rappresentanti, deputati e senatori eletti nella Circoscrizione Estero, al Parlamento italiano, ha provocato numerose reazioni in Italia. Ci sono quelli che son rimasti sorpresi, altri per i quali si tratta di una novità da valutare attentamente, altri ancora che, passato il primo momento di novità, considerano la presenza dei nostri 18, una presenza definitivamente acquisita, una realtà con la quale fare i conti. In sostanza, si tratta di una realtà che si è resa necessaria dopo anni di battaglie dai risultati conquistati con tanto sforzo, che per molti italiani all’estero hanno comportato l’impegno di tutta una vita. Molti di essi, non riuscirono a vedere tali risultati.
Ciò dovuto al fatto che, come ci eravamo abituati a vedere, tanti politici, funzionari ed esperti venivano dall’Italia a conoscerci, a sapere sulla nostra realtà, ma quasi sempre, saliti sull’aereo per rientrare in Italia, dimenticavano quello che avevano visto. Col risultato che per la stragrande maggioranza degli italiani, ancora siamo degli sconosciuti.
Per questo motivo è stata fatta la battaglia per ottenere il diritto ad essere eletti al Parlamento italiano, battaglia per la quale l’on. Mirko Tremaglia è diventato un condottiere che con diplomatica pazienza riuscì ad impostare una politica di larghe intese, con la quale coinvolse una ampia maggioranza trasversale, grazie alla quale si arrivò al nostro voto.
La presenza dei nostri parlamentari a Roma quindi, ha come primo scopo far conoscere la nostra realtà in Italia, sia i nostri problemi che le nostre ricchezze, le nostre richieste e le nostre possibilità di arricchire l’Italia e i Paesi che ci ospitano, in campo economico, politico, culturale, ecc.
Dopo l’arrivo dei nostri 18 in Parlamento, poco più di un anno fa, è iniziato un nuovo cammino, che sarà certamente lungo, ma intanto ci siamo già messi in strada.
Localmente però le cose stanno diversamente. In seno alla nostra collettività italiana dell’Argentina, pur con delle eccezioni e delle sfumature, si vive un periodo di eccessiva calma, di attesa. L’impressione è che ora che abbiamo i nostri rappresentanti, tutto, nel bene, ma soprattutto nel male, passa da loro.
Ma le nostre comunità non sono rappresentate esclusivamente dai nostri parlamentari. Gli organi di rappresentanza - Comites, CGIE, associazioni e federazioni, patronati - ognuno nel suo ruolo, continuano a rappresentarci.
Il CGIE continua ad essere un interlocutore del governo italiano, del Parlamento e delle Regioni e i consiglieri che ne fanno parte continuano ad avere gli stessi compiti e strumenti di prima.
I Comites continuano a rappresentare le comunità italiane di ogni circoscrizione presso i rispettivi consolati e ad essere interlocutori dei consoli e a dover difendere gli interessi degli italiani che li hanno eletti.
Le associazioni e federazioni continuano ad essere protagonisti attivi della vita delle nostre comunità, essenziali nella diffusione della cultura italiana, nella trasmissione delle tradizioni e della nostra storia alle nuove generazioni, nella difesa del patrimonio lasciato in eredità da chi ci ha preceduto e nei rapporti sia con le autorità locali che con le Regioni italiane.
I patronati continuano ad essere attori di primo piano nella difesa degli interessi dei lavoratori italiani residenti all’estero (e per questo sono pagati) e nel caso particolare di quelli dell’Argentina, di tanti anziani pensionati, le cui pensioni tra l’altro, da tempo sono state sottoposte a parametrazione, per cui sono inferiori a quelle dei pensionati in Italia, presuntivamente perché qui la vita costa di meno.
Sicuramente ognuno fa il suo dovere come meglio crede, ma non è difficile sentirsi rispondere, quando si parla di qualche problema, che della soluzione devono occuparsi i nostri parlamentari. A sentire tale risposta, ci sembra di trovarci davanti a quel sottosegretario agli Esteri dell’Italia che visitava l’Argentina e, incontrando i media della collettività, ad ogni domanda sulle nostre problematiche opponeva invariabilmente la stessa risposta: su questo tema chiedete al Ministro Tremaglia.
Certamente i nostri parlamentari hanno le maggiori responsabilità e sono stati eletti per portare la nostra voce in seno al principale potere che in uno Stato parlamentare sono le Camere. Certamente è a loro che bisogna rivolgersi perché reclamino le soluzioni ai nostri problemi.
Ciò non toglie che ognuno deve fare la sua parte. Anzi, l’ideale sarebbe che imparassimo a fare gioco di squadra.
Certo però che spesso è più facile dire: chiedetelo all’onorevole.