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Il voto degli Italiani all'Estero

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19 apr 2006Giornate di attesa

L’editoriale di Marco Basti su Tribuna Italiana
-
BUENOS AIRES 12 APR -Tribuna Italiana/Italia Estera - Solo nelle prossime ore ci sarà un responso definitivo, da parte della Corte di Cassazione, agli interrogativi che ancora continua a porre un settore della Casa delle Libertà, sul risultato delle elezioni.
Ma è assai improbabile che da quell’alto tribunale venga un giudizio
che sconvolga i risultati delle elezioni del 9 e 10 aprile - alle
quali abbiamo partecipato per la prima volta noi italiani residenti all’estero eleggendo i nostri sei senatori e dodici deputati al Parlamento italiano - che hanno dato la vittoria, pur per un pugno di voti, all’Unione. In altre parole, per acquisire la cresima dell’ufficialità, la vittoria del centrosinistra aspetta l’ultima parola dai cinque giudici della Cassazione, ma dal punto di vista politico, il risultato è una vittoria della coalizione che propone Romano Prodi alla Presidenza del Consiglio e - non meno importante - la spaccatura politica in due metà uguali, della società italiana.
Pubblichiamo a pagina 3 Vedi notizia  Italia Estera  l’iter che dovrà essere seguito nei prossimi
giorni, a cominciare dalla proclamazione del nuovo Parlamento, dell’elezione delle sue autorità e poi l’elezione del nuovo Capo dello Stato che succederà a Carlo Azeglio Ciampi al Quirinale, ammesso
che l’attuale inquilino del Colle continui a manifestare la sua resistenza ad essere eletto per un secondo - inedito - mandato di sette anni. La realtà politica italiana quindi è tutt’altro che definita. Ancheperché i messaggi cifrati che si scambiano esponenti delle due coalizioni, non sono condivisi da tutti i componenti i rispettivi schieramenti, per cui c’è da supporre che nè l’uno, nè l’altro leader, hanno tutte le redini in mano e i veleni della campagna elettorale continuanoa inquinare i rapporti politici.
In un tale contesto, si inseriranno i nuovi parlamentari giunti dall’estero e in modo speciale i nostri, Pallaro e Merlo, che non sono soggetti a discipline di gruppo o di partito. Sulla questione del voto degli italiani all’estero si sono registrati due fatti che meritano un
commento.
Da una parte la strana presa di posizione del Ministro per gli Italiani nel Mondo Mirko Tremaglia, che ha detto in conferenza stampa che, visto che almeno il 20 per cento dei plichi elettorali non erano arrivati ai destinatari, le elezioni all’estero dovevano essere rifatte. Stranissime dichiarazioni, al limite dell’assurdo. Come abbiamo avuto occasione
di scrivere in altre occasioni, Tremaglia ha avuto il grandissimo merito di far approvare tutto l’impianto legislativo sul quale si basa il voto degli italiani all’estero. Dopo anni di lotta senza successo, ebbe la saggezza di proporre e di impostare una politica di larghe intese, con tutte le forze politiche, per raggiungere l’approvazione delle due modifiche costituzionali e della legge ordinaria sul voto degli italiani all’estero.
Allora conquistò, come diciamo in Argentina, il diritto al monumento. Avrebbe fatto bene a godersi le elezioni guardando lo svolgimento dall’alto del piedistallo e, a elezioni finite, tutti, vincitori e vinti, ma soprattutto tutte le comunità italiane all’estero, gli avrebbero tributato un grande plauso per il suo determinante contributo all’espressione - finalmente - della volontà politica dei cittadini italiani residenti all’estero.
Invece, purtroppo, decise di impegnarsi nel sostegno della sua legge, della gente che si dichiarava riconoscente della sua opera e che per questo aveva fatto una lista che portava il suo nome. A poco è valso il lunghissimo periplo fatto in Europa e nelle Americhe: solo il fedelissimo Giuseppe Angeli di Rosario, è riuscito a entrare a Montecitorio per
fare il parlamentare di Tremaglia. Insufficiente per fare il gruppo parlamentare, come sognava Tremaglia. Il Ministro comunque conserverà il diritto “al monumento”, ma certamente meritava una uscita di scena migliore.
Un altro fatto curioso ha colpito la nostra attenzione: sono stati gli articoli, vari, pubblicati su diverse testate, che hanno sottolineato che Tremaglia e quindi anche Berlusconi, che avevano lottato per il voto degli italiani all’estero, erano stati sconfitti proprio dagli italiani all’estero.
Strani commenti, fatti da testate, grandi firme e giornalisti di sinistra o di centrosinistra, che hanno messo in risalto che Tremaglia e Berlusconi si erano impegnati per far approvare la legge sul voto perché consideravano voti sicuri, di destra o di fascisti nostalgici, il voto degli italiani all’estero. L' ironia di questi giornalisti, viene a confermare invece quel che si sapeva e cioè che per decenni i partiti di sinistra si sono opposti al voto degli italiani all’estero, considerandoci tutti fascisti nostalgici.
Una visione che alcuni partiti di sinistra hanno cambiato solo negli ultimi anni. Ma il mondo della cultura, e i mezzi d’informazione continuano a presentarci così, insieme alle solite macchiette dell’emigrato, sia il poveraccio o il ricco che ha fatto l’America.
E invece il voto ha dimostrato, ancora una volta, che in Italia non ci conoscono ed è per colpa fondamentalmente dei mezzi d’informazione e del mondo della cultura che sul fenomeno dell’emigrazione ha sempre taciuto.
Il 28 aprile dei cittadini italiani residenti all’estero siederanno per la prima volta a Montecitorio e a Palazzo Madama. Sarà in un momento molto difficile, delicato, della vita della Repubblica.
Dovranno dimostrare che gli italiani residenti all’estero, non siamo poi tanto diversi da quelli che risiedono in Patria e che sono responsabili almeno quanto i colleghi residenti in Italia.
MARCO BASTI
 



 
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