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19 set 2006Si è spento a Brooklyn il Giudice Edward Re

Figlio delle isole Eolie, nato a Salina, è stato un esponente di spicco del sistema giudiziario americano

NEW YORK, 18 SET (Italia Estera) - E' morto a Brooklyn all’età di 85 anni il giudice Edward Domenico Re. Scompare una delle figure italoamericane più prestigiose del sistema giudiziario americano. Gli furono affidati incarichi prestigiosi da ben tre presidenti degli Stati Uniti.

In una recente intervista ad "America Oggi" gli fu chiesto in quale modo gli sarebbe piaciuto essere ricordato, rispose: “Come un italiano che è arrivato qui a sette anni e che con il sudore degli studi e del lavoro è riuscito a fare qualcosa, a dare un buon nome ai suoi figli e ai suoi nipoti e che sarà ricordato come una persona che ha avuto il privilegio di insegnare diritto a migliaia di alunni, che ricordano ancora i valori che parlano di giustizia e del trattare tutti nella maniera giusta”.

Figlio delle isole Eolie, nato a Salina, il giudice Re ha percorso una carriera brillante fino a diventare un esponente di spicco del sistema giudiziario americano.

Un’impresa non facile la sua che riuscì a realizzare grazie al suo eccezionale impegno negli studi . Da ragazzo nelle strade di Brooklyn evitò discriminazioni razziali e difficoltà relazionali con gli altri ragazzi di differenti etnie. Si laureò con lode il 4 febbraio del 1943 alla St. John University, e solo pochi giorni dopo fu chiamato alle armi per indossare la divisa di semplice aviere dell’Air Force. Si congedò con il grado di colonnello. Ma subito riprese il suo lavoro di avvocato, oltre che a dedicarsi a scrivere libri giuridici che ancora oggi rappresentano la “bibbia” per studenti e studiosi. I suoi scritti hanno riscosso moltissimi apprezzamenti. È autore - tra gli altri - di un testo sul diritto internazionale e confische di capitali esteri che non sfuggì all’attenzione dell’allora presidente John Kennedy.
Impegnato nell’incarico federale al Board of Higher Education di New York, il giudice Re venne chiamato nel 1961 dal presidente Kennedy a ricoprire l’incarico di Chairman of Foreign Claims Settlement degli Stati Uniti.
Dal presidente Johnson venne chiamato a ricoprire la carica di assistente Segretario di Stato per gli affari culturali ed educativi, mentre in riconoscimento di quanto da lui fatto nelle cariche pubbliche, sempre Johnson, lo nominò giudice federale, carica che l’italoamericano mantenne per molti anni, senza mai fermarsi nella pubblicazione di numerosissimi testi di materia giuridica.

Di questi basterà ricordare “Brief Writing and Oral Argument” giunto all’ottava edizione, “Cases and Materials on Remedies”, “Freedoms Prophet”, “Remedies: Cases and Materials” giunto alla quinta ristampa. Scritti questi che lasciano chiaramente il segno di un’attività editoriale di grandissimo livello e si associano ai prestigiosi successi conseguiti in ambito giudiziario.

Il presidente Jimmy Carter lo nominò primo giudice capo presso la Corte Internazionale di Commercio degli Usa, mentre il giudice Re continuava a collezionare numerosi premi, tra i quali il “Distinguished Service Award of the U.S. junior Chamber of Commerce” ottenuto nel 1957, il “St. Thomas More Award” dalla University of San Francisco nel 1987 e l’Award della St. John University nel 2003.

Anche l’Italia non ha mai dimenticato il suo figlio illustre di Santa Maria di Salina. Nel 1986 il presidente della Repubblica gli conferì l’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce, oltre ad aver ricevuto numerosi attestati dagli atenei di Roma, Bologna, Verona, Urbino e L’Aquila.

Il giudice Re è stato presidente dell’Associazione internazionale dei giudici d’Italia e degli Stati Uniti. Tra i suoi studenti il giudice Re annoverava anche due ex governatori di New York: Hugh Carey e Mario Cuomo e per la sua profonda cultura giuridica nel 1961 fu nominato consigliere della Nunziatura Apostolica presso le Nazioni Unite.

Quando gli chiedemmo di commentare l’etichetta di “liberal” che molti gli attribuivano, il giudice Re rispose: “È una parola che ha un grande significato e sono molto orgoglioso di essere liberal, perché liberal significa libero, una mente aperta che non viene deviata da fanatismo o pregiudizio. Così, quando dico liberal, intendo che desidero garantire a miei connazionali gli stessi diritti e la stessa libertà che ho conquistato per me stesso. Ciò significa che siamo un popolo che crede nel trattamento eguale e che vuole essere giudicato per i propri meriti ed il proprio contributo. Quindi - concluse - considero quella una buona definizione e non accetto nessun altro significato. In certi casi considero me stesso un conservatore nel vero senso della parola: per preservare quei valori che fanno grande questa nazione”.

Padre di dodici figli e nonno di più di venti nipoti, Edward Domenico Re non ha mai dimenticato il fascino della sua isola natale e della sua casa affacciata sul mare color cobalto. Ricordava sempre a tutti quelli che l’incontravano questa meravigliosa “cartolina illustrata” che aveva fissato nella sua mente.
Recentemente qualcuno gli chiese se si fosse totalmente americanizzato, il giudice Re rispose con la sua solita verve: “Sì. Sono americanizzato, ma ho contribuito a italianizzare l’America”.

AMERICA OGGI/Italia Estera





 
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