Il presidente della Repubblica alla cerimonia al Quirinale per il 'Giorno del Ricordo': ''Non dimenticare la congiura del silenzio'' Il vicepremier Rutelli: ''Riconoscimento condiviso ma tardivo''
Roma, 10 FEB (Italia Estera) - Prima "l'odio e la furia sanguinaria della pulizia etnica"; poi "la congiura del silenzio e l'amaro e demoralizzante oblio". Sul dramma delle foibe, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano esorta a "non tacere assumendoci la responsabilità dell'aver negato o teso ad ignorare la verità, per pregiudiziali ideologiche e cecità politica; e dell'averla rimossa, per calcoli diplomatici e convenienze internazionali".
Giorgio Napolitano celebra al Quirinale, per il secondo anno, il Giorno del Ricordo, consegnando diplomi e medaglie agli eredi delle vittime delle foibe, che definisce "imperdonabile orrore contro l'umanità" . Un' ammissione senza alcuna attenuante delle responsabilità di un'intera classe politica, per quella che lo stesso Napolitano ha definito "la congiura del silenzio" sulla tragedia del popolo giuliano-dalmata.
Napolitano ha voluto richiamarsi esplicitamente al suo predecessore, Carlo Azeglio Ciampi, dicendo che ne raccoglie l'esempio circa "il dovere che le istituzioni della Repubblica sentono come proprio, a tutti i livelli, di un riconoscimento troppo a lungo mancato" delle tragedie di un intero popolo di istriani, fiumani e dalmati, che al confine orientale dell' Italia, dopo l'8 settembre '43, furono vittime di un ''moto di odio e di furia sanguinaria e di un disegno annesionistico slavo che prevalse innanzitutto nel Trattato di pace del 1947 e che assunse i sinistri contorni di una pulizia etnica". Una tragedia la cui memoria "ha rischiato di essere cancellata" e che invece, ha aggiunto il capo dello Stato, deve essere trasmessa ai giovani nello spirito della legge del 2004 che ha istituito il Giorno del Ricordo. Nell' autunno 1943, ha aggiunto Napolitano citando recenti riflessioni e ricerche, "si intrecciarono giustizialismo sommario e tumultuoso, parossismo nazionalista, rivalse sociali e un disegno di sradicamento della presenza italiana da quella che era e cessò di essere la Venezia Giulia". "La disumana ferocia delle foibe fu una delle barbarie del secolo scorso, in cui si intrecciarono in Europa cultura e barbarie. Non bisogna mai smarrire consapevolezza di ciò - ha sottolineato - nel valorizzare i tratti più nobili della nostra tradizione storica e nel consolidare i lineamenti di civiltà, di pace, di libertà, di tolleranza, di solidarietà della nuova Europa che stiamo costruendo da oltre 50 anni, e che è nata dal rifiuto dei nazionalismi aggressivi e oppressivi, da quello espresso nella guerra fascista a quello espresso nell' ondata di terrore jugoslavo in Venezia Giulia. La nuova Europa esclude naturalmente anche ogni revanchismo". Napolitano ha rivolto un omaggio affettuoso a tutti gli eredi di quella buia pagina della nostra Storia e un omaggio altrettanto affettuoso al professor Paolo Barbi, già presidente dell' Associazione dei profughi giuliano-dalmati (Anvd), che ha rievocato al Quirinale, in pochi tratti, i termini di quella disumana tragedia.
Alla cerimonia nel Salone del Corazzieri al Quirinale, alla presenza fra gli altri del presidente della Camera Fausto Bertinotti e del sindaco di Roma Walter Veltroni, è intervenuto anche il vicepresidente del Consiglio Francesco Rutelli. "L'Italia tributa un riconoscimento giusto e saggio ai familiari delle vittime delle foibe e all'intero popolo giuliano-dalmata -ha dichiarato nel suo intervento-. E' un bene che ciò avvenga con il largo consenso dell'intero schieramento politico e parlamentare, anche se questo riconoscimento è avvenuto tardivamente". (Italia Estera) -