di Alfonso Maffettone
NAPOLI, 19 APR , (Italia Estera)- L’ambasciatore Usa a Roma, Ronald Spogli in una dichiarazione alla stampa e poi in una lettera al Corriere della Sera ha criticato l’atteggiamento dell’Italia in materia di investimenti stranieri prendendo spunto dalla decisione del colosso delle telecomunicazioni americane At&t di ritirare la sua proposta di acquisto di Telecom Italia. Lo scorso febbraio il rappresentate americano e altri cinque ambasciatori accreditati presso il Quirinale fecero pubblicare dai giornali una lettera sull’indispensabile presenza italiana in Afghanistan.
Una interferenza negli affari interni del nostro Paese?. L’ambasciatore Luigi Vittorio Ferraris, presidente del circolo di studi diplomatici, sostiene che ormai siamo entrati nell’era della “diplomazia pubblica” : il diplomatico è chiamato a comparire sulla scena pubblica in omaggio all’influenza dei mezzi di comunicazione di massa che diventano uno strumento della sua azione e della sua penetrazione anche nelle stanze della politica. Quindi la lettera dei sei ambasciatori non si può considerare una iniziativa fuori dalle regole, a giudizio di Ferraris, ma, se si vuole, un errore nella scelta dei modi e del momento.
L’Ambasciatore Michelangelo Pisani Massamormile, rappresentante dell’Antenna napoletana del circolo di studi diplomatici, afferma a sua volta che l’iniziativa dei sei ambasciatori può essere definita “ non irrituale né indebitamente interferente negli affari interni ” ma ‘’inopportuna perché avrebbe potuto incidere sul contestuale impegno del governo italiano di comporre una dissonanza interna sulla questione’’ Afghanistan.
Le opinioni dei due illustri rappresentanti della diplomazia italiana sono state pubblicate nel numero di aprile de Il Cerchio, una rivista trimestrale di cultura e politica che si stampa a Napoli. E sono riportate in una rubrica dal titolo “Taccuino diplomatico” , un nota nuova nel campo dell’editoria partenopea. I giornali di Napoli raramente si interessano all’ attività diplomatica a parte la pubblicazione delle notizie sul tradizionale scambio di auguri natalizi dei consoli onorari nel capoluogo campano. Ma Il Cerchio si pone come rottura di questo schema informativo. Rivisita il meglio espresso in passato nella cultura, nelle professioni e nell’arte, revisiona quanto e’ stato ingiustamente disprezzato o ignorato. Il tutto perchè la storia con i suoi insegnamenti indichi futuro e speranza a Napoli e alla sua società civile demoralizzata dal perenne stato di emergenza (rifiuti, sanità, criminalità)
Questo target se lo è posto da dieci anni Giulio Rolando, editore e direttore de Il Cerchio, dottore in giurisprudenza e scienze politche, ex dirigente del Banco di Napoli. Come tutti coloro che da bambino inseguivano il sogno di fare da grande un mestiere che poi non hanno fatto, è rimasto innamorato del giornalismo , un amore che continua a coltivare disinteressatamente e con l’ ardore giovanile di un tempo. Rolando paga di tasca propria la pubblicazione di ogni numero della rivista, un esempio di gentleman in contrasto con la storia non edificante di tanti faccendieri e portaborse che si improvvisano editori per ottenere finanziamenti e benefici governativi. “ Il Cerchio ha una tiratura di un migliaio di copie. Gli abbonamenti ed i sostenitori ne sono circa trecento. Il resto ce lo rimetto io’’, dice Rolando facendo notare di non essere un magnate dell’industria né un tycoon del petrolio.
Politicamente Rolando è orientato a destra ma anche qui le illusioni e le delusioni sono state tante ed e’ quindi aperto al contributo di tutti coloro che possano valorizzare i contenuti della sua rivista. Il Cerchio, nel numero di aprile, ha dedicato il suo dossier al tema “La questione spirituale dell’Architettura negli anni Trenta ’’. Vi hanno collaborato professori e docenti universitari, esperti e urbanisti, senza distinzioni politiche. Al centro una riflessione sul Piano Regolatore di Napoli, relatori i prof. Pasquale Belfiore e Sergio Stenti.
Un revival delle glorie passate al confronto di una realtà napoletana decaduta e degradata?. “Mai nostalgia, e’ la negazione del progresso. Noi abbiamo voluto indicare che “un altro regno è ancora possibile’’ nell’architettura e nell’urbanistica a Napoli . Ci sono aree non toccate dalla speculazione che possono ospitare edilizia abitativa e residenziale. La modernità per essere veramente tale, cioè moderna, deve essere generata dalla storia” dice Rolando.
Il riferimento culturale e’ il futurismo di Marinetti, un movimento misconosciuto a livello storico e culturale, a giudizio di Rolando, e che invece deve essere di aiuto ai napoletani per una uscita dal tunnel della crisi permanente. Ma il prefetto di Napoli Alessandro Pansa recentemente ha sostenuto che la borghesia partenopea non risponde a nessun stimolo, quasi un encefalogramma piatto. “ Non è vero, replica il direttore de Il Cerchio, c’è una borghesia che si è fatta comprare dai politici di sinistra al potere e c’è un’ altra borghesia che vuole fare la sua battaglia per una Napoli migliore, vivibile e sicura. Noi ci rivolgiamo a questa parte di Napoli esortandola a non desistere. La storia ci è maestra”, conclude Rolando.