LUGANO, 29 mar (Italia Estera) - Il Giornale del Popolo di Lugano ha intervistato FRANCO NARDUCCI CAPOLISTA DE L’UNIONE - PRODI. Questo il testo:
1) come mai ha scelto di candidarsi nella fila de l'unione?
La mia scelta è stata del tutto naturale. Anzi direi ovvia; visto il mio passato, il mio impegno politico di questi anni nell’interno delle istituzioni dell’emigrazione e nelle ACLI, era nelle cose che dovessi rispondere positivamente alla richiesta di guidare la lista de L’Unione all’estero per la Camera dei Deputati. Aggiungerei anche che mi ha mosso un senso di indignazione verso la cultura di governo che ha regnato in questi cinque anni in Italia . Guardi questa campagna elettorale è stata lunga ed estenuante; ma questi ultimi cinque anni di Berlusconismo lo sono stati ancor più. Gli italiani sono stanchi, impoveriti, e con un paese allo stremo nelle sue organizzazioni economiche , sociali ed Istituzionali. Il premier continua a scambiare per risultati gli obiettivi e quindi falsifica così il bilancio del suo governo. Usa la “Strategia dell’attenzione” per deviare il dibattito su ciò che gli fa più comodo. Altera gli stati d’animo per stimolare al voto fantasmagoriche schiere di indecisi che arriveranno in soccorso donandogli la vittoria, come fossero i virtuali eserciti del Signore degli anelli. Insomma se si inseguono le sue tattiche sembra di essere in un videogioco. Per fortuna io sto tra la nostra gente, e credo che qualunque persona di “buon senso, non poteva che scegliere l’Unione per voltare pagina e partecipare in prima persona a questo momento storico. E poi, è il centrosinistra che ha approvato la riforma Costituzionale che ci consente oggi di votare. Lo dobbiamo a loro questo risultato. La mia memoria e quella di tutti gli italiani non è fatta di Ram intercambiabili; noi non ci facciamo abbindolare.
2) ci dica tre motivi perché un italiano residente in Svizzera, magari di seconda o terza generazione, debba votare per le elezioni italiane e perché per il centro sinistra?
In primo luogo perché il voto è un dovere costituzionale di ogni cittadino .Una società democratica fonda la sua forza sulla larga partecipazione popolare alle scelte su chi dovrà governare il proprio paese. Certo devo registrare con obiettività che la partecipazione delle seconde e terze generazioni alla vita politica italiana è limitata. C’è molta demotivazione in giro, ma questo è il frutto della cultura di fondo del Cavaliere. Le generazioni giovanili sono state nutrite in questi ultimi anni da grandi fratelli, dallo spirito di deprogettualità della loro vita, dalla cultura del “gioco a tutti i costi” ( le ha viste le code alle ricevitorie del lotto al mercoledì o al sabato?). Insomma come si può investire la propria vita avendo come modello di socialità/comunità quello dei reality, e come speranza per il futuro la vincita al totocalcio. Ecco che allora vi è una perdita di senso che naturalmente ha dei riflessi forti sulla politica. E su questo, il modello di sviluppo di Prodi riesce a prefigurare certezze, mentre il cosiddetto liberalismo mediatico, deregolato e spregiudicato che fin qui abbiamo visto applicare dal centrodestra produce solo panico, “giovani orfani di futuro”, un sistema paese in un preoccupante declino.
3) la nuova legge elettorale ha di fatto esportato la campagna per il voto di aprile fuori dai confini nazionali. non crede che ciò possa disturbare un poco le istituzioni estere che vi ospitano?
Ma, spero di no. Ma in verità ne sono convinto. Fino ad oggi non abbiamo avuto segnali che spingano a credere che la campagna elettorale possa essere invadente. La correttezza degli italiani in Svizzera è ben nota e non vi è stato alcun episodio per il quale le autorità elvetiche si siano lamentate. Gli accordi bilaterali intrapresi prima di questa data hanno fatto in modo che l’impatto di questa campagna elettorale sulla quotidianità svizzera sia stato minimo e credo non fastidioso. Siamo gente corretta e rispettiamo troppo questo paese verso il quale la gratitudine degli italiani è infinita. Qui vi abbiamo trovato futuro e abbiamo anche contribuito tanto con il nostro lavoro allo sviluppo di questa società. Escludo qualsiasi senso di fastidio o disturbo semmai, ritengo che questo entusiasmo politico degli italiani porterà dei benefici anche alla politica Svizzera, poiché circa duecentomila italiani sono doppi cittadini. Quando si eccita politicamente una comunità c’è solo da trarne benefici, perché la partecipazione è un valore aggiunto, l’indifferenza una metastasi sociale.
4) quale sarà il suo primo atto parlamentare in caso di elezione?
Intanto quello di occuparmi di alcune piccole questioni di carattere fiscale, come le tasse sui passaporti e le tasse sulla casa in Italia che i nostri connazionali spesso posseggono e che deve essere considerata prima casa a tutti gli effetti. E comunque intendo anche occuparmi delle questioni politiche italiane che hanno notevoli riflessi sulla nostra condizione di cittadini all’estero. C’è un' Italia all’estero che si afferma in campo culturale nelle Università e nell’imprenditoria: a questi protagonisti occorre dare un’immagine forte dell’Italia, degna dei suoi valori e della sua tradizione. I primi atti saranno determinanti per riprendere la rincorsa ed io intendo dare un forte contributo a ciò.
5) tutti i candidati esteri alle politiche italiane hanno tra i punti del loro programma il miglioramento della rete consolare italiana. crede davvero che per gli italiani all'estero sia la cosa principale da cambiare e migliorare?
Credo che la prima preoccupazione dei nostri connazionali sia il futuro dei propri figli. Certo i problemi della rete consolare sono tra le preoccupazioni forti dei connazionali poiché si ritrovano oggi a fare i conti con riduzioni di personale o trasformazioni di ruolo che causano disservizi incredibili. I nostri rappresentanti diplomatici più che i rappresentanti commerciali, devono tornare a negoziare soluzioni ai problemi delle nostre comunità. Sul piano dell’efficienza si deve accelerare la messa in funzione di sportelli polifunzionali, strutture operative più agili e meno dispendiose contando anche sulla “risorsa” corrispondenti consolari.
6) i suoi valori di riferimento sono quelli della dottrina sociale della chiesa. valori che rivendicano anche altri candidati in seno al centro destra. la religione è quindi motivo di scontro?
No, direi di no. Ognuno dovrebbe tenere la propria fede al di fuori della competizione elettorale senza rinunciare alla propria identità. Io non riesco a scindere la mia “visione delle cose” dai miei valori di riferimento. E’ come quando si va in bicicletta. Uno ci va, sa andare perché ha imparato da piccolo e basta. Se cominci ad analizzare tutti i singoli movimenti autonomi ma sinergici e sincronici, se li guardi nella loro separatezza rischi di non essere più così convinto di saper andare in bicicletta, rischi di cadere. I valori certo implicano un indirizzo chiaro nelle scelte politiche. La fede religiosa invece è altra cosa rispetto all’impegno pubblico. Gli integralismi non producono mai pane buono. Io sono abituato a guardare alle cose, ai fatti: se noto che un pane è buono, vuol dire che è stato usato un buon lievito. Credo che la mia fede nella dottrina sociale della Chiesa sia una buona cosa; forse mi aiuterà ad essere un buon lievito tra gli altri.