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14 feb 2007"Pagate le tasse", il Fisco USA ingiunge a 49 italiani del personale dell’Ambasciata e dei consolati

Servizio di Alfonso Maffettone
NEW YORK, 14 FEB. (Italia Estera) - Il 20 febbraio è una data che suona come la scadenza di una cambiale o peggio come un ultimatum. Se non interverranno fatti nuovi, 49 cittadini italiani con contratto di lavoro nelle rappresentanze diplomatiche-consolari e negli istituti italiani di cultura negli Stati Uniti corrono il rischio di essere incriminati per evasione fiscale. Ed in Usa non si scherza con le tasse, guai se qualcuno si sottrae ai pagamenti dovuti all’ IRS (Inland Revenue Service) uno degli enti federali ritenuti il terrore di tutti gli immigrati delle nuove e passate generazioni.
Il debito dei dipendenti italiani varia, secondo quanto e’ stato riferito, dai 70 a 100 mila dollari a testa, una bella cifra che potrebbe anche rappresentare i risparmi di una vita. Ma le autorita’ americane sono sorde alle invocazioni di clemenza specialmente quelle che si levano in Italia, prima fra tutte ‘’tengo famiglia’’.
Qualcosa l’ IRS , bisogna riconoscere, ha fatto. Ha concesso una riduzione del debito sotto forma di concordato e pretende che il pagamento avvenga inesorabilmente entro il 20 febbraio. Un compromesso che , a quanto pare, non piace ai nostri connazionali, che vorrebbero una specie di indulto americano in campo fiscale.
La questione, comunque, è rimbalzata sul tavolo del Ministro degli esteri D’Alema. Il capo della diplomazia si trova ora davanti ad una grana non indifferente essendo il ministro di un partito e di un governo che ha fatto della lotta all’evasione fiscale uno dei cavalli di battaglia. Da parte sindacale si fa notare che esiste un accordo bilaterale fra i due paesi per la riscossione in Usa delle tasse del personale italiano ma si aggiunge che e’ stato disatteso per anni dalla Farnesina. La fonte fa osservare che lo stesso personale si sentirebbe trattato iniquamente qualora dovesse pagare due volte dal momento che in Italia già subisce la trattenuta fiscale sui compensi dovuti.
Una controversia analoga a questa in atto fra Italia e Usa ha già interessato Washington e la Gran Bretagna e si è conclusa con la decisione di Londra di accollarsi il debito reclamato dal fisco americano. Ma in Italia non sembra prevalere lo stesso orientamento. A quanto pare la Farnesina non intende cedere alle ingiunzioni degli esattori Usa nei confronti del personale italiano e si e’ rivolta alla Germania quale presidente di turno dell’UE sostenendo che il problema riguarda anche le ambasciate e gli istituti consolari degli altri paesi UE presenti negli Stati Uniti.
L’on. Guglielmo Picchi di Forza Italia , uno dei 18 parlamentari italiani eletti all’estero, si è pronunciato contro questo tipo di orientamento che chiama in causa l’UE ed ha denunciato il comportamento del governo Prodi che ha ‘’tanto decantato la tolleranza zero verso gli evasori fiscali ‘ mentre “la Farnesina, costringe i propri dipendenti, residenti negli Stati Uniti,ad evadere le tasse”. E come ha fatto la Gran Bretagna, Picchi sostiene che il governo deve intervenire a tutela dei nostri connazionali.
‘ ‘I nostri connazionali – ha detto Picchi – sono trattati come evasori e dovranno aderire entro il 20 febbraio ad un concordato fiscale molto oneroso , circa 100.000 dollari a testa, dovendo ammettere colpe che in realtà sono del Ministero. Mentre la scadenza si avvicina si assiste ad un rimpallo di responsabilità fra Ministero dell’Economia e degli Esteri per capire chi debba intervenire per sanare la situazione. I connazionali hanno regolarmente pagato le tasse e quindi sia il Governo a saldare le somme dovute al Fisco americano’’, ha affermato il parlamentare di FI annunciando una interrogazione a risposta scritta ai due Ministeri chiamati in causa.
Intanto si aspetta se la cancelliera tedesca Angela Merkel ha voglia di fare qualche passo per una soluzione del problema ma i giorni passano velocemente. Siamo già a San Valentino, una festa a cinque giorni dalla deadline imposta dal fisco americano. C’e’ da credere che per i 49 lavoratori italiani non ci sono stati ne’ festeggiamenti ne’ sogni di amore ma solo paura e preoccupazione per una possibile incriminazione secondo le leggi Usa.

Alfonso Maffettone/Italia Estera




 
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