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25 apr 2007Napolitano celebra il 62° della Liberazione a Roma ed a Cefalonia

Servizio di Luciano Lombardini
ROMA, 25 APR.  (Italia Estera) -  Cerimonia solenne di celebrazione del 62/o anniversario della Liberazione che quest'anno si celebra al Vittoriano. Il presidente della Repubblica ha deposto una corona al monumento che ricorda il Milite ignoto all'Altare della Patria, presenti  i presidenti delle Camere, Franco Marini e Fausto Bertinotti, il presidente della Corte costituzionale Franco Bile, il presidente del Consiglio Romano Prodi, il ministro della Difesa Arturo Parisi e il ministro dell'Interno Giuliano Amato. Presente anche il presidente della Regione Lazio, Marrazzo.
Parisi e Amato hanno preso la parola per sottolineare la continuità dei valori e degli insegnamenti della Lotta di Liberazione.
Il presidente Napolitano ha conferito medaglie al merito a Comuni, personalità e associazioni che durante la Liberazione e negli anni del fascismo si adoperarono con opere particolarmente meritorie per difendere ebrei, perseguitati politici e per assistere la popolazione colpita da rappresaglie e atti di guerra.
 
Il Capo dello stato ha lasciato Piazza Venezia salutato dagli onori militari di un reggimento di formazione schierato con la banda dell’Esercito a conclusione della manifestazione .
 
Le celebrazioni sono proseguite nell'isola greca di Cefalonia, dove il presidente della Repubblica si è recato  subito dopo per ricordare i 9.600 caduti della Divisione Acqui, che col rifiuto all'intimazione tedesca di consegnare le armi, come è stato sottolineato anche nei discorsi di stamani, diedero vita, dopo l'8 settembre 1943, ad uno dei primi atti della resistenza al nazifascismo.
 
Nel suo intervento Parisi ha ricordato che nei campi di concentramento della Germania e della Polonia, centinaia di migliaia di italiani preferirono la prigionia nazista all'adesione alla Repubblica sociale e alla collaborazione col Terzo Reich".
A Cefalonia, ha aggiunto, "il medesimo impulso alimentò la Resistenza e il rifiuto di obbedire al comando, troppo umiliante, della resa delle armi. In quegli stessi giorni, a Porta San Paolo, si concludeva la sfortunata resistenza di forzae armate e popolo in difesa della Capitale d'Italia. Una sconfitta e al tempo stesso una vittoria". "Contro ogni aspettativa - ha proseguito il ministro - le nostre forze armate, pur piegate dai lunghi anni di guerra, aprirono così il cammino del riscatto nazionale”.
 
Amato rivolto al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha detto: "Le medaglie al merito civile che lei oggi consegnerà,  sono sempre il riconoscimento di atti di coraggio, di autentico eroismo da parte di singoli e di comunità, ma anche qualcosa di più. Sono tasselli preziosi di storia nazionale, prove ulteriori di quei ritrovati sentimenti di dignità nazionale di ribellione all'ingiustizia, di consapevole partecipazione alla lotta al fascismo e al nazismo, che furono alla base di quella che in tanti abbiamo imparato a considerare la rinascita della Patria in Italia".
 
Nell'isola di Cefalonia
A Cefalonia dove 64 anni fa i soldati della Brigata Acqui, al comando del generale Gandin, dopo l'8 settembre decisero di non arrendersi ai tedeschi e andarono incontro al massacro ci sono i rappresentanti dei reduci della divisione Acqui, i rappresentanti delle associazioni partigiane, le associazioni di combattenti.
 
Dinanzi al monumento dell’eccidio Napolitano, accompagnato dal ministro della difesa, Arturo Parisi con al fianco il presidente greco Karolos Papoulias, dice: Il 25 Aprile "é la festa di tutti gli italiani".
Poi insiste nell'affermare che: “Tra le componenti fondamentali della Resistenza, oltre ai partigiani, ci furono anche i militari italiani che resistettero ai tedeschi”. ''Questo multiforme contributo, a lungo sottovalutato, è ormai iscritto a pieno titolo nella storia del nostro riscatto nazionale''. I nostri soldati furono chiamati a durissime prove all'indomani dell'8 settembre".
"Accanto al decisivo apporto delle formazioni partigiane - sottolinea il capo dello Stato - fu altamente significativo e obiettivamente importante il contributo sia dei militari chiamati a repentine, durissime prove all'indomani dell'armistizio dell'8 settembre, sia degli ufficiali e dei soldati che si unirono ai partigiani rafforzandone la capacità di combattimento, delle nuove forze armate che si raccolsero nel corpo italiano di liberazione''.
Il rifiuto dei militari italiani a Cefalonia di arrendersi ai tedeschi rappresenta "un ponte ideale" con la Resistenza. "Non c'è polemica storiografica o pubblicistica, non c'è disputa sulle cifre o sulle persone che possa oscurare l'eroismo e il martirio delle migliaia di militari italiani che scelsero di battersi, caddero o furono deportati in Germania. L'Italia non dimentica".
E proprio questa nuova visione della Resistenza, come capitolo della storia italiana scritto anche dalle forze armate, "può favorire un effettivo riconoscimento unitario del nostro Paese del valore della festa del 25 Aprile".
 
La Resistenza della divisione Acqui a Cefalonia, ricorda Napolitano, finì "in un orrendo massacro da parte delle forze tedesche". Fu un episodio di quell' "altra Resistenza", come la definiva Alessandro Natta, dettata da "rifiuto della capitolazione, reazione antitedesca, senso dell'onore". "La maturità delle motivazioni ideali e politiche che caratterizzarono la Resistenza in Italia sarebbe venuta più tardi. Ma a Cefalonia si manifestò un impulso egualmente nobilissimo e destinato a dare i suoi frutti". Secondo Napolitano "si può ben cogliere, fuori da ogni mitizzazione, il ponte ideale tra quell'impulso e la successiva maturazione dello spirito della Resistenza". Il Capo dello Stato spazza via le polemiche sull'eccidio di Cefalonia: "non c'é disputa sulle cifre o sulle persone che possa oscurare l'eroismo e il martirio delle migliaia di militari italiani che scelsero di battersi". La decisione di quel magistrato di Monaco che recentemente, per giustificare il massacro, ha tirato fuori il "tradimento italiano" è "un assurdo residuo del passato". Quello che resta è il 25 Aprile, e il suo significato più profondo: quello di "punto di partenza" per creare "la nuova Italia democratica". I valori della lotta al nazifascismo "non hanno perso validità e attualità".
 
Da tutto questo Napolitano fa discendere una conseguenza: l'impegno dell'Italia nelle zone di crisi, il fare la nostra parte per la pace e la sicurezza internazionale "sotto la guida delle Nazioni Unite e nell'ambito delle nostre alleanze" significa "porsi in coerenza e continuità con il retaggio ideale della Resistenza e con la missione che in essa assunsero i militari italiani".
 
 Luciano Lombardini/Italia Estera



 
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