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08 feb 2006E’ GIULIANI IL TERZO, PERICOLOSO INCOMODO di Ro Pucci

A TURBARE I SOGNI DI “CONDI” ED HILLARY ARRIVA ORA “RUDY”

HOUSTON, TEXAS - I candidati per la corsa alla presidenza del 2008 sono ad una svolta decisiva della loro vita. Questo e’ il momento in cui devono decidere se vogliono spingere fino in fondo le proprie ambizioni o se invece vogliono riporre nel cassetto il loro grande sogno. Mentre gia’ anche in America dopo i successi femminili in politica a livello mondiale cominciava a prospettarsi un possibile duello finale tra la Repubblicana Condi Rice e la Democratica Hillary Clinton , ecco balzare fuori prepotentemente nell’arena che fa da corridoio per la Casa Bianca un terzo concorrente che costituisce certamente un motivo d’apprensione per entrambi le signore in gara per i due partiti.

Si tratta, come evidenziano sempre piu’ le cronache, di Rudy Giuliani (nella foto), l’ex sindaco della “Grande Mela”. Dal gennaio dello scorso anno questo autorevole esponente Repubblicano, reso prestigioso dalla sua ottima conduzione di New York specialmente in occasione dell’attacco dell’11 settembre, ha gia’ visitato quasi la maggioranza degli stati americani facendosi molti amici e raccogliendo specialmente grosse somme per il partito in questa scorribanda all’est come all’ovest, al nord come al sud che ha tutta l’aria d’essere una sua precampagna elettorale. Nel sud, in special modo, il celebre sindaco della metropoli americana ha mietuto successi piu’ che incoraggianti e cio’ gli ha permesso di salire con continuita’ scalino su scalino nella graduatoria dell’alto gradimento del potenziale elettorato Repubblicano. Le ultime indicazioni lo vedono condurre la corsa alla nomination come candidato Repubblicano alla presidenza con un sostegno del trentatre per cento, seguito in seconda posizione da John McCain col ventidue e dalla Rice con appena il diciotto percento.

Se l’attuale divario tra i concorrenti Repubblicani dovesse restare lo stesso e’ facile prevedere che la sfida finale fra i candidati dei due partiti non potrebbe piu’ essere una sfida di genere solo femminile. La settimana scorsa, ad Orlando in Florida, alla convenzione del “Coordinamento globale dei predicatori” , Giuliani proprio nello stato che e’ determinante e famoso per la facilita’ con cui cambia schieramento, con gestualita’ e retorica da ecclesiastico autentico si e’ rivolto ai presenti dicendo:”Credo di non riuscire a dirvi del tutto, dal fondo del cuore, quanto apprezzi cio’ che state facendo, e se una di queste lezioni potra’ essere d’aiuto nel salvare e nell’ aiutare la gente a portarla a Gesu’ ed a Dio mi avrete fatto un gran favore”.

C’e’ pero’ chi dubita gia’ di questa veste inedita di Giuliani e di questo suo exploit in chiave di pastore d’anime. Piu’ di un democratico si chiede, infatti, se questa fervida fede di Rudy possa essere del tutto autentica e c’e’ pure piu’ di un repubblicano che, naturalmente, s’affretta a ribattere che anche un non ecclesiastico possa aderire all’opera missionaria delle chiese che cercano di condurre gli Americani che hanno smarrito la diritta via ad una vita migliore per mezzo della fede. Altri fanno anche notare che oggi all’interno dei partiti si puo’ anche trovare assieme ai credenti, chi non si lancia contro l’aborto e gente che sostiene la causa dei gay. Questo spirito di tolleranza e questo fluttuante possibilismo si verifica quasi sempre nei periodi molto peculiari delle elezioni quando davanti alle necessita’ pratiche non ci si scandalizza e si ricorda invece che l’America e’ un paese composito e complesso dove c’e e si puo’ trovare di tutto.

La coesistenza di sacro e profano nel codice genetico di Giuliani potrebbe quindi indurre a pensare che con lui l’America, se eletto, potrebbe trovare il presidente completo che riesca a duplicare il successo ottenuto a New York a livello nazionale. Rudy crede fermamente , allo stesso tempo, nella divisione dell’aspetto religioso da quello politico e civile per la realizzazione di un buon governo ed e’ per tale motivo che alla stregua dei colleghi di partito e dello stesso Presidente Bush addita come condannabile e come inizio d’ogni problema la commistione fra gli interessi religiosi e quelli politici che sono alla base di regimi asfissianti e repressivi come quello dei Talebani che una volta opprimevano l’Afghanistan e quello dei governanti iraniani di adesso. E’ pero’ un errore ritenere che il grande successo ottenuto da Giuliani nella “cintura della Bibbia” del profondo sud degli Stati Uniti sia dovuto ora alle sue esternazioni di uomo di fede. Sarebbe una leggerezza sopravvalutarle al punto da dimenticare del tutto la sua posizione a favore dei diritti dei gay, dell’aborto e del controllo delle armi. Probabilmente nessuna delle sfaccettature apparentemente contraddittorie della variegata personalita’ dell’ex sindaco e’ cosi’ determinante quanto quella che veramente finira’ per avvantaggiarlo. A seguito delle loro analisi condotte nella Carolina del sud ed in altri stati meridionali dove Giuliani ha avuto accoglienze piu’ che lusinghiere ed addirittura entusiastiche, strateghi del partito Repubblicano, analisti politici e esponenti del mondo dell’informazione hanno appurato che cio’ che mette questo candidato in pole position e ne fa un concorrente avvantaggiato e’ proprio il fatto che lo si ritenga esperiente e quindi collaudato ad affrontare il problema piu’ importante nel futuro dell’America che e’ certamente quello della sfida terroristica. Rudy s’e’ fatto un nome proprio in occasione dell’attacco alle torri gemelle e percio’ gli si riconosce un’esperienza di prima mano in campo di sicurezza interna di cui non e’ fornito nessun altro candidato. L’unico che potrebbe ancora impensierirlo per l’ottenimento della nomination del suo partito potrebbe essere solo John McCain ma siccome i Repubblicani sono stati sempre dotati di grande realismo e spirito pratico al momento in cui Giuliani riuscira’ a raccogliere fondi notevoli col suo giro promozionale degli stati, la sua candidatura finira’ col prevalere e, con buona pace di Condi e di Hillary, finira’ per potere aspirare a diventare il primo presidente della storia italoamericano.

RO PUCCI – HOUSTON, TEXAS






 
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