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09 feb 2007Parte del tour

L’editoriale di Marco Basti su Tribuna Italiana
BUENOS AIRES -9 GEN. - Tribuna Italiana/Italia Estera -La visita in Argentina del Presidente della Camera dei Deputati italiana, si è conclusa lunedì scorso con un incontro alla “Casa Rosada”, con il ministro coordinatore Alberto Fenández. L’intenso programma della visita in Argentina dell’on. Bertinotti, nel quadro dei suo viaggio in  America Latina, visitando anche il Cile, l’Uruguay e il Brasile, mette in risalto l’aspetto prettamente politico dello stesso. Le tematiche principali, dei successivi incontri, sono stati la difesa dei diritti umani e la lotta alla povertà, con la difesa dei vari modelli che la sinistra e il centro-sinistra esibiscono oggi nei governi dei vari paesi dell’America latina.
Tematiche care all’ex sindacalista e fondatore di Rifondazione comunista, che nell’ultimo mese di maggio è diventato presidente di Montecitorio. Tra tante riunioni con membri dei governi, con esponenti delle istituzioni e con dirigenti di associazioni di difesa dei diritti umani, il presidente della Camera ha avuto il tempo per riunirsi, a Montevideo e a Buenos Aires, con la comunità italiana locale.
Vero è che in Uruguay l’incontro è durato pochi minuti e ad esso hanno partecipato solo pochi esponenti della comunità italiana locale, secondo quanto ha lamentato un esponente della Margherita nel vicino Paese.
A Buenos Aires i partecipanti all’incontro sono stati tantissimi, centinaia, ed hanno riempito il secondo piano della nuova sede consolare fino a rendere anche difficile lo spostamento del presidente della Camera. Anche in questo caso si è trattato di poco tempo, senza possibilità di dialogo con l’importante esponente istituzionale italiano che, durante la sua breve visita al nuovo palazzo consolare, ha inaugurato gli uffici nei quali, d’ora in poi avrà sede il Comites di Buenos Aires, secondo una proposta dell’allora console generale Placido Vigo.
 
Ma torniamo alla visita del presidente Bertinotti. Nessun dubbio
sulla sua volontà di incontrare gli italiani residenti nei due Paesi. Connazionali che fanno parte delle comunità italiane all’estero tra le più antiche e numerose.
La domanda che ci poniamo è se era proprio necessario che il presidente della Camera si scomodasse per questo incontro - e in questo caso parliamo specificamente di quanto avvenuto a Buenos Aires - vista la agenda certamente impegnativa che aveva di fronte a sè.
E’ già da tempo che la nostra comunità conosce la politica italiana e i suoi esponenti. Conosce anche l’on Bertinotti, che già in precedenza era stato in Argentina. Allo stesso modo la politica italiana ci ha “scoperto” già da tempo. Oggi non sarebbe comprensibile una risposta del tipo “ma io non sapevo che in Argentina c’erano tanti italiani”, come manifestò qualche predecessore dell’on Bertinotti, all’Unione e Benevolenza,  non tanto tempo fa.
E allora che senso ha avuto l’incontro di sabato scorso, nella sede di Reconquista 572? Perché scomodare il presidente della Camera e centinaia di connazionali in un giorno non lavorativo, in un periodo di vacanze estive, nell’orario di maggior caldo nella calda estate di Buenos  Aires?  E’, perché si capisca il confronto in Italia, come se fosse stata convocata una riunione protocollare per un sabato del mese di agosto, alle 13, nel centro di Roma.
Le nostre problematiche e la nostra presenza sono ben documentate da migliaia di documenti che l’on. Bertinotti può facilmente ottenere dagli archivi di Montecitorio. I nostri rappresentanti, a cominciare dagli on. Merlo e Angeli che siedono nella sala da lui presieduta, continuando con i numerosi esponenti del CGIE e dei Comites, e di altri enti di rappresentanza della nostra comunità sono sempre disponibili - ne siamo certi - per un incontro con il presidente della Camera per informarlo o dibattere sugli argomenti citati.
E certamente se l’on. Bertinotti volesse visitare le nostre comunità, per una informazione “di prima mano”, siamo certi che, così come sono accorsi in centinaia sabato scorso al Consolato, tantissimi esponenti della nostra comunità sarebbero ben disposti a incontrare l’alto esponente delle istituzioni in un incontro come ci sono stati per altri visitatori italiani alle nostre comunità.
 Non ha senso invece insistere con incontri oceanici, senza dialogo, solo per poter inserire nell’agenda del visitatore la voce  “Incontro con la comunità”, come si fa nei tour del tipo cinque Paesi in tre giorni, che perché passano vicino ad una città, la includono nell’itinerario come città da visitare. Così non serve al visitatore e meno ancora serve alla nostra comunità.
 
Il ricordo di un italiano esemplare
L’8 gennaio se n’è andato in silenzio, quasi in punta di piedi, come era nel suo stile, un grande gentiluomo della nostra comunità: l’ing. Bartolo Denaro. Un uomo di grandi virtù umane e professionali, il cui necrologio, certamente non esauriente, pubblichiamo in questa edizione a pagina 11.
Tra le sue numerose virtù, vogliamo ricordarne una, a modo di omaggio: la ricerca delle coincidenze all’interno della collettività, senza mai cercare un riconoscimento. L’ing. Denaro, infatti, è stato un dirigente di peso nella nostra comunità, specialmente agli inizi degli anni ‘80, anni per molti versi complicati. La fine del governo militare  in  Argentina, la politicizzazione crescente nella nostra comunità col rischio di lacerazioni che l’avrebbero seriamente danneggiata e l’inizio di una nuova stagione nella rappresentanza della collettività, hanno visto l’ing. Denaro, allora presidente locale della Democrazia Cristiana italiana (nonché dirigente di spicco di varie tra le più importanti associazioni della nostra collettività) impegnato, pur nella certezza dei valori che difendeva,  nella ricerca delle coincidenze attraverso il dialogo, mantenendo sempre il suo stile cordiale, proprio della sua personalità.
Se un giorno la nostra comunità si deciderà a scrivere sui suoi italiani esemplari, certamente dovrà trovare uno spazio di rilievo per ricordare l’ing. Bartolo Denaro.
 
MARCO BASTI



 
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