ROMA, 13 MAR. (Italia Estera) - ''L'antico fratello che ora si affaccia a Roma non può essere ignorato ed è ora per guardarsi in faccia, parlarsi ed aprirsi le porte''. Così il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, oggi in visita alla Moschea della capitale. Di Segni ha voluto ringraziare Abdellah Redouane, segretario generale del Centro Islamico Culturale d'Italia, l'ambasciatore Mario Scialoja, direttore per l'Italia della Lega Musulmana Mondiale, e tutti coloro che hanno reso possibile la visita alla Grande Moschea di Roma, ''il luogo dove i fedeli dell'Islam - ha osservato il rabbino rivolgendo a tutti il saluto 'shalom 'alekhem', la pace sia su di voi - venerano il Dio unico, rachum wechanun, clemente e misericordioso''. Un saluto particolare, poi, all'imam Mahmoud Sheweita che non è potuto essere presente in questo speciale momento. Di Segni ha quindi invitato il segretario generale, il direttore della Lega Musulmana e l'imam a visitare presto in modo ufficiale la Sinagoga.
Nei loro discorsi il rabbino capo e il segretario del centro culturale islamico hanno fatto accenno anche alle vignette satiriche pubblicate su alcuni giornali danesi. "Noi ebrei di questa città abbiamo protestato contro le vignette satiriche nei confronti di ciò che è sacro all'Islam e abbiamo manifestato la nostra solidarietà: la lotta contro l'islamofobia e l'antisemitismo devono procedere parallele e non deve essere soffocata da esempi e ondate di intolleranza", ha detto Di Segni.
"Voglio esprimere il mio e il nostro ringraziamento per il vostro gesto di solidarietà - ha detto Redouane - e la condanna di gesti che hanno recentemente visto il Profeta dell'Islam dileggiato e vilipeso con vignette offensive che non avevano nulla di umoristico. Episodio questo che ci ha molto provato e ferito, ma che non ci ha fatto perdere la fiducia negli uomini, ed ha anzi fortificato la nostra fede".
Di Segni ha poi messo a disposizione l'esperienza della comunità ebraica capitolina, la più antica nel mondo cristiano per presenza ininterrotta, per "l'antico fratello che ora si affaccia a Roma non può essere ignorato". Perché se analoga é la discendenza, per ebrei e musulmani "figli dello stesso padre cioé Abrahàm-Ibrahim", analoghi sono ora i problemi: "l'integrazione", prima di tutto, e poi "la trasmissione dell'identità, l'educazione scolastica in rapporto con il sistema pubblico, l'insegnamento della religione e della lingua araba, la formazione delle guide spirituali, la tutela delle norme religiose: dalla giornate festive alla preghiera alle regole alimentari", ha ricordato Di Segni. Problemi nei quali gli islamici arrivati in Europa "ora si dibattono" ma che per gli ebrei sono una costante. "Sono particolarmente lieto in questa giornata di darvi il più caloroso benvenuto con la speranza e l'auspicio che questo incontro possa essere letto non soltanto come un elemento centrale e fondante nel percorso del dialogo interreligioso, ma anche come l'avvio di un impegno comune nella difesa di quei valori che ci accomunano, che vanno dalla fede nel Dio unico alla sacralità della vita", ha detto a sua volta Redouane.
Il segretario generale del Centro Islamico di Roma, Abdellah Redouane, ha definito la visita di oggi ''uno di quei passi essenziali e irrinunciabili per contribuire alla pace ed al rispetto reciproco", ''elemento centrale e fondante del dialogo'' e ''avvio di un cammino comune che va dalla fede nel Dio unico al rispetto della vita''. "E' un gesto di solidarietà - ha poi aggiunto - che non ci stupisce perché arriva dalla Comunità Ebraica che ha subito la Shoah e le nuove offese di chi sta giungendo a negarne scientificamente l'esistenza". ''Anche il Profeta dell'Islam - ha sottolineato - è stato dileggiato e vilipeso con vignette offensive che non hanno nulla di umoristico. Non si profana il sacro, sia esso Corano, Torah o Vangelo. Bisogna dire no ad ogni manifestazione di xenofobia e di razzismo''.
AgP/Italia Estera