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11 apr 2007Per l’informazione ancora niente

L’editoriale di Marco Basti su Tribuna Italiana
BUENOS AIRES -11 MAR. - Tribuna Italiana/Italia Estera - Domani si aprirà a New York un Convegno sulla Stampa Italiana all’estero,organizzato dal quotidiano locale in lingua italiana “America Oggi”, riunione che si svolge con gli auspici della FUSIE, la federazione che raggruppa qasi tutte le testate italiane edite all’estero o prevalentemente rivolte alle comunità italiane residenti oltreconfine. Tra i partecipanti,anche ilpresident della Federazione, Domenico De Sossi.
L’iniziativa dei colleghi degli Stati Uniti, riporterà alla ribalta un discorso molte volte affrontato su un problema delle comunità degli italiani all’estero e dell’Italia che, purtroppo, continua ad essere sempre attuale.
I problemi riguardano l’aggiornamento tecnologico, la formazione del personale, le sinergie tra media tradizionali - carta stampata, radio e tv -  e le nuove forme di informazione sul web, dai portali delle grandi agenzie a quelli dei giornali telematici,alle pagine web di giornali come la TRIBUNA ITALIANA alle nuove e più diffuse - anhe se meno affidabili - forme di informazione che sono i blog, fatti non più  o non solo da giornalisti, ma da qualsiasi persona che vuole dire la sua su Internet.
L’argomento che resta centrale nei discorsi sulle testate italiane all’estero però, è il discorso sul finanziamento.
A questo riguardo ci sono alcune premesse. La prima è che l’informazione è un diritto che, come gli altri diritti, dovrebbero essere promossi e assicurati dallo Stato. Nel caso delle comunità italiane all’estero, dovrebbe essere missione dell’Italia assicurare tale diritto, sia per rispondere a una legittima attesa dei suoi connazionali residenti all’estero, sia anche e forse di più, per difendere un suo interesse, un suo collegamento con le comunità all’estero.
Va subito detto che anche da parte dele comunità dovrebbe esserci un interesse a sostenere la sua stampa o almeno quei giornali, programmi radiofonici e televisivi della collettività. Media che sono espressione delle comunità, parlano loro stesso linguaggio che usano le nostre comunità, rispecchiano la loro vita, le loro opere, le loro attese e sono la tribuna dove si discutono le loro problematiche. Tutte cose che non trovano nei media italiani, incluso il prestigioso Corsera, che anche se viene edito localmente in vari Paesi, compresa l’Argentina, non riporta notizie delle nostre comunità, perché è un giornale fatto e pensato per il pubblico italiano d’Italia. Proprio per questo motivo,buona partedella nostra comunità continua a leggere giornali come la nostra TRIBUNA ITALIANA, perché trova in essi informazioni che invece mancano nei media italiani, Rai International compresa. Anche per questo dovrebbe essere interesse e impegno dei parlamentari italiani eletti all’estero di reclamare al governo e al Parlamento anch su questo tema.
Detto questo però, torniamo alla respnsabilità cheha lo Stato italiano di assiurare l’informazione agli italiani all’estero. Una responsabilità resa ancor più impellente da quando i cittadini italiani residenti all’estero esercitiamo il diritto di voto attivo e passivo e quindi siamo chiamati a contribuire alle decisioni sulla vita dell’Italia e degli italiani.
Come abbiamo spiegato tante volte, lo Stato italiano provvede ad “assicurare” il diritto all’informazione, con un contributo annuo di 2 milioni di euro, che vengono distribuiti fra quasi duecento testate in tutto il mondo. E’ chiaro che tale cifra è insufficiente, al di là di alcuni abusi dei furbi che non mancano mai, che si registrano approfittando le lacune del regolamento di distribuzione. Ed è chiaro che così non può essere assicurato tale diritto.
Il Vice ministro agli Esteri Danieli, che ha la delega per gli italiani all’estero, nel presentare il suo programma e in vari interventi durante gl undici mesi da quando è alla farnesina, ha parlato in varie occasioni sull’importanza che riveste l’informazione per gli italiani all’estero. Ha organizzato un convegno sui cambiamanti che dovrebbero registrarsi in Rai International, ha parlato vagamente sulle modifiche che dovrebbero essere apportate al regolamento di distribuzione dei contributo o alla legge per l’Editoria per quanto riguarda i giornali all’estero ed ha annunciato che si punterà a fare una distinzione tra i giornali che effettivamente sono diffusi e sono fatti con professionalismo e quelli che, pur se fatti con passioni, non rispondono a quei due requisiti.  Ma di concreto non c’è niente ancora.
D’altra parte il Garante per l’Editoria ha promosso una indagine tra gli addetti al settore, per consultarli sulle modifiche da apportare alla citata legge, ma il questionario non conteneva alcuna parola sull’editoria italiana all`estero, come se il Garante non avesse il dovere di garantire anche l’informazione degli italiani all’estero.
La realtà dell’informazione italiana all’estero al giorno d’oggi è che le nostre comunità continuano ad informarsi in gran parte grazie ai media delle comunità, perché in questo campo nulla è cambiato. 
La settimana scorsa abbiamo parlato di uno dei gravi problemi  delle nostre comunità, qual’è la mancanza di una anagrafe pienamente affidabile. La mancanza dei mezzi necessari per irrobustire i media degli italiani all’estero, è un altro gravissimo problema  non solo per la sopravvivenza delle testate, ma per far rendere più  efficace la nostra partecipazione civile alla vita politica italiana. E, come abbiamo scritto tante volte,le nozze no si fanno con i fichi secchi.
Qualche funzionario potrebbe parlare, come fece già alcuni anni fa un sottosegretario, del solito muro del pianto.Si tratta invece della solita trascuratezza dello Stato italiano nnei riguardi delle comunità italiane all’estero. Un’altra, come regolarmente testimoniano, appunto, le testate italiane edite all’estero.  
 
 
MARCO BASTI



 
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