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I MINI-BERLUSCONI: GENNARO BUONOCORE
di Manuela Zampanini 
 
NEW YORK, 15 FEB. - (Italia Estera) - Qualche tempo fa nel ricercare i “futuri” Berlusconi tra le schiere degli imprenditori italiani della nuova generazione un nome continuava ad essermi suggerito specialmente dagli ambienti della finanza nostrana nel Regno Unito: Gennaro Buonocore(qui ritratto in missione a Bagdad).
Dell’ astro nascente egli aveva tutti gli ingredienti, come la capacita’ di avere guadagnato molto nel corso di pochi anni, l’abilita’ di aver capitalizzato bene creando una folta schiera di corteggiatori politici e di estimatori nel campo del risparmio istituzionale, le immancabili controversie riguardo alcune delle operazioni finanziarie da lui curate, ma soprattutto la classica imagine dell’uomo di successo.
L’immagine quale elemento necessario per perpetuare la classica figura di cacciatore di aziende: ville miliardarie a Londra, Phoenix e Beverly Hills, tre Ferrari in garage, biblioteca da ottomila volumi dedicati alle sue grandi passioni  le biografie dei grandi, la guerra e l’esercito italiano, abiti di sartoria britannica e la classica arroganza del miliardario italico, quello che si puo’ permettere di non avere peli sulla lingua.
A seguito della sua esperienza bancaria nella City londinese aveva cominciato ad accumulare partecipazioni aziendali tramite una holding familiare.
 I tentativi di acquisizione sul territorio italiano si erano rivelati fallimentari.
Alla fine del 1999 aveva acquistato con tre soci finanziari anglosassoni la Societa’ Sportiva Calcio Napoli dall’ingegner Ferlaino per centoventicinque miliardi di vecchie lire. L’operazione ebbe ampio risalto mediatico e giornalistico.
Persone, in quel periodo, vicine al Buonocore lo avevano descritto fortemente scosso dalle intricate implicazioni politiche ed economiche che si andavano delineando all’indomani dell’acquisizione. Buonocore, incassando la perdita, si ritiro’ in buon ordine e cedette il passo al piu’ intraprendente Corbelli, patron di Telemarket, che fini’ per rilevare allo stesso prezzo solo il cinquanta per cento del pacchetto azionario.
La seconda scommessa sul mercato nazionale sarebbe stata la partecipazione in una vociferata joint-venture con Andrea Piersanti, presidente dell’Istituto Luce ed il banchiere Aldo Livolsi per garantirsi il controllo della distribuzione dei diritti cinematografici a livello mondiale. Quando un giornalista dell’Espresso ne aveva svelato le intenzioni societarie al pubblico, Buonocore aveva di nuovo preferito uscire da una possibile bufera mediatica. Quando finalmente raggiunto telefonicamente (dopo una settantina di tentativi) il Buonocore aveva categoricamente negato il fatto definendolo “un’idiozia”.
Avevo gia’ menzionato come l’imprenditore napoletano non si faccia problemi a dare voce alle proprie passioni, spesso creando confronti polemici.
Nel 2004 aveva definito Alfredo Garozzo, un azionista di riferimento, ora scomparso, della Banca Agricola Popolare di Ragusa un “classico esempio di narcisistica demenza” .
Il Garozzo lo aveva in precedenza implicato in una inchiesta personale riguardo presunte irregolarita’ nel corso di operazioni finanziarie in titoli strutturati tra la Popolare di Ragusa stessa e la Banca Industriale Giapponese presso la quale il Buonocore era il responsabile per il Sud Europa. Le operazioni risalivano al 1999.
Buonocore aveva rincarato lo dose dicendo “io me ne intendo solo di gestione delle risorse finanziarie, qualora decidessi, da un momento all’altro, di scrivere di fisica nucleare, ricadrei nella stessa narcisistica demenza di Garozzo”.
Nel 2004 il Buonocore era entrato in forte polemica con il Console Generale a Los Angeles e lo aveva definito “un giullare, un saltimbanco, un artista della tragedia napoletana, travestito da Console Generale della Repubblica”.
Quando gli veniva richiesto un approccio piu’ morbido per evitare di turbare i delicati equilibri del sistema Italia nella regione, il Buonocore aveva ribadito:  “ Perdonatemi ma questo Console non e’ un servitore dello Stato , egli e’ il Giucas Casella della diplomazia italiana, un gran para…gnosta”.
La traccia caratteriale sembra essere comune a tutti gli imprenditori italiani di stampo berluconiano: poco rispetto nei confronti degli avversari ed uso, spesso eccessivo, dell’ironia dialettica nell’attaccare i malcapitati oppositori.
Del Presidente del Consiglio, del quale Buonocore sembra avere forte ammirazione professionale egli non condivide le fortune borsistiche.
Per gli annali, l’unica esperienza di acquisizione ostile di un’azienda pubblica nordamercicana tentata da Buonocore nel 2003 era finita in una situazione di parita’e  non senza una cruenta battaglia legale ed altalenanti vicende finanziarie.
Nell’ Aprile 2003, il Buonocore aveva assunto il controllo del colosso mediatico statunitense Viastar Media Corporation.
L’acquisizione ostile aveva comportato notevoli controversie ed il Buonocore stesso era rimasto vittima di un “contrattacco” da parte di azionisti dotati di maggiori capacita’ finanziarie che lo avevano forzato a lasciare la carica di presidente del consiglio di amministrazione.
La buonuscita per il Buonocore era consistita nel pacchetto di maggioranza del prestigioso periodico di cinematografia Moving Pictures ma era gli era costata piu’ di ottanta miliardi di vecchie lire in ritorni potenziali.
Un prezzo troppo alto da pagare anche se addolcito dalla proprieta’ di un mensile cosi’ rinomato che pero’ si trovava in terribili condizioni economiche e finaziarie.
Le polemiche erano poi continuate a causa della decisione di Buonocore di disporre
la chiusura immediata della storica sede editoriale londinese licenziando centinaia di impiegati o la quasi totalia’ di tutto l’organico impiegatizio e dirigenziale.
Per dire il vero, tale iniziativa avrebbe poi dato ragione al finanziere partenopeo, consentendogli di salvare l’azienda e di portare di nuovo ai vertici del mercato.
Poi a partire dalla fine del 2004 una metamorfosi incredibile sembra avere inciso sul mini-Berlusconi, per piu’ di un anno egli e’ sparito dai radar e si dice si sia dedicato ad inteventi umanitari in zone disastrate del globo.
Chi gli e’ vicino parla di un uomo cambiato, ascetito, equilibrato, pare abbia venduto molti dei suoi “biglietti da visita” come le sue Ferrari e che si stia veramente dedicando al prossimo ed ai piu’ bisognosi. 
Una trovata mediatica oppure una vera conversione spirituale visto che un lupo che perde il pelo non e’ detto che abbia perso il vizio?
Durante la mia recente sortita al Festival di Sundance, piu’ di un operatore del mercato cinematografico mi ha riferito di una possible scalata ostile da parte di Maitland Primrose, l’azienda di Buonocore che detiene Moving Pictures ai danni del colosso mediatico olandese VNU, proprietario del periodico concorrente The Hollywood Reporter. Negli ultimi mesi, la VNU, indebolita da una scarsa performance aziendale, e’ finita nel mirino di piu’ di un “cacciatore di aziende”.
Le stesse fonti giurano che Buonocore stia gia’ accumulando azioni VNU sul mercato.
Contattato, dopo molti tentativi, l’addetto stampa di Maitland Primrose ha confermato che “un approccio formale a VNU c’e’, in effetti, stato ma che qualsiasi illazione circa un’acquisizione ostile del rivale e’ assolutamente priva di fondamento”.
Qualora Buonocore avesse deciso di rientrare nel mercato con un’operazione di questa portata ha sicuramente scelto un boccone troppo difficile da masticare.
Alcuni operatori sono convinti che i tempi siano maturi per l’imprenditore italiano vista l’efficacia e la determinazione dell’equipe legale ed amministrativa che questi ha saputo assoldare negli ultimi tre anni.
Manuela Zampagnini/Italia Estera
 
 
 



 
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