L’editoriale di Marco Basti su Tribuna Italiana
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BUENOS AIRES 14 DIC. -Tribuna Italiana/Italia Estera - In queste ore potrebbe essere sottoposta la Finanziaria all’aula di Palazzo Madama. Una Finanziaria dura, molto rigorosa, che ha portato a importati tagli in quasi tutti gli uffici dello Stato. Il dissesto dei conti pubblici italiani è un dato ormai cronico e, nelle intenzioni di governo, questa Finanziaria dovrebbe servire per iniziare una strada virtuosa che porti a un rilancio dell’Italia. Una intenzione del governo che, però, ha provocato numerose polemiche, contestazioni e - oltre alla prevedibile condanna da parte dell’opposizione - anche a un calo dei consensi al governo, che registrano le ricerche sugli umori della società italiana.
Si tratta inoltre della prima Finanziaria presentata al vaglio del Parlamento da quando, nell’aprile scorso, per la prima volta gli italiani residenti all’estero abbiamo eletto i nostri rappresentanti al Parlamento fra i nostri connazionali stabilmente residenti, come noi, fuori d’Italia.
E’ noto che la polarizzazione dell’elettorato italiano ha determinato una circostanza politica speciale e cioè che il voto del senatore Luigi Pallaro, eletto nella lista dell’Associazionismo e quindi indipendente dai due schieramenti politici, risultasse molto importante, se non determinante, per la formazione del governo e per l’approvazione delle principali leggi.
A suo tempo Pallaro ha chiarito e ribadito in successive dichiarazioni, le linee sulle quali avrebbe impostato la sua azione al Senato. Non avrebbe fatto cadere il governo - senza importare di quale segno fosse - per contribuire alla stabilità politica dell’Italia, e sarebbe andato in Italia per far conoscere la realtà dell’Italia all’estero. Fatte queste premesse, ha poi dato il suo appoggio al governo Prodi, in quanto era quello che aveva i numeri per formare il governo e con quel governo ha trattato le richieste, alcune delle quali da decenni presenta la nostra comunità e altre più recenti. Tra le prime c’è la riforma della rete consolare, per renderla più efficace, efficiente e al servizio dei connazionali. Tra le seconde, l’aumento dei fondi per assistere gli emigrati italiani che non hanno fatto l’America e che sono stati colpiti dagli effetti delle varie crisi economiche argentine, delle quali, l’ultima, nel 2001, è stata proprio devastante.
Per ottenere una risposta concreta a queste richieste, era necessario che il governo assegnasse i fondi necessari, nella principale norma economica del Paese, che è la Finanziaria.
Lunedì si è conclusa la visita in Argentina del senatore Franco Danieli,Vice ministro agli Esteri con delega per gli italiani all’estero. Danieli ha inaugurato i nuovi edifici consolari di Buenos Aires e di Mar del Plata e nei vari interventi avuti, ha detto che è finito il tempo degli studi, delle ricerche, delle parole e che comincia il tempo dell’agire.
Inoltre ha diffuso alcune delle cifre della Finanziaria che riguardano specificamente gli italiani all’estero (che pubblichiamo a pagina 7) in gran parte con sostanziosi aumenti rispetto alle cifre assegnate nel bilancio di quest’anno che sta per concludersi.
Si tratta di cifre che ora si trovano al vaglio del Senato, comprese nella Finanziaria che l’Aula deve approvare.
Se saranno approvate così come le ha annunciate il Vice ministro - il voto è previsto per queste ore e per parteciparvi sono rientrati a Roma Danieli e Pallaro - si potrà dire che effettivamente è arrivato il tempo dei fatti.
Se quell’aumento di fondi sarà approvato, effettivamente ci saranno le risorse per l’assistenza sanitaria, per l’assistenza diretta e per assumere personale per i consolati, per sistemare l’Anagrafe e per snellire le pratiche per il riconoscimento della cittadinanza.
Se la Finanziaria sarà approvata, saranno assicurati i fondi minimi anche per gli anni 2008 e 2009.
Se il Senato approverà la Finanziaria, il governo avrà superato una prova importante per la sua tenuta e bisognerà riconoscere che qualcosa comincia a cambiare per noi, grazie ai nostri parlamentari.
Sono ore di attesa. Incrociamo le dita. Speriamo bene.
MARCO BASTI