ROMA,27 MAR (Italia Estera) - La sensazione lasciata dalle trasmissioni di Rai International è avvilente: la giustificazione che il budget della rete copre soltanto l’8% dei programmi, mentre tutta la rimanente programmazione deve essere scelta fra quella delle reti nazionali non è accettabile. E’ inammissibile poi l’assenza dell’emittente dal settore dell’informazione politica: le percentuali di partecipazione alle elezioni dei Comites, quelle del referendum sulla procreazione assistita (…) avrebbero dovuto suonare come un campanello d’allarme. Si è invece trascurato, in una situazione di colpevole indifferenza, il modesto grado di coinvolgimento delle comunità, lasciando degradare una situazione che già appariva compromessa”.
Questo grave atto d’accusa contro il canale internazionale della Rai, e il suo modo di fare, o meglio di non fare informazione, non proviene dallo schieramento di centrosinistra, ma dalle file del centrodestra. E, circostanza ancora più clamorosa, la stroncatura arriva addirittura da un candidato della Circoscrizione estero della lista di Tremaglia.
Che l’informazione sia l’ultimo dei pensieri della Direzione di Rai International è cosa del resto abbondantemente nota, come già ho avuto modo di sottolineare in passato, ricordando la
parte preponderante che nei programmi direttamente prodotti o acquistati dalla testata internazionale ha invece l’intrattenimento (tra l’altro di pessima qualità). Il fatto che adesso se ne accorgano anche dalle parti di AN, è una ulteriore conferma che la linea editoriale di Rai International è inadeguata, se non offensiva, rispetto alle legittime attese e alle reali esigenze delle comunità italiane all’estero.
Se poi a tutto ciò si aggiungono i risvolti economici provocati da certe situazioni, il quadro diventa ancora più insostenibile. Può sembrare una bazzecola, ma trattandosi di denaro pubblico non lo è affatto. Ecco perché non può allora passare sotto silenzio l’episodio delle ore di informazione fatte mancare nel 2005 rispetto a quanto previsto dalla convenzione in essere fra Rai International e la Presidenza del Consiglio. Non avere realizzato quelle ore potrebbe provocare un minore introito per la Testata, a causa di una consistente penale da pagare. Insomma, un danno per Rai International, ma anche per la Rai. E una beffa per i cittadini che pagano il canone.
Essendo questi solo alcuni degli antefatti, nessuna meraviglia, dunque, se l’informazione politica, anche in vista dell’esercizio del diritto di voto degli italiani all’estero, sia stata fin dall’inizio carente, sino a culminare nell’allucinante vicenda delle Tribune elettorali. Dopo essersele fatte assegnare, sottraendole alla Testata dei Servizi parlamentari, la Direzione di Rai International era partita lancia in resta annunciandone 13, poi passate a 9 e infine a 8, realizzandone di fatto due in ciascuna delle quattro Ripartizione della Circoscrizione estero.
Una scelta assurda se si pensa che nella Ripartizione Europa, ad esempio, gli elettori sono circa un milione e ottocentomila e gli eletti otto (sei deputati e due senatori, su diciotto parlamentari complessivamente assegnati alla Circoscrizione estero) e nella Ripartizione Africa/Asia/Australia/Oceania/Antartide, invece, circa duecentomila elettori che eleggono un senatore e un deputato. Numeri che avrebbero dovuto consigliare di differenziare e se mai di aumentare – e non di diminuire – il totale delle Tribune nelle varie Ripartizioni, o almeno quelle destinate all’area europea.
Certo, bisognava avere le capacità, ma sopratutto la voglia, di programmare diversamente la cosa. Le condizioni temporali per farlo c’erano, visto che il regolamento che assegnava la realizzazione delle Tribune a Rai International è stato approvato il 1° di febbraio. Se lo si fosse fatto, si sarebbe data l’opportunità agli italiani all’estero di informarsi adeguatamente sui programmi e ai candidati di farsi conoscere. Ma evidentemente a Rai International, quando si tratta di programmare informazione che serva davvero, il tempo manca, soprattutto se ci si trova in Cina a registrare trasmissioni che costano circa 150.000 euro e che vanno in onda in piena notte per gli aficionados cinesi di Magliaro.
Un’ultima riflessione va fatta sulla partecipazione dei candidati alle tribune televisive e sul rispetto della par condicio: abbiamo visto in studio un totale di 25 candidati del centrodestra (perché 2 di FI hanno dato forfait all’ultimo minuto, altrimenti sarebbero stati 27) contro 20 del centrosinistra, (liste indipendenti escluse), con punte come quelle di New York, dove di fronte a quattro candidati di UDC, FI, Lega e lista Tremaglia, c’era un solo candidato del centrosinistra. Davvero un bell’esempio di equilibrio tra le parti.
(Eugenio Marino/Italia Estera)
* Responsabile Comunicazione Coordinamento nazionale de L’Unione Italiani nel Mondo