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22 mar 2007AFGHANISTAN: Usa e Italia ai ferri corti per il sequestro Mastrogiacomo

Servizio di Alfonso Maffettone 
ROMA, 22 MAR  (Italia Estera) -   Le relazioni fra gli Stati Uniti e l’talia sono scese al punto più basso dai tempi della crisi di Sigonella all’epoca  di Bettino Craxi. Oggi e’ attesa una telefonata fra il ministro  degli esteri Massimo D’Alema e il segretario di stato Condoleeza Rice   dopo la dura e improvvisa presa di posizione del Dipartimento di stato sulla liberazione in Afghanistan del giornalista Daniele Mastrogiacomo di Repubblica, sull’uccisione del suo autista e sulla misteriosa sorte del suo interprete, entrambi afgani.
 L’Italia corre il rischio di entrare in una crisi diplomatica con il suo maggiore alleato atlantico, forse la piu’ grave dal dopo guerra ad oggi. La crisi potrebbe avere ripercussioni politiche anche sul ruolo dell’Italia nell’Ue. Gran Bretagna, Olanda e Germania hanno solidarizzato ufficialmente con Washington mentre c’è il macontento di tutte le cancellerie occidentali. Ieri e una fonte del dipartimento di stato rimasta anonima, (vedi servizio Italia Estera) ha espresso disapprovazione per le modalità del rilascio di Mastrogiacomo, il giornalista  sequestrato in Afghanistan  il 4 marzo e tornato in libertà  due giorni fa in cambio della scarcerazione di cinque prigionieri talebani  definiti ‘pericolosi’’ dagli Usa.
 
E’ stato un "fulmine a ciel sereno" ha dichiarato il ministro Massimo D’Alema il quale tre giorni fa era stato in visita ufficiale negli USA e nulla faceva presagire una tempesta così pesante.
Il capo della diplomazia italiana aveva avuto una cena con la Rice  a quattr’occhi o per usare una espressione più gentile a lume di candela. Al termine aveva ammesso l’esistenza di dissensi ma si era subito affrettato a dichiarare che si trattava  di differenze che possono  esistere nelle relantionship fra due paesi. Soprattutto aveva  riportato “la comprensione’’ di Washington per come erano andate le trattative per la liberazione di Mastrogiacomo e la non opposizione in linea di principio degli Usa alla proposta italiana per una conferenza di pace sull’Afghanistan.
 
Ieri il colpo di scena con le esternazioni da Washington su tutta la vicenda  del giornalista italiano, la smentita della  ‘‘comprensione Usa’’ e la bocciatura della presenza dei talebani ad un tavolo di pace.  La Farnesina ha definito inaspettata l’ iniziativa american ma  finora non ha ricevuto nessuna protesta ufficiale tramite i canali diplomatici .  Ciò lascia supporre che gli Usa non intenderebbero andare oltre all’ammonimento manifestato ma tutto è ancora  aperto .
 
Repubblica scrive che D’Alema già ieri si sarebbe affrettato  a telefonare alla Rice ma il segretario di stato era impegnato al senato Usa.
 D’Alema si sarebbe rivolto all’Ambasciatore Usa a Roma Ronald Spogli  e gli avrebbe spiegato la posizione dell’Italia che è quella di non aver trattato con i terroristi, ma solo con il governo afgano di Karzai.  Spogli avrebbe ridimensionato il caso ed avrebbe anche collaborato, sempre secondo Repubblica,  al comunicato di risposta della Farnesina  incentrato sul  “clima molto positivo”  della visita di D’Alema a Washington e sull’ottima reazione della rappresentante Usa al Consiglio di Sicurezza per il ruolo svolto dall’ Italia in Afghanistan.
 
Ma nessuno in questo momento si illude che lo strappo possa essere subito ricucito. I problemi sollevati da Washington sono di estrema gravità: gli Usa hanno ribadito, appoggiati da Gran Bretagna, Olanda e Germania, che  con i terroristi non si deve mai trattare ed hanno sollevato anche la questione delle regole di ingaggio. Le forze italiane della coalizione Nato in Afghanistan, secondo gli Usa, sono relegate ad un ruolo puramente difensivo in una situazione sempre più bellica per l’ aggressività degli insorti talebani.  E poi agli occhi degli Usa non e’ chiaro chi sia stato il soggetto delle trattative per il rilascio di Mastrogiovanni e se effettivamente siano stati liberati solo cinque Talebani.
Il Corriere della Sera, citando fonti dei servizi segreti, non esclude che i ‘’talbani scarcerati siano almeno il doppio’’ e che nell’elenco potrebbero figurare nomi di spicco del terrorismo  afgano”.
 Se la vicenda sia andata così, secondo il giornale, si capirebbe la reazione degli Usa e degli altri paesi alleati.  La liberazione di Mastrogiovanni alle condizioni riportate avrebbe aperto in Afghanistan una nuova e pericolosa fase, quella della caccia agli stranieri da parte dei telebani consapevoli di poter chiedere come riscatto la liberazione di compagni catturati o danaro per il rafforzamento del loro armamento.
 E poi il dott. Strada chi è? Il ministro della difesa Parisi ha ammesso che la gestione del rapimento Mastrogiacomo e’ stata tolta ai servizi segreti ed affidata al fondatore di Emergency. Strada, scrive il Corriere della sera,  si sarebbe addirittura impuntato per riportare il giornalista in Italia a bordo di un aereo della sua organizzazione.  La richiesta non è stata esaudita ma il ruolo di Strada nelle trattative e’ stato forte e sarebbe stato voluto dallo stesso D’Alema per la sopravvvienza dell’ esecutivo, secondo quanto ha detto l’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga. 
“ D’Alema si è affidato a Strada perchè nel governo erano terrorizzati. Temevano che se fosse capitato qualcosa al giornalista il governo sarebbe caduto subito. D’ altronde i legami con Emergency sono forti, tanto che in Finanziaria ci sarebbero dei fondi assegnati all’organizzazione’’, ha denunciato Cossiga.
Piero Ostellino in un fondo del Corriere della Sera ricorre alla descrizione da parte del Guicciardini del diplomatico machiavellico per illustrare la posizione di Gino Strada e della situazione che si vive in questo momento in Afghanistan . Resta il fatto che è stato arrestato per ordine del governo di Kazai,  l’afghano responsabile del personale di Emergency che ha condotto le trattative con i talebani per il rilascio di Mastrogiacomo. Prodi si è impegnato per un suo rilascio.
 
Alfonso Maffettone/Italia Estera



 
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