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06 apr 2007La via Crucis al Colosseo introdotta dal solenne rito della passione celebrato in San Pietro

ROMA, 6 APR (Italia Estera) - Nella cornice suggestiva del Colosseo, davanti a migliaia di pellegrini e turisti e con il collegamento intervisione, il Papa ha dato il via al rito della via Crucis.
Benedetto XVI ha portato personalmente la croce alla prima e ultima stazione, mentre le meditazioni che hanno accompagnato la preghiera sono affidate a mons. Gianfranco Ravasi, prefetto della biblioteca Ambrosiana.
Il Papa ha concluso la via crucis al Colosseo dicendo:
"Il nostro Dio non è un Dio lontano, intoccabile nella sua beatitudine, il nostro Dio ha un cuore, anzi ha un cuore di carne, si è fatto carne proprio per poter soffrire con noi nelle nostre sofferenze, si è fatto uomo per darci un cuore di carne e risvegliare in noi l'amore per i nostri fratelli sofferenti".
 
"Preghiamo - ha aggiunto - per tutti i sofferenti del mondo, perché Dio ci dia un cuore di carne ci faccia messaggeri del suo amore non solo con parole ma per tutta la nostra vita: seguendo Gesù nella via della sua passione vediamo non solo la passione di Gesù ma vediamo tutti i sofferenti del mondo, e é questa la profonda intenzione della preghiera della via crucis: di aprire i nostri occhi e aiutare a vedere col cuore". "Il peccato più grande del mondo pagano - ha spiegato - era la loro insensibilità e durezza di cuore: convertirsi a Cristo, divenire cristiano voleva dire ricevere un cuore di carne, sensibile per la passione e la sofferenza degli altri".
 
La via Crucis al Colosseo è stata introdotta dal solenne  rito della passione che si è celebrato in San Pietro. E’ uno delle poche cerimonie in cui il Papa non prende la parola e si limita ad ascoltare.
 
Benedetto XVI, come prevede la celebrazione della passione del Signore, vestito con i paramenti rossi si è prostrato sul pavimento della Basilica ed é rimasto in preghiera per alcuni minuti nel silenzio generale,  mentre gli facevano da cornice vescovi e cardinali tutti in ginocchio. Una volta rialzatosi è cominciato il rito  solenne della passione di Cristo e la predica di padre Raniero Cantalamessa.
Davanti al Papa e ai vertici della Chiesa cattolica e della Curia romana, il predicatore di Casa Pontificia, lancia il suo auspicio in favore dell'universo femminile. "Dopo tante ere che hanno preso il nome dell'uomo - homo erectus, homo faber, fino all'homo sapiens-sapiens, cioé sapientissimo di oggi - c'é da augurarsi che si apra finalmente, per l'umanità, un'era della donna: un'era del cuore e della compassione", afferma di fronte ad un auditorio impassibile. Che si apra "l'era della donna", del suo cuore e della sua compassione; l'era delle "madri coraggio" che non abbandonarono Gesù condannato a morte, mentre gli uomini si comportarono in modo meschino e ignominioso.
Benedetto XVI ascolta con attenzione.
 
"Da ogni parte emerge l'esigenza di fare più spazio alla donna", di liberarla da "antiche soggezioni", incalza il cappuccino, che però, a questo punto, sente il bisogno di precisare. "Noi non crediamo che l'eterno femminino ci salverà", afferma. "L'esperienza quotidiana - spiega - dimostra che la donna può sollevarci in alto, ma può anche farci precipitare in basso". Pure la donna ha bisogno della redenzione di Gesù. "Ma una volta redenta e liberata, sul piano umano, da antiche soggezioni, la donna può contribuire a salvare la nostra società da alcuni mali inveterati che la minacciano, violenza, volontà di potenza, aridità spirituale, disprezzo della vita.." Ciò a condizione, sottolinea padre Cantalamessa, che la donna rimanga se stessa e non cerchi di "trasformarsi in uomo", come sostenevano le femministe d'epoca. La grandezza delle donne sta nel loro cuore, come dimostra proprio la passione di Gesù. "Pie donne" è un termine diminutivo, osserva. Furono le "madri coraggio" del vangelo a "sfidare il pericolo" e a "non abbandonare il condannato a morte". "Certo - ammette il predicatore - Gesù morì anche per i peccati delle donne, ma storicamente esse possono dire in verità 'noi siamo innocenti del sangue di costui'.
"Si discute animatamente da qualche tempo chi fu a volere la morte di Gesù: se i capi ebrei o Pilato, o entrambi. Una cosa é certa in ogni caso - scandisce il frate - furono degli uomini, non delle donne".
 
A quelle donne, a cui è spettato il compito di annunciare poi la risurrezione di Cristo, - cnclude il cappuccino - 'l'umanità deve affidarsi", per ritrovare "le ragioni del cuore". (Italia Estera) -



 
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