ROMA «Habemus papam», potrà dire oggi il premier a Carlo Azeglio Ciampi. E non si riferirà alla visita di Giovanni Paolo II nell´Aula di Montecitorio, bensì al nuovo ministro degli Esteri che finalmente Silvio Berlusconi ha scelto dopo 11 mesi di «interim» alla Farnesina. Per deferenza verso il Capo dello Stato, cui la Costituzione affida il potere di nomina, il presidente del Consiglio ieri non ha reso pubblico il nome. Però è segreto di Pulcinella: si tratta di Franco Frattini, attuale titolare della Funzione pubblica. Sulla poltrona rimasta libera, andrà a sedere Luigi Mazzella, fino a ieri Avvocato generale dello Stato. La notizia è giunta sul far della sera. Una folla di cronisti adunata a Palazzo Chigi per ascoltare il premier sull´immigrazione ha saputo che alla conferenza stampa avrebbero partecipato Gianfranco Fini, Umberto Bossi e Rocco Buttiglione. I tre, chiusi in una stanza insieme al premier, tardavano tuttavia a mostrarsi. Finché dopo tre quarti d´ora di attesa, davanti ai taccuini s´è presentato il Cavaliere da solo, sorriso a trentadue denti: «Scusate, scusate tanto, c´è una riunione in corso... In compenso tra breve vi darò una bella notizia». Cinque minuti più tardi, con gli alleati al fianco, l´annuncio: sull´interim cala il sipario. Oggi Consiglio dei ministri, poi visita da Ciampi e subito dopo giuramento dei neo-ministri, «che dovranno mettersi subito al lavoro». Domanda ovvia dei giornalisti: saranno Frattini e Mazzella? Berlusconi ha tentato di svicolare, Fini ha fatto cenno di sì con la testa. L´annuncio è stato dato di gran carriera per cogliere, come si dice, l´attimo fuggente: una volta trovato l´accordo, meglio impedire ripensamenti. Berlusconi e Fini avevano cercato l´intesa già dal giorno avanti, ieri ne hanno riparlato a tavola, seduti fianco a fianco, durante un pranzo di Stato in onore del turco Recep Tayyip Erdogan, come sempre a base di pennette tricolori. Berlusconi aveva provato a mettere al posto di Frattini il segretario generale di Palazzo Chigi, Antonio Catricalà, An invece spingeva per Learco Saporito. E´ finita con un compromesso: l´incarico verrà affidato a un tecnico come Mazzella, gradito a tutto il centro-destra ma in particolare a Gianfranco Fini. Il Cavaliere, in cambio, si terrà la delega sui servizi segreti, che il vice-premier era pronto a far propria. Bossi, cui l´orientamento è stato sottoposto verso le cinque del pomeriggio, non è parso particolarmente coinvolto dalla questione: a lui basta che nessuno provi a toccare i suoi (oppure Giulio Tremonti, leghista ad honorem). Un minuto e mezzo è bastato a quell´animale politico per capire che nessuno ce l´aveva con lui. A questo punto è sorto il problema: come dirlo agli ex-Dc, che viceversa puntavano a un ampio rimpasto, senza innescarne la reazione?I fatti, nudi e crudi, sono i seguenti. Alla conferenza stampa sull´immigrazione è stato invitato, in tutta fretta, il capo della delegazione Udc al governo, Rocco Buttiglione. Introvabile, non rispondeva al telefonino. Una volta rintracciato, non arrivava mai. Infine s´è presentato a Palazzo Chigi, gioviale e con un gigantesco avana in bocca. La riunione ha subito preso una piega che il professore e filosofo non si aspettava. Era lì per parlare di immigrazione, e invece ecco spuntare Frattini. Sarebbe ingeneroso dire che gli alleati l´hanno messo in mezzo, dal momento che Buttiglione s´è battuto con vigore per Mario Tassone (all´esponente Cdu è stato solennemente promesso un sottosegretariato di rilievo). Inoltre ha sollevato il nodo delle sue deleghe ministeriali che, nella rivendicazione di Buttiglione, dovrebbero assorbire alcune competenze della Farnesina in materia di politica comunitaria (qui le promesse sono rimaste sul vago). Alla fine però pure lui ha detto sì tanto a Frattini che a Mazzella. E´ stato un attimo. Contro il volere di quanti, tra i consiglieri, suggerivano di attendere l´indomani in ossequio al protocollo, Berlusconi ha completato il suo blitz. Dalla sala da pranzo, dov´erano riuniti tutti e quattro, è corso dai giornalisti: «Ho una bella notizia...». A Catricalà il premier ha reso l´onore delle armi: «Il suo apporto è troppo importante qui a Palazzo Chigi per potermene privare». I nomi dei neo-ministri «sono quelli sul tavolo, avete orecchie e intuizione». Nella fretta, ha rimandato le telefonate che aveva in mente di fare a Pier Ferdinando Casini e a Marco Follini (in fondo, lo giustificano i suoi, «era compito di Buttiglione avvertirli»). All´Udc si capisce che non sono contenti, ma la prendono sportivamente. Esulta il portavoce del premier, Paolo Bonaiuti: «Dopo la Finanziaria, la maggioranza ha dato un´altra prova di grande compattezza».
