- MANAGUA – Il Nicaragua, uno dei Paesi più poveri al mondo con circa 5 milioni di persone, si prepara ad andare alle urne per le elezioni presidenziali, previste il prossimo 4 novembre.
Tra i favoriti figura al momento Daniel Ortega, candidato del Fronte sandinista di liberazione nazionale (Fsln), che sembra avere la meglio su Enrique Bolanos, candidato del partito liberale (Pln)oggi al potere. Così, accanto a Bolanos, che è in svantaggio, è sceso in campo anche il Presidente della Repubblica nicaraguese, Arnoldo Aleman.
Apparso in televisione il premier ha ipotizzato, qualora vincesse l’opposizione sandinista, la caduta del Paese “nel caos e nella distruzione”. Aleman è, infatti, del parere che un ritorno al potere di Daniel Ortega, capo nel 1979 delle forze ribelli marxiste che rovesciarono il dittatore Anastasio Somoza, indurrebbe subito alla fuga dei capitali stranieri. Inoltre, a detta del Presidente la vittoria dei sandinisti di Ortega provocherebbe la chiusura di tutte le “maquiladoras” della zona franca, le aziende di assemblaggio a capitale straniero che operano in un regime di esenzione fiscale. Nei 40 stabilimenti oggi operativi in Nicaragua, sono impiegate circa 40mila persone.
“Le fabbriche – ha concluso Aleman - chiuderanno e i lavoratori si troveranno senza lavoro o magari prigionieri politici. Non possiamo tornare al passato, non possiamo perdere tutte le conquiste democratiche e tornare alla notte della dittatura che abbiamo vissuto in passato”.