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14 apr 2007Gino Strada ritira Emergency dall’Afganistan

Lettera aperta dello staff italiano: Consideriamo gravissimo che il nostro Governo non abbia immediatamente smentito le infamanti illazioni che descrivono l'Ong come fiancheggiatrice di terroristi e di Al-Qaeda". Una nota della Farnesina
 
Servizio di Luciano Lombardini
MILANO, 13 APR.   Gino Strada e il personale sanitario occidentale di Emergency si sono ritirati dall'Afghanistan dove erano presenti dal 1999. Nella sede di  Emergency qui a Milano resta la speranza che il ritiro  da Kabul dei 40 collaboratori internazionali operanti in Afghanistan, richiamati ieri temporaneamente a Dubai, sia provvisorio, e soprattutto che la decisione presa dal fondatore della Ong non è un ricatto né al governo Karzai né a quello italiano.
 
Visibilmente tirato e irritato, Strada, arrivato ieri sera a Dubai dall'Italia, si è  rifiutato di commentare la situazione. "Non ci sono notizie, e non abbiamo niente da dire alla stampa", ha detto con toni molto aspri, ricordando che qualsiasi comunicazione "verrà diffusa attraverso comunicati emessi dagli uffici di Emergency a Milano".
 
La ritirata a Dubai, si spiega qui a Milano, è stata una decisione inevitabile, visto che sono venute a mancare le due condizioni indispensabili per la prosecuzione dell'attività sanitaria: "la possibilità di agire in sicurezza e di poter continuare a curare qualunque malato".
 
Proprio quest'ultimo aspetto dell'attività sanitaria di Emergency, infatti, era stato messo sotto accusa dal responsabile della sicurezza afgana Amirullah Saleh . Per tutto questo l'associazione fondata da Gino Strada chiede al governo di Karzai che sia rinnovato quel protocollo d'intesa che fino all'altro giorno aveva consentito a Emergency di poter operare in Afghanistan.
"La permanenza in carcere di Rahmatullah Hanefi -  si fa notare qui al quartier generale di Emegency - è tutt'uno con l'accusa mossa all’associazione  di essere una organizzazione fiancheggiatrice dei terroristi". Per l'associazione umanitaria le condizioni perché possa tornare ad operare in Afghanistan sono il rilascio del mediatore che ha favorito la liberazione del giornalista Daniele Mastrogiacomo e un chiarimento sull'accusa mossa contro Emergency da personalità degli apparati di sicurezza afgani di essere fiancheggiatrice dei terroristi.
 
In una lettera aperta inviata dallo staff italiano di Emergency al Governo italiano si legge:“Noi collaboratori italiani di Emergency ci sentiamo direttamente lesi, nella nostra dignità professionale ed umana, dalle aggressioni che provengono da membri influenti delle Istituzioni afgane e dall'inquietante reticenza di quelle italiane". "Consideriamo gravissimo - si legge ancora nella missiva - che il nostro Governo non abbia immediatamente smentito le infamanti illazioni che descrivono Emergency come fiancheggiatrice di terroristi e di Al-Qaeda". Accuse queste "non confutate neanche nella odierna relazione del Ministro degli Esteri alla Camera dei Deputati".
Lo sdegno è rivolto "anche agli esponenti della maggioranza e dell'opposizione (nostri rappresentanti) nonché a quei mezzi di informazione che in questi giorni vergognosamente hanno indirizzato specifiche ed infondate accuse contro di noi ed il nostro lavoro. Questo - scrive ancora lo staff italiano di Emergency - in qualunque parte del mondo si svolga, è finalizzato ,insieme a quello di medici ed infermieri, alla cura quotidiana di tutte le vittime delle guerre e delle violenze terroristiche". Nel caso di Emergency, "accusando l'Associazione si accusano tutte le singole persone che con essa collaborano".
Nella lettera Emergency Italia esprime la solidarietà al "collega Rahmatullah, a tutti i nostri colleghi in Afghanistan, a tutti gli afgani che in questi anni abbiamo conosciuto". "Nessuna distanza - conclude la nota dello staff italiano di Emergency - potrà alterare questo legame affettivo e professionale. Noi, da cittadini italiani, chiediamo al nostro Governo se, in quanto collaboratori di Emergency, ci ritenga 'fiancheggiatori di terroristi' "
 
          
FARNESINA, RAMMARICO PER LA PARTENZA DI EMERGENCY
"Rammarico per la sospensione delle attività di Emergency in Afghanistan, ed in particolare per la partenza dal Paese del personale italiano dell' organizzazione umanitaria". Lo ribadisce la Farnesina con una nota diffusa oggi in relazione alla lettera aperta dei collaboratori italiani dell'organizzazione che hanno temporaneamente lasciato il Paese.
 
“In relazione alla lettera aperta dei collaboratori italiani di Emergency che hanno temporaneamente lasciato l’Afganistan, la Farnesina ricorda che il Ministro D’Alema nel suo intervento di ieri alla Camera dei Deputati ha ribadito che il Governo italiano è ben consapevole dell'opera preziosa svolta da Emergency in un contesto molto difficile ed anche pericoloso.
Il Ministro D’Alema ha in particolare assicurato che il Governo italiano continuerà ad insistere  perché siano rese note, in modo trasparente, le accuse rivolte ad Ramatullah Hanefi e perché egli possa essere giudicato, se sarà necessario, nel modo più rapido e con le garanzie previste in casi di questo tipo.
La Farnesina ribadisce il proprio rammarico per la sospensione delle attività di Emergency in Afghanistan, ed in particolare per la partenza dal Paese del personale italiano dell’organizzazione umanitaria.
Il Ministero degli Esteri si augura che tale misura abbia carattere temporaneo e auspica vivamente che il personale italiano, che gode di generale apprezzamento sia per il livello professionale che per l’impegno disinteressato, possa quanto prima riprendere la propria insostituibile opera a beneficio del popolo afgano.
La Farnesina ritiene inoltre che le iniziative umanitarie di Emergency in Afganistan rivestano un particolare valore proprio perché consentono di affermare i principi di cooperazione e di assistenza di emergenza in un’area di conflitto, caratterizzata da gravi fattori di rischio e da condizioni particolarmente difficili per la popolazione locale.  
Il Ministero degli Esteri – conclude la nota - auspica pertanto vivamente che possano ristabilirsi quanto prima le condizioni che consentano una pronta ripresa delle attività di Emergency in Afganistan, ed in tal senso, come ha ribadito ieri il Ministro d’Alema nel suo intervento alla Camera dei Deputati,  intende continuare ad adoperarsi anche nei riguardi delle Autorità afgane”.
 
Luciano Lombardini/Italia Estera
 
 



 
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