Fondato nel 2000 Direttore Responsabile Giuseppe Maria Pisani                  
HomeArgomentiArchivioNewsletter gratuitaChi siamoI nostri serviziContattiSegnala il sito
 
Cerca nel sito
»www.ItaliaEstera.tv
»Paolo Gentiloni é il Ministro degli Esteri italiano
»Emigrazione: Note storiche per non dimenticare - Quanti sono gli italiani all'estero?
»Direzione Generale per gli Italiani all'Estero
»Rappresentanze Diplomatiche - in aggiornamento
»AIRE Anagrafe degli Italiani all'Estero
»Servizi Consolari per gli italiani all'estero
»Autocertificazione
»Patronati italiani all'estero
»Cittadinanza Italiana all'Estero
»Il voto degli italiani all’estero
»COMITES
»CGIE Consiglio Generale degli Italiani all'Estero
»Assessorati Regionali con Delega all'Emigrazione e all'Immigrazione
»IL PASSAPORTO ELETTRONICO
»Viaggi Usa, comunicare i dati in anticipo - Registrazione anche da turisti italiani
»STAMPA ITALIANA ALL'ESTERO: quanta, dove, quanti fondi, chi li prende
»LA CONVENZIONE ITALIA-STATI UNITI PER EVITARE LE DOPPIE IMPOSIZIONI FISCALI
»La convenzione Italia-Canada per evitare le doppie imposizioni fiscali
»Ascolta la radio di New York: ICN
RomaneapoliS
www.romaneapolis.tv


Il voto degli Italiani all'Estero

Elezioni Politiche 2008

Elezioni Politiche 2006


Infocity
Messaggero di sant'Antonio
Italiani d'Argentina
  
14 apr 2006"CRASH" NON E’ SOLO IL VINCITORE DEL 78° ACADEMY AWARDS

“Un film americano che dà un urto formidabile al muro del razzismo
-
HOUSTON, TEXAS (Italia Estera) - Che piaccia o no il razzismo in misura maggiore o minore e’ presente ovunque nel mondo ed anche in Europa. Questo grave problema, come sottolineavano gli studiosi dell’universita’ di Harvard, ha le sue radici piu’ profonde nel piu’ elementare e piu’ squallido conflitto d’interesse fra gli esseri umani. Fino a quando gli immigrati messicani, arabi o cinesi sono pochi e non costituiscono un concorrente ed un pericolo, la maggioranza trova addirittura interessanti ed esotici i pochi stranieri presenti nel proprio paese. Nel momento in cui, pero’, questi diventano prima centinaia, poi migliaia ed alla fine persino milioni e cominciano ad aspirare alla stessa sistemazione dei padroni di casa ecco sorgere allora il pregiudizio razziale che funge da sistema di autodifesa per chi non vuol vedersi danneggiato dalla concorrenza venuta dall’esterno.
-
“Crash” e’ un film che e’ stato studiato e realizzato  affinche’ il suo messaggio di tolleranza e di riconciliazione sia diretto a chiunque si trovi non solo nel “crogiolo” multietnico e multiculturale che e’ l’America ma anche fuori e lontano da esso e dovunque esista lo stesso problema di coesistenza difficile fra i cittadini diversi tanto per cultura che per razza.
-
Molti probabilmente lo andranno a vedere perche’ ha vinto il premio di miglior film del 78° Academy Awards del 2006 mentre “Crash” e’ bene che sia visto ovunque ed anche in Italia perche’ e’ uno dei film migliori sul problema razziale che sia mai stato realizzato ad Hollywood. Il suo messaggio che parte da Los Angeles finisce per dimostrarsi poi anche valido non solo per tutti gli Stati Uniti ma anche per il mondo intero. Scritto e diretto da Paul Haggins “Crash” ha vinto tre Academy Awards in un anno in cui le opere migliori erano decisamente impegnate e puntavano la loro attenzione verso le tematiche politiche e sociali. La storia o meglio le storie che compongono questo sferzante mosaico cinematografico s’articolano nell’arco di tempo di due giorni nella metropoli californiana che non e’ vista qui’ esattamente  come la “Citta’ degli Angeli” ma piuttosto come una bolgia infernale nella quale viene a scontrarsi un intrico d’individui e di gruppi che appartengono a razze ed a condizioni economiche completamente diverse.
-
 Fanno parte di questa complessa galleria di personaggi due ladri d’auto neri Anthony e Peter (Chris “Ludacris” Bridges e Larenz Tate), il poliziotto nero Graham Waters (l’ottimo Don Cheadle) di cui uno dei ladri e’ il fratello e che si cura di una madre tossicodipendente, un procuratore distrettuale ambizioso Rick (Brendon Fraser) con la moglie Jean (Sandra Bullock) estremamente prevenuta su chi non e’ bianco, un poliziotto Ryan (Matt Dillon) che ha gli stessi pregiudizi ma che in casa e’ un figlio dedicato alle cure del padre malato e sofferente. C’e’ poi il compagno di pattuglia di questi Hanson (Ryan Philippe) che alla fine finisce per cadere nella violenza che odiava negli altri, un immigrato persiano Farhad (Shaun Toub) stanco d’essere perseguitato pur non essendo arabo, un istallatore di serrature ispanico Daniel (Michael Pena) ed una coppia d’afroamericani dell’alta societa’ Cameron e Christine (Terrence Howard e Thandie Newton) che hanno ben poco di nero ma che non per questo sono al sicuro da disavventure di stampo razziale.
-
Il film e’ estremamente interessante e coinvolgente per la maniera in cui tutti questi ed altri personaggi minori interagiscono fra di loro sperimentando quanto di peggio, di normale e di meglio ci sia nel vivere a contatto di gomito con chi e’ diverso nel microuniverso che sono in effetti gli Stati Uniti. Christine, violentata piu’ psicologicamente che fisicamente da Ryan in una perquisizione pesantissima e repellente davanti al marito impotente e’ salvata piu’ tardi proprio dallo stesso poliziotto razzista che riesce  a sottrarla dall’auto in fiamme a rischio della propria vita. Hanson che era rimasto sconcertato dalla violenza di Ryan uccide per sbaglio il giovane nero al quale ha dato un passaggio in auto e solo per un vero miracolo il negoziante persiano non finisce per uccidere la figlioletta dell’istallatore ispanico al quale aveva dato la colpa delle sua rovina economica seguita alla devastazione razzista del suo negozio. Il film presenta uno studio completo dei pregiudizi micidiali, che generano odio ed eventi funesti ma che trovano nelle lezioni impartite dalla vita un contrappeso positivo e che e’ motivo di speranza.
-
Tutti al momento giusto finiscono per imparare qualcosa. Christine e Cameron s’accorgono che i poliziotti bianchi buoni esistono anche, Jean nel momento del bisogno capisce che puo’ contare solo sull’umiliatissima cameriera ispanica, Farhad scopre nel suo incubo che l’odio cieco se unito alla disponibilita’ di un’arma puo’ causare vittime innocenti precipitando nel baratro chi per uno scatto d’ira potrebbe servirsene in modo sbagliato. “Crash”, quindi, a chi e’ coinvolto nella sua proiezione si rivela molto di piu’ d’un film super blasonato per i premi ricevuti. Coll’avvicendarsi delle scene e dei suoi vari racconti incastonati all’interno dell’infuocata cornice metropolitana di Los Angeles si rimane sconcertati e divertiti, adirati e commossi e ci si rende conto specialmente del suo notevole spessore morale e didattico. Alcune delle sue scene per la loro fortissima carica emotiva valgono l’intero spettacolo, tra queste: il salvataggio di Christine da parte di Ryan, il “miracolo” della bimba ispanica che come un angelo piovuto dal cielo salva il padre ed il suo aspirante omicida persiano e non muore perche’ l’arma che dovrebbe ucciderla e’ caricata a salve e poi per ultima, solo per la sua collocazione in questo breve elenco che dovrebbe includerne parecchie altre, l’abbraccio intensissimo e purificatore fra la cameriera ispanica e Jean che riesce a capire finalmente che alla stessa stregua degli iracondi dell’inferno dantesco e’ stata proprio lei la prima vittima dell’odio, del pregiudizio e della cecita’ che fino a quel momento le hanno avvelenato e reso infelice la vita.
-
Uno degli aspetti piu’ curiosi e coinvolgenti del film e’ costituito proprio da quelle “piccole ironie della vita” che non sono poi cosi’ piccole. Farhad avrebbe fatto meglio a non comprare il revolver, ma alla fine riesce ad averlo. Il negoziante d’armi razzista che non si fida di lui credendolo forse un terrorista arabo gli vende dei proiettili a salve che invece di farlo soccombere in uno scontro a fuoco salvano la vita della bimba ed il suo cliente da un imputazione per omicidio.  Ryan, il poliziotto razzista e violento, non ammazza nessuno e rischia anzi di morire per salvare Christine. Hanson che si presenta subito come il poliziotto buono che odia il razzismo e la violenza finisce per uccidere Peter che porta la mano alla tasca per mostrare che anche lui ha una statuetta di San Cristoforo come quella che lui tiene sul cruscotto della sua auto. Peter poi, viene ucciso da un collega del fratello nonostante sia il piu’ aperto ed il meno prevenuto nella coppia di ladruncoli neri ed il suo compagno che e’ invece il suo opposto trovandosi custode di un gruppo d’immigrati asiatici illegali nel lasciarli liberi arriva al punto di dare loro persino dei soldi. Cameron riesce superare il suo dramma di marito umiliato ed impotente anche grazie alla vista del rogo di un’auto ma non sa che, in effetti, si tratta del veicolo in cui e’ stato ucciso da Hanson un nero come lui. Quello che “Crash” ci presenta in questi esempi come in tanti altri e’ in effetti il gioco mirabile e perverso d’eventi che non e’ altro che  lo stesso procedere imprevedibile e troppo spesso assurdo di cio’ che noi consideriamo la vita.
-
Il titolo “Crash” scontro, cioe’, non e’ certamente casuale, ha una valenza chiaramente metaforica ed appartiene ad un film che prende l’avvio dallo scontro tra le auto e finisce per diventare quello tra gli esseri umani. Per curioso e singolare che possa sembrare e’ proprio tramite questa collisione che  si giunge a stabilire ugualmente ed in modo traumatico quel contatto fra razze e culture che e’ pero’ in grado di risolvere il problema ancora piu’ grave degli Americani e cioe’ quello della solitudine creata dal muro invisibile della discriminazione. Ritorna in mente la definizione del filosofo greco che migliaia d’anni fa in modo sorprendentemente acuto e lungimirante aveva gia’ intravisto nell’uomo quell’animale sociale che non puo’ vivere come un’isola e che ha bisogno del prossimo cosi’ come il prossimo ha bisogno di lui.
-
I momenti d’alta tensione emotiva presenti in quest’opera analitica, intelligente e giustamente premiata per i suoi indiscutibili meriti vanno a convergere in modo catartico e risolutore lasciando gli spettatori impressionati alla fine molto favorevolmente ed incoraggiati a ben sperare in quanto c’e’ di meglio nella natura dell’uomo. Un futuro migliore secondo “Crash” e’ necessario ed e’ possibile specialmente se si considera quanto avviene nel mondo di oggi che continua ad essere ancora diviso e dilaniato dall’odio di razza e dai pregiudizi.
 
RO PUCCI – HOUSTON, TEXAS/Italia Estera
 



 
Opzioni


Stampa  Stampa

Invia ad un Amico  Invia ad un Amico


Copyright © Italia Estera 2001- 2014. Tutti i diritti riservati