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14 nov 2002RASSEGNA/ La Stampa: L´accelerata del Cavaliere grazie all´intesa con Fini

A CASINI IL PRIMO MINISTRO AVEVA GARANTITO: «NE RIPARLEREMO PRESTO». POI HA SCELTO DI CHIUDERE LA PARTITA
L´accelerata del Cavaliere grazie all´intesa con Fini
I centristi avrebbero preferito discutere ancora, il premier li rassicura «Alla fine vi accontenterò». Decisivo l´asse con An e con la Lega


ROMA CHE debbo dire? Hanno delle belle facce toste», parole di Rocco Buttiglione ai suoi. Immaginatevi gli ex-democristiani «gabbati» con metodi democristiani. E´ tutto dire, ma paradossi della storia, quella con la «s» minuscola, il tormentone sulla nomina del nuovo ministro degli Esteri è finito proprio così. Ieri pomeriggio, all´insaputa di Pierferdinando Casini e di Marco Follini, il ministro per le politiche comunitarie con la scusa della conferenza stampa sull´immigrazione è stato convocato a palazzo Chigi e qualche minuto prima dell´annuncio è stato messo al corrente da Silvio Berlusconi della nomina di Franco Frattini ministro degli Esteri. In quel breve colloquio che poi il premier ha trasformato con la bacchetta magica in un consiglio di gabinetto, Buttiglione, preso di sorpresa, ha tentato di trattare per spuntare all´ultimo minuto qualcosa, magari la poltrona di sottosegretario alla protezione civile per il suo amico Mario Tassone o un maggior ruolo per lui in Europa, ma non è riuscito a ottenere più di una generica promessa per il futuro: «Non ti preoccupare che alla fine accontenterò sia te, sia Tassone», è stata la risposta del capo del governo. Un´espressione che nel linguaggio scudocrociato, ormai adottato con perizia dal Cavaliere, equivale ad un´intesa scritta sull´acqua. Tutto finito, quindi, almeno in apparenza. Berlusconi ha risolto il problema in quattro e quattr´otto, adottando la vecchia tattica, sempre efficace, di dividere gli alleati. E pensare che appena l´altra sera il premier aveva promesso a Casini e a Follini che prima di procedere alla nomina di Frattini, li avrebbe avvertiti per trattare con loro tutto il resto, cioè le nomine di una serie di sottosegretari che avrebbero dovuto riequilibrare secondo le logiche della lottizzazione il passaggio degli Esteri da un «tecnico» (Renato Ruggero), ad un esponente di Forza Italia. «Non ti preoccupare - sono state le parole con cui si è congedato dal presidente della Camera - ne riparleremo al momento opportuno. Presto». E, invece, niente, Berlusconi ha trovato un accordo stretto con Fini e, potendo contare anche sull´appoggio incondizionato di Bossi, ha chiuso la partita. O meglio, qualche difficoltà c´è stata. L´altra sera il capo del governo era salito al Quirinale con due nomi diversi da quelli che poi sono venuti fuori: Frattini, appunto alla Farnesina, e Catricalà al suo posto alla Funzione pubblica, nelle sembianze di un ministro «tecnico». Ma ieri Fini non ha digerito questo schema, dato che per lui Catricalà è più "berlusconiano" di un qualsiasi esponente di Forza Italia. Così per tutta la mattinata di ieri si è trattato su due nomi: il presidente del Consiglio di Stato, De Roberto, e l´avvocato generale dello stato, Mazzella. Alla fine il vice-premier ha optato per quest´ultimo, inserendolo, nei fatti, nell´orbita di An e questo è bastato al Cavaliere per motivare la decisione di mantenere per sé la delega per i «servizi segreti» che fino ad oggi era stata di responsabilità di Frattini. Insomma, Berlusconi ha fatto le nomine che avrebbe voluto. Bisogna vedere ora se questa «forzatura» gli costerà qualcosa nel rapporto con gli alleati o se, invece, basteranno le promesse a riportare la calma nella maggioranza. Eh sì, perché come al solito Berlusconi di promesse ne ha fatte tante per far quadrare il cerchio. Ad esempio, ha ipotizzato la carica di «vice-ministro» degli Esteri una volta per Urso di An, un´altra per il sottosegretario Antonione di Forza Italia. Proprio quest´ultimo è un altro degli scontenti: la settimana scorsa quando Scajola è stato riportato da Berlusconi al partito, il nostro si era sentito dire dal cavaliere che doveva occuparsi di più del governo. Pur senza dirlo aveva sperato in una promozione a viceministro. Ora, invece, l´uomo che è pur sempre il coordinatore nazionale degli azzurri (almeno sulla carta) si ritrova - e la cosa non lo rallegra di certo - non più sottosegretario di Berlusconi, ma di Frattini. Infine ci sono gli ex-dc, i più provati. Specie gli uomini di Rocco Buttiglione avevano puntato molto sulla proposta di accompagnare la scelta del nuovo responsabile della Farnesina con tutto un corollario di nomine: addirittura in alcune occasioni esponenti come Tassone e Volontè avevano minacciato, in caso contrario, l´appoggio esterno al governo. Al momento si ritrovano con un pugno di mosche in mano. Se Berlusconi non gli darà qualcosa è probabile che nelle prossime settimane ricomincerà la «guerriglia» degli ex-dc contro il governo, tanto più che l´esame della legge finanziaria nelle aule parlamentari è un´occasione ghiotta per quei settori della maggioranza che si sentono insoddisfatti dalle scelte del Cavaliere. Ma la «guerriglia» sicuramente non si trasformerà in guerra anche se il premier neppure nel rispetto delle forme ha salvaguardato quella «pari dignità» con gli altri alleati che gli ex-dc reclamano da sempre. «Non mi hanno neppure avvertito - si lamentava ieri Casini con i suoi -. O meglio, Silvio ha fatto alla sua maniera: l´altra sera mi hanno fatto sapere che c´era un´accelerazione nella nomina, ma niente di più. Poi oggi giocando sulle parole dirà: «Ma caro Pier non ci siamo compresi, ti avevo comunicato tutto per tempo». Silvio in queste cose è maestro».






 
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