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01 dic 2006Il Papa in Turchia, a conclusione del suo viaggio incontra la comunità cattolica

Ieri giorno delle visite Benedetto XVI 'turista' a Santa Sofia, poi lo storico ingresso nella Moschea Blu, già visitata nel '79 da Wojtyla
 
Servizio di Luciano Lombardini
ISTAMBUL,1 DIC. (Italia Estera) -  Le colombe, simbolo per eccellenza della pace, sono state al centro del viaggio del Papa in Turchia. Oggi ne ha liberate tre proprio nel cortile della cattedrale dello Santo Spirito. Ieri le colombe  erano il tema dei doni scambiati in moschea.  Benedetto XVI, infatti, aveva regalato al muftì un mosaico raffigurante delle colombe che si abbeverano, e questi aveva ricambiato con un quadro con la raffigurazione delle colombe.
L’ultimo giorno della sua visita  è stato dedicato alla piccola comunità cattolica turca. Il Papa si è stretto a loro nella cattedrale latina dello Spirito Santo. Nel cortile di questo edificio costruito nella metà dell'Ottocento c'é una statua di Benedetto XV eretta dai turchi nel 1919 con la scritta: 'al grande pontefice della tragedia mondiale, benefattore dei popoli, senza distinzione di nazionalità  o religione in segno di riconoscenza, l'Oriente’.  Papa Ratzinger ai piedi di questa statua  ha  incontrato alcune autorità civili locali che lo hanno salutato, poi ha inaugurato una statua di Giovanni XXIII, dello scultore italiano Carlo Balljana, altro pontefice particolarmente amato dai turchi.  Alla messa presenti il patriarca ecumenico Bartolomeo, quello armeno, il metropolita siro ortodosso e i rappresentanti delle chiese protestanti. Un aereo della Turkish Airlines lo ha riportatato a Roma. Quello in Turchia è il quinto viaggio apostolico internazionale, il 118esimo dei viaggi pontifici fuori dall'Italia nell'epoca contemporanea.
Ieri terzo giorno della visita in Turchia di Benedetto XVI.  Sono questi i momenti cruciali: L'impegno contro il fondamentalismo religioso nella dichiarazione congiunta con il Patriarca ortodosso, la visita a Santa Sofia e alla Moschea Blu.
E' stato un pontefice 'turista' quello che nel pomeriggio ha visitato Santa Sofia, uno dei simboli di Istanbul. Storica basilica bizantina, poi trasformata in moschea ed ora in museo, il Papa ha rispettato il divieto di preghiera e ha ascoltato attentamente le parole del direttore del Museo sui mosaici, i tesori e le architetture dello storico edificio. Benedetto XVI ha concluso la visita firmando il Libro d'oro del museo e scrivendo un breve pensiero in memoria del momento.
Poi ha fatto lo storico ingresso nella Moschea Blu, che si trova di fronte a Santa Sofia. Nei venti minuti di visita nel più importante tempio islamico della città, già visitato nel '79 da Giovanni Paolo II, Papa Ratzinger, che è entrato scalzo, come tutti, si è soffermato per alcuni momenti in raccoglimento spirituale, uno dei momenti più intensi della sua visita in Turchia. ''Un momento di meditazione personale, di rapporto con Dio che si può anche chiamare di preghiera personale, intima, ma non ha fatto però nessuna preghiera con manifestazioni esterne caratteristiche della fede cristiana'', come ha spiegato padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana.

Prima di entrare Benedetto XVI, e con lui tutti i membri del suo seguito, si è tolto le scarpe e ha indossato un paio di babbucce bianche. ''Questa visita ci aiuterà a trovare insieme i modi, le strade della pace per il bene dell'umanità''', ha detto il Papa al Gran Muftì di Istanbul Mustafa Cagrici all'interno della Moschea Blu.

Imponenti le misure di sicurezza dopo che la scorsa settimana un gruppo di Lupi grigi aveva occupato Santa Sofia per protestare contro la visita del Papa. Già in mattinata le forze di sicurezza turche hanno impedito a un gruppo di manifestanti di raggiungere Santa Sofia. L'intervento della polizia è avvenuto senza che si verificassero incidenti. Il gruppo di manifestanti era composto da circa cento persone appartenenti al partito islamico estremista Bbp, vicino all'organizzazione dei Lupi Grigi.
In mattinata Benedetto XVI era intervenuto alla Divina liturgia tenuta da Bartolomeo I nella chiesa patriarcale di San Giorgio a Istanbul. ''Le divisioni esistenti fra i cristiani sono uno scandalo per il mondo ed un ostacolo per la proclamazione del Vangelo'', ha detto il Pontefice. ''Alla vigilia della propria passione e morte, il Signore, attorniato dai discepoli, pregò con fervore che essi fossero uno, così che il mondo possa credere'', ha aggiunto Ratzinger che ha assistito alla liturgia celebrata dal Patriarca ma naturalmente non ha concelebrato per le divisioni che sussistono fra le due confessioni cristiane.


Il Papa ha espresso, dunque, l'auspicio che un giorno cattolici e ortodossi possano ''celebrare l'eucaristia insieme per prendere parte all'unica mensa del Signore, condividendo lo stesso pane e lo stesso calice''. Benedetto XVI ha rinnovato l'impegno personale ''ad arrivare alla piena comunione tra cattolici e ortodossi'' e ha assicurato che la ''Chiesa cattolica è pronta a fare tutto il possibile per superare gli ostacoli''.

Anche da parte sua, Bartolomeo I ha auspicato che "venga il giorno in cui si realizzi la piena unità". ''Con molta tristezza - ha detto il Patriarca durante l'omelia - confessiamo che non possiamo ancora celebrare insieme i santi misteri e preghiamo che venga il giorno in cui questa unità sacramentale possa compiersi pienamente''.

Alla fine della liturgia il Papa e Bartolomeo I si sono affacciati al balcone e hanno impartito una benedizione comune, accolta da un lungo e caloroso applauso dei tanti fedeli che affollavano il cortile. Poi hanno firmato una Dichiarazione comune in cui si rinnova l'impegno contro la guerra, il terrorismo e l'estremismo religioso che uccide in nome di Dio.

''Abbiamo rivolto il nostro sguardo - si legge nel testo - ai luoghi del mondo di oggi dove vivono i cristiani e alle difficoltà che debbono affrontare, in particolare la poverta', la guerra e il terrorismo, ma anche le diverse forme di sfruttamento dei poveri, degli emigrati, dei poveri, delle donne e dei bambini''.

''Cattolici e ortodossi - prosegue la Dichiarazione ecumenica - sono chiamati ad intraprendere insieme azioni a favore del rispetto dei diritti dell'uomo, di ogni essere umano, creato ad immagine e somiglianza di Dio, come pure per lo sviluppo economico, sociale e culturale. Le nostre tradizioni teologiche ed etiche possono offrire una solida base alla predicazione e all'azione comuni. Innanzitutto, vogliamo affermare che l'uccisione di innocenti in nome di Dio è un'offesa a Lui e la dignità umana. Tutti dobbiamo impegnarci per un rinnovato servizio all'uomo e per la difesa della vita umana, di ogni vita umana''.

Nessuna svolta, però, in campo ecumenico. Le aspettative della vigilia insomma sono state rispettate, si prosegue sulla strada del dialogo, si fa tesoro dei passi avanti compiuti, ma non è possibile ancora sciogliere il nodo del ministero petrino, cioè del ruolo del Papa rispetto alle chiese orientali.

Nel pomeriggio Benedetto XVI ha incontrato anche il Patriarca armeno Mesrob II nella sede del Patriarcato armeno ad Istanbul. Un colloquio definito ''più che un semplice gesto di cortesia ecumenico e di amicizia'', in cui il Papa ha voluto ricordare, pur senza citarlo apertamente, il genocidio degli armeni messo in atto dai turchi al principio del secolo scorso. ''Rendo grazie a Dio per la fede e la testimonianza cristiana del popolo armeno - ha detto - trasmesse da una generazione all'altra, spesso in circostanze davvero tragiche come quelle sperimentate durante il secolo passato''.-
Luciano Lombardini, Italia Estera



 
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