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18 apr 2006Chi è Mirella Giai la neosenatrice italo-argentina eletta ne L’Unione

“quando ero in collegio, mentre mio padre era in guerra, ho mangiato le mele della spazzatura perché non c’era quasi niente da mangiare. E neppure da vestire. Avevo solo stracci”.
Intervista di María Josefina Cerutti, L’Eco d’Italia
BUENOS AIRES - “Ringrazio tutti coloro che mi hanno aiutata a candidarmi al Senato. Sono davvero felice del risultato delle elezioni anche se conosco le grosse responsabilità che mi attendono. Dobbiamo lavorare per i nostri anziani, per i giovani, per riprendere i rapporti con l’Italia, per le donne” dice Mirella Giai dopo essere stata eletta senatrice per la Repubblica Italiana in rappresentanza dell’Unione per la circoscrizione America Meridionale.
Anche se la famiglia era di Trivero, un paese di quasi 7000 abitanti nella Comunità Montana Valle di Mosso (Biella-Piemonte) Mirella è nata a Pinerolo nel 1929. Pronipote, nipote e figlia di emigrati in Argentina, Mirella è sbarcata nel porto di Buenos Aires dopo la seconda guerra mondiale insieme alla sua famiglia.
Il bisnonno di Mirella era stato uno dei protagonisti della pampa gringa, cioè di quelle terre fertili dell’attuale provincia di Santa Fe che grazie al lavoro degli immigrati italiani si svilupparono così tanto da fare diventare l’Argentina d’allora ‘il granaio del mondo’.
 “Mio bisnonno è stato colono nelle zone di El Trébol. Erano i Caffarati, anch’essi piemontesi, che tuttora sono grandi proprietari terrieri. Una parte di questa famiglia è rientrata in Italia nel 1905 perché a mia nonna l’Argentina non piaceva. Ha risparmiato tutto quel che poteva finché ed è riuscita a tornare”.
Tutta la famiglia si è stabilita a Pinerolo, vicino a Torino, dove si sono indebitati per comperare una casa. E alla fine della prima guerra mondiale due figli della nonna tornano in Argentina per aiutare la mamma a pagare i debiti in Italia. Poi arriva la seconda guerra, con le sue grandissime sofferenze: “quando ero in collegio, mentre mio padre era in guerra, ho mangiato le mele della spazzatura perché non c’era quasi niente da mangiare. E neppure da vestire. Avevo solo stracci”.
 
Mirella è stata allevata in un collegio fino al termine della guerra. “Un giorno ricordo che mio padre è arrivato in motoretta a prendermi. Che emozione, lui era lì. Ed era venuto per me. Mi ha levato tutti gli stracci, mi ha messo vestiti nuovi e poco tempo dopo siamo venuti in Argentina dove c’erano due fratelli di mio padre”.
La guerra finisce e tutto cambia. “Mi ricordo, in quel momento ero a Cavour, durante la guerra nessuno camminava per la strada, neanche a Natale: invece quando la guerra finì tutti ballavano nelle strade. Le campane non si fermavano. Che allegria enorme, ma io non sapevo neanche ballare”.
In Argentina, Mirella si stabilì a Rosario ed ha lavorato per 35 anni al patronato INCA: "Io sono una compagna. Provengo da una famiglia di compagni . Mio padre è stato un perseguitato politico. Un vero compagno. Io ho seguito la sua linea".
Non solo Mirella si è sempre schierata con la sinistra, ma ha anche svolto una serie di ruoli istituzionali all’interno della comunità italiana di Rosario, la seconda in Argentina dopo Buenos Aires.
Italiana per eccellenza, Rosario ha oltre un milione circa di abitanti, Le cronache raccontano che nel 1857 il censimento locale registrava 51.000 abitanti di cui il  41% erano stranieri, soprattutto italiani e spagnoli. Comunque la maggioranza degli immigrati è venuta fra il 1870 e il 1914. Nel 1895, gli italiani erano il 28% della popolazione, tra essi membri dei movimenti anarchici e di organizzazioni di contadini che lottavano contro i grande proprietari terrieri com’è stato il famoso Grito de Alcorta, dove nacque la Federación Agraria Argentina (FAA), fondata da coloni italiani.
Insomma, dopo questa “prima volta” del voto degli italiani all’estero, Rosario avrà un suo protagonismo all’interno della politica italiana: una senatrice, Mirella Giai, e un deputato, Giuseppe Angeli, in rappresentanza della lista “Per l’Italia nel mondo con Tremaglia”.
Mirella si è sposata a Rosario e ha avuto due figli, intanto assisteva i malati italiani negli ospedali e faceva parte di federazioni e associazioni italiane e piemontesi. E’ stata poi vice presidente del Comites locale ed ha avuto altre cariche nella Federazione delle Associazioni Piemontesi d’Argentina (FAPA) e nelle Donne piemontesi d’Argentina.
“Continuerò a lavorare come al solito. Dobbiamo riuscire ad avere l’assegno di solidarietà, dobbiamo risolvere il problema dell’assistenza sanitaria per gli italiani più poveri, dobbiamo promuovere la formazione per i giovani italo argentini, lavorare con la memoria storica dei nostri immigrati e aiutare i funzionari argentini a riprendere i legami storici di questi due paesi”.
“Insomma – conclude Mirella Giai - domani, dopo tutte le feste e la gioia di aver vinto, si ricomincia a lavorare, come sempre”.
 
María Josefina Cerutti, L’Eco d’Italia, Buenos Aires/Italia Estera)
 



 
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