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Il voto degli Italiani all'Estero

Elezioni Politiche 2008

Elezioni Politiche 2006


Infocity
Messaggero di sant'Antonio
Italiani d'Argentina
  
18 feb 2006Italici, ago della bilancia , l’editoriale di padre Luciano Segafreddo

 Elezioni politiche fra tiri incrociati e polemiche tra i due Poli. Il voto degli italiani all’estero potrebbe condizionare il risultato. In Parlamento anche 18 italiani della Circoscrizione estero.
 
 Siamo ormai alla vigilia delle elezioni politiche del 9 aprile prossimo che, per la prima volta, nella storia della Repubblica italiana vedranno approdare nel nuovo Parlamento 18 italiani eletti dai nostri connazionali nel mondo. Anche se siamo consapevoli del forte divario tra coloro che eserciteranno questo diritto di voto in loco, e la realtà dei 60 milioni d’italiani e discendenti, residenti in Paesi divenuti ormai la loro nuova Patria, l’inserimento dei parlamentari eletti dalle 4 Circoscrizioni estero costituisce un evento politico straordinario che potenzierà il rapporto tra le «due Italie», ma che ha la possibilità di sviluppare dinamiche internazionali e prospettive soprattutto culturali e relazionali con l’italianità estesa in tutto il mondo. Con questa convinzione, anche noi sentiamo il dovere d’invitare i connazionali all’estero a partecipare numerosi al voto, con senso di responsabilità e di orgoglio.
«Non lasciate cadere questa, che non è un’opportunità, ma che dovete veramente sentire come un dovere, come un sentimento di attaccamento alla vostra Patria di origine», ha detto il presidente della Repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi, nel messaggio di fine anno rivolto agli italiani nel mondo. Più che in invito è un monito. Infatti, i contatti avuti in questi ultimi mesi con giornalisti, responsabili di istituzioni e associazioni italiane nel mondo, suscitano in noi dubbi e interrogativi sul senso d’appartenenza politica e istituzionale di tanti connazionali residenti all’estero. Conseguenza di una loro scelta personale ma anche del vuoto d’interesse da parte di enti e istituzioni italiane. Un vuoto che i programmi attuati da qualche anno a questa parte dalle Regioni italiane, per recuperare i rapporti con i corregionali, non sono riusciti a colmare.
Come sarà, allora, la risposta al voto in loco? È un interrogativo che ci rende perplessi e blocca ogni previsione, ponendoci però accanto a tutte le istituzioni della Repubblica italiana – a cui va riconosciuto il merito di questa conquista democratica – per promuovere, in questo momento politico, nuovi sensi di partecipazione. Nei dibattiti sulle modalità del voto per corrispondenza, sono emerse le deficienze della macchina organizzativa, e forti critiche soprattutto sulla mancata informazione. I nomi dei candidati hanno avuto una ricca fioritura in ogni Circoscrizione, ma risulta troppo limitato il tempo per un confronto sui loro programmi, sui problemi e sulle istanze che saranno oggetto del loro impegno politico. Osservazioni, queste, che abbiamo colto negli incontri con membri di associazioni e giovani oriundi, che ai mass media italiani chiedono una più obiettiva e mirata informazione sulla realtà sociale e politica italiana.
Se il voto in loco con rappresentanza risponde a un diritto degli italiani nel mondo, l’elezione dei loro candidati esige che abbiano una conoscenza della realtà italiana, una competenza socio-politica e una passione per l’italianità. Come membri del Parlamento dovranno infatti inserirsi attivamente nella sua quotidianità operativa, che si estende dall’ambito legislativo a quello relazionale, culturale, economico-finanziario.
Non sarà un compito facile dare voce all’altra Italia. Quest’onere e questo onore implicano, infatti, l’impegno di portare nelle aule del Parlamento le istanze delle comunità italiane nel mondo ma anche la conoscenza del patrimonio culturale, delle realizzazioni attuate dalle comunità italiane nel mondo, dei traguardi raggiunti nel settore dell’import-export, stimolando nel contempo nuove prospettive per i giovani oriundi e italici attraverso interscambi tra Università, Fondazioni e realtà imprenditoriali italiane ed estere.
Una presenza con ruoli di stimolo al «sistema Italia» affinché le sue istituzioni, che la rappresentano nel mondo, siano più efficienti; la sua politica sociale rivolta alle fasce più deboli dei nostri connazionali all’estero e più corrispondente ai loro bisogni; il suo sostegno più forte e duraturo per la diffusione della nostra lingua e cultura, per le scuole e i media italiani operanti nel mondo; non tralasciando il compito di offrire un aggiornamento storico sulle realtà dell’altra Italia a tanti politici e connazionali, residenti nella penisola, dissipando gli stereotipi fioriti nel XIX secolo.
In questo modo, si potrà allora alimentare il senso d’appartenenza di tanti connazionali e oriundi finora rimasti «alla finestra»; e motivare nuovi rapporti con italici e italofili nel mondo che nutrono un forte attaccamento affettivo e culturale verso l’Italia.



 
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